lunedì 19 maggio 2014

Niente biscotto, la Fiorentina finisce a testa alta

La buona notizia è che il “biscotto” non c’è stato, chi aveva voglia di biscotti è dovuto andare in pasticceria, la Premiata Ditta Della Valle non li produce, e quando va sotto come contro il Sassuolo ci va per “meriti – o demeriti – sportivi”, come si diceva una volta. La Fiorentina ha salutato il proprio pubblico al termine di questa lunga ed emotivamente impegnativa stagione evitando l’onta della settima sconfitta interna, in parte grazie all’aver raschiato il fondo del barile del proprio impegno e in parte grazie al piedino fatato del suo ex di giornata, quell’Alessio Cerci il cui talento è da sempre inversamente proporzionale alla propria testa.
Juan Guillermo Cuadrado con la sorellina
La cattiva notizia per ora non c’è, per quelle c’è sempre tempo, anche se il periodo comincia ufficialmente oggi. L’uscita anticipata di Juan Guillermo Cuadrado ieri sera ha avuto sicuramente nelle intenzioni del tecnico Vincenzo Montella nient’altro che dare al fuoriclasse colombiano l’occasione di ricevere una standing ovation da parte del Franchi meritata come poche altre nell’intera storia della Fiorentina. Ma alzi la mano chi, mentre si spellava le mani ad applaudire l’Unico Undici non ha avuto un brivido lungo la schiena, mentre un retro-pensiero si insinuava subdolo ed insistente tra le immagini festanti che si imprimevano nelle rétine del popolo viola: quel “quarto d’ora granata” di Cuadrado, giocato in maniera devastante proprio di fronte ai legittimi possessori del brevetto (gli eredi un po’ dimessi del Grande Torino), potrebbe essere stato l’ultimo a cui abbiamo assistito, almeno con il colore viola.
Ma facciamo così, non sciupiamoci queste poche ore di festa che abbiamo vissuto al fischio finale del sig. Rizzoli di Bologna. Per amareggiarci c’è una intera estate, a partire da quando un direttore sportivo dal contratto tutt’ora scaduto si siederà con altri direttori sportivi a discutere di chi va e chi viene, e per il momento non aggiungiamo altro. Teniamoci impressa nella mente la faccia sorridente di Andrea della Valle, come testimonianza della volontà della famiglia proprietaria di questa squadra del cuore nostro di vivere e far vivere ancora altre feste (magari ancora più intense) in futuro.
Il film di Fiorentina – Torino lo fermiamo dunque su questa immagine. I primi fotogrammi, per la verità, non ci erano piaciuti, e non per colpa degli addetti ai lavori ma di quella parte del pubblico (tra l’altro pagante) che aveva la irresistibile tentazione di trasformare quello che è storicamente un sano gemellaggio tra due tifoserie in una ghiotta occasione di vendicare torti passati. In una parola, di restituire ad un certo club dai colori sociali rosso e nero avente sede in Via Turati a Milano quanto successe l’anno scorso di questi tempi in quel di Siena, allorché l’impegno ammirevole profuso dai padroni di casa per quanto già retrocessi fu vanificato da una direzione di gara, diciamo così, non proprio olimpica. “Il modo ancor m’offende”, avrebbe detto un tifoso d’eccezione, Dante Alighieri. Ma l’occasione più ghiotta è sempre quella di fare i signori, dimostrando che noi non siamo come gli altri, che il fair play non si inventa, o ce l’hai dentro o non si compra con i soldi.
Per fortuna, i viola in questo scorcio di ventunesimo secolo hanno avuto ed hanno tanti difetti, ma tra i pregi c’è sicuramente quello di essere portatori sani di valori indiscutibili. Del resto, vaglielo a spiegare a un Cuadrado che deve tirare la gamba indietro e saltare solo due uomini anziche tre, facendo finta di inciampare sul terzo. O a Giuseppe Rossi che deve calciare il pallone come certi scarponi di periferia anziché come se stesso, cioè colui che ha due piedi (e purtroppo anche due ginocchia) come non si vedevano dai tempi di Roberto Baggio. E sta convincendo forse un certo Cesare Prandelli a nun fa’ lo stupido e a portarlo in Brasile.
Omar Gabriel Batistuta con Andrea Della Valle
Insomma, la Fiorentina gioca, magari alla sua maniera un po’ leggerina di questa primavera 2014, ma gioca. Lo spettacolo offerto a Batistuta e Riganò, che si siedono fianco a fianco in tribuna, ed agli oltre 30.000 del Franchi è genuino. E ci offre quindi l’ultimo spunto per alcune riflessioni di fine stagione, anche in prospettiva per la prossima.
Rosati è un portiere migliore di quanto visto con il Sassuolo, a cui peraltro probabilmente farà ritorno, e non solo per il rigore parato al 93’. Con i suoi interventi spesso riesce a dare sicurezza a una difesa che proprio non riesce a darne altrimenti a se stessa. Intorno ad un Gonzalo Rodriguez, la cui mancata convocazione in biancoceleste grida vendetta (ma sono fatti dell’Argentina, se è contento lo spettatore eccellente Batigol sono contenti tutti), si alternano figure che probabilmente presi uno ad uno sono buoni difensori per la serie A attuale, ma non si integrano mai come reparto, e la castroneria prima o poi la fanno sempre. Ieri è toccato a Facundo Roncaglia, che al terzo minuto di recupero ha fatto sognare i tifosi del Toro abbattendo Barreto in area e costringendo Rizzoli a fischiare un rigore fino a quel momento accuratamente – e giustamente - evitato. Si rivede finalmente Hegazy, detto a suo tempo il Nesta delle Piramidi e finora tenuto fuori da una sfiga pazzesca. Sbroglia un paio di situazioni parecchio complicate e nel complesso non se la cava peggio di chi è stato titolare prima di lui, è sicuramente da rivedere in altri contesti. Per il resto, Pasqual e Vargas sono ormai due splendide ali, a questa Fiorentina mancano due terzini come Dio comanda.
Il discorso sul centrocampo è complesso. A rischio di urtare le suscettibilità dei tifosi più sfegatati ripetiamo quanto detto più volte. Il Borja Valero visto nel 2014 (ieri compreso) è un giocatore fine a se stesso, impalpabile, inconcludente. O il ragazzo lavora a fondo su se stesso oppure rischia di diventare un sovrappiù per una squadra che dal punto di vista fisico, senza andare a scapito della qualità, nel reparto ha soltanto Aquilani (ieri apparso giustamente in forma mondiale, se Prandelli era sintonizzato….). Pizarro comincia a sentire i suoi anni e per quanto sia ancora il migliore nel suo ruolo in Italia assieme a Pirlo sarà difficile che possa reggere una ulteriore stagione a questi livelli. Difficile quasi quanto sostituirlo, peraltro.
In avanti, ieri eravamo messi bene, domani chissà. Immaginare l’attacco della Fiorentina del prossimo anno è come avventurarsi nella terra di nessuno. Detto subito che si è rivisto un Rebic immediatamente miracolato da una delle discese travolgenti di Cuadrado ed in seguito talmente rinfrancato da tentare passo doppio e tiro ad effetto manco fosse Garrincha, diciamo anche che Cuadrado e Rossi ce li abbiamo solo noi (magari ancora per poche ore soltanto). Con quei due lì davanti puoi giocare male quanto vuoi, puoi combinare in campo e fuori tutti i pastrocchi possibili e immaginabili, ma loro ti vincono le partite da soli. Del numero undici diciamo solo che non resta che sperare che la notte porti consiglio a della Valle, Prade’, Cognigni, Mencucci, Macia, e chi più ne ha più ne metta. A proposito di Rossi non resta che fare un bel pellegrinaggio alla Madonna del Legamento. Se questo ragazzo ha finito al quinto posto della classifica dei cannonieri a sei gol da Immobile avendo giocato solo metà campionato, ogni commento è superfluo.
La disperazione di Alessio Cerci dopo il rigore sbagliato
Del Torino, che dire? Dispiace vedere la disperazione sul volto dei tanti tifosi granata accorsi a Firenze per quella che è andata vicino ad essere una grande festa anche per loro. Il Toro non vince a Firenze dal 1976, segnò Ciccio Graziani, roba da storia del Calcio. E non va in Europa dal 1994. ieri aveva una chance consistente, malgrado la Fiorentina avesse fatto il suo dovere. Ci sono squadre, e giocatori, che incontrano bruscamente il proprio limite proprio quando credono di averlo superato. Sara Errani, la nostra coraggiosa e brava tennista, si stira in finale a Roma nel tentativo di stare incollata a quel “mostro” (in senso tecnico-atletico) della Williams. Alessio Cerci invece “telefona” a Rosati la direzione del suo calcio di rigore mezz’ora prima di tirarlo. In Europa League ci va alla fine il Parma, imbottito di “vecchie glorie” viola (si fa per dire). Unica consolazione, al Milan ci ha pensato san Giovanni, per una volta attento alle cose del calcio.
Finisce un campionato dalle molte sfaccettature, ma ci sarà tempo e modo di parlarne in seguito. Comincia una lunga estate, in parte distratta dal mondiale brasiliano, in parte dalle “sirene” che arrivano ad inquietare il riposo del guerriero viola. Ci sarà tempo e modo di riparlare anche di questo. Speriamo che, come dice una celebre canzone partenopea, sian tutte parole d’amore.

Buona estate a tutti.

Nessun commento:

Posta un commento