Mentre proseguono le indagini
sulla Coppa insanguinata, e siamo già arrivati al punto ormai ben noto in cui –
secondo costume inquirente – non si sa più chi ha sparato a chi, ci corre
l’obbligo di condurre una operazione di servizio civile. Non potendo più fare
alcunché per risollevare l’immagine dell’Italia, al cui affossamento definitivo
ha probabilmente provveduto egregiamente il capannello sportivo - istituzionale
raccoltosi attorno alla figura di Genny
‘a carogna (a proposito del quale il mondo politico e giudiziario è tra
l’altro impegnato nell’avvincente dibattito circa la definizione della
posizione passata, presente e futura nei riguardi del casellario giudiziale),
si ritiene di poter comunque aiutare il nostro paese a toccare il fondo più in
fretta (a fini di una eventuale per quanto sempre meno probabile risalita) dando
conto di una serie di posizioni pubbliche assunte da figure di altrettanto
rilievo e spessore nel nostro panorama istituzionale, politico, civile,
sportivo, giudiziario, e chi più ne ha più ne metta.
Giancarlo Abete e Giorgio Napolitano |
Cominciare dal Presidente della
Repubblica è un obbligo costituzionale, oltre che morale. Giorgio Napolitano a
margine della finale di Coppa Italia risoltasi in una comparsata quale non si
vedeva dai tempi di Masaniello (o secondo alcuni, di Pulcinella) ha dichiarato,
con la consueta retorica di ispirazione risorgimentale: “I club (sportivi,
n.d.r.) non scendano a compromessi con i teppisti”.
Caro Presidente, forse nella
concitazione del momento e nel veder coinvolta quella città a Lei notoriamente
molto cara e di cui porta il nome che si snoda ai piedi del Vesuvio, Le sarà
sfuggito un particolare. I club non hanno rilevanza costituzionale nel nostro
paese e quindi non rientrano tra i soggetti verso i quali la nostra Carta
fondamentale ha inteso dotarLa del cosiddetto “potere di esternazione”. Vi
rientrano invece a pieno titolo tutte le istituzioni pubbliche repubblicane,
sottoposte alla vigilanza esplicita ed implicita della Sua che è la massima
carica dello Stato e vincolate peraltro – diciamo così – “statutariamente” dai
codici penale e civile a non scendere mai a compromessi con quei soggetti di
diritto privato che Lei ha inteso ricomprendere nella categoria “teppisti”.
Del resto, va detto, non si può
fare sempre d’ogni erba un fascio, e nel nostro ordinamento giuridico il
precedente ha pur sempre il suo peso. Se nel caso della trattativa Stato-Mafia
qualche “forma interpretativa” del suddetto principio più adeguata ai tempi –
difficili – che abbiamo vissuto e stiamo vivendo si è dovuta trovare, al punto
di dover disturbare sia pure per atto dovuto il Suo austero ufficio,
figuriamoci se si può esser fiscali con chi per il proprio di uffici si reca a
parlare con Genny ‘a carogna. Ma a
meno che il Presidente del Consiglio incaricato da Lei recentemente abbia in
serbo una riforma costituzionale assai più creativa di quella già presentata
alle Camere ed al Paese, i club ancora non hanno sostituito le istituzioni
repubblicane (anche se molti ormai dei quotidiani in edicola leggono solo le
pagine sportive, et pour cause). Che
forse, sempre nella concitazione del momento, erano le corrette destinatarie
della Sua esternazione.
Marek Hamsick e Genny 'a carogna |
Sempre per rimanere in ambito
istituzionale, spiccano per singolarità le dichiarazioni, affidate come ormai
di consueto nell’era della politica virtuale e della civiltà cibernetica a
Facebook dal Governatore della Regione Toscana – forse interessata alla finale
di Coppa Italia per competenza territoriale – Enrico Rossi. Andiamo a leggere:
“45 milioni all'anno per l’ordine pubblico negli
stadi. Soldi a carico di tutti a differenza di quanto avviene all'estero dove a
pagare sono le società di calcio. Se poi i risultati sono questi sono soldi buttati
via. Facciamo anche noi come in altri paesi e diamo queste risorse alla sanità
o al trasporto pubblico”.
Ora,
per quanto la scelta del social network come mezzo di comunicazione
notoriamente favorisca se non induca al rilascio di amenità con scarso margine
di controllo, è sempre bene, caro Governatore, documentare un minimo anche
queste amenità che si “postano” – anche qui riteniamo – nella concitazione del
momento. A quanto risulta a chi ha un minimo di studi giuridici – se non di
viaggi più o meno organizzati e non esclusivamente di piacere – alle spalle,
nei cosiddetti “paesi civili” (ma sull’appartenenza a tale categoria c’è da
discutere e, conoscendoLa, si discuterebbe senz’altro) organizzazione e
mantenimento dell’ordine pubblico sono funzioni tipiche e competenze specifiche
dei soggetti pubblici. Leggasi autorità di pubblica sicurezza. L’intervento
privato è quasi sempre demandato in deroga a tale principio a milizie assoldate
più o meno a titolo personale laddove invece narcotraffico, malavita
organizzata a vario titolo, ricchezza personale smodatamente accumulata in
mezzo a miseria abissale e/o terrorismo anch’esso più o meno organizzato lo
rendano opportuno, in concomitanza con forme statali più o meno fatiscenti
(qualora qualcuno ravvisi nella precedente descrizione realtà riconducibili al
nostro paese, ogni riferimento è, almeno nelle intenzioni di chi scrive,
puramente casuale).
Quanto
alla Sanità ed al Trasporto pubblico, caro Governatore, consenta anche a chi
scrive un’amenità. Conoscendo come vanno le cose in quei settori
dell’Amministrazione della Sua e di altre Regioni, forse è meglio che quei 45
milioni di euro continuino ad essere spesi per l’ordine pubblico, dove almeno
la televisione le “carogne” ce le rende visibili.
E
veniamo alle affermazioni di un ispettore della Digos - rimasto
comprensibilmente anonimo – rilasciate alla testata Il Secolo XIX. Riportiamo fedelmente: “Perché parliamo con la Carogna? Perché una mano lava l’altra,
meglio fare una brutta figura che correre il rischio che qualcuno si rompa la
testa. E poi sono quelli che se ne stanno con il culo al caldo che la chiamano
figura di merda, chiaro? La Carogna
ha fatto da tramite, non c’è stata nessuna trattativa. Si, anche io lo faccio
sempre, lo faccio al telefono, anche durante la partita. Sono allo stadio per
garantire l’ordine pubblico. Gli Ultras? Ma quali delinquenti……Mi risulta che
quel signore, la Carogna, avesse
scontato il suo Daspo, quindi allo stadio ci poteva stare”.
Ecco,
riteniamo superfluo commentare le parole di questo signore il cui nome rimarrà
ignoto e che verosimilmente è un collega dell’Ispettore Raciti ucciso a Catania
qualche anno fa da quello Speziale il cui nome campeggiava sulla maglietta del
privato e libero cittadino sig. Carogna.
Un agente della Polizia di Stato italiana, e non della polizia borbonica di re
Franceschiello, o del Papa Re al tempo di Porta Pia. Ci limitiamo ad osservare
che alla luce di queste affermazioni, viene da chiedersi se le 30.000 magliette
ordinate a Napoli come replica di quelle del sig. Carogna abbiano per caso avuto l’autorizzazione preventiva della
locale Questura. Così, sempre per garantire l’ordine pubblico, per carità. O
almeno quello che intendono da quelle parti per ordine pubblico.
Achille
Serra, delegato della Lega Calcio ed ex Prefetto di Firenze, ha comunque
fiancheggiato l’ignoto collega. “Impossibile filtrare bombe e striscioni”, dice
Serra. Se siete ancora in linea, non chiedetevi allora perché per entrare allo
stadio Franchi a Firenze praticamente vi ignudano, vi fanno depositare anche
gli accendini Bic e vi aprono le
bottigliette di acqua minerale. Forse si vedono meglio di uno dei missili
stinger lanciati dai colleghi napoletani dalla Curva Nord dell’Olimpico. Ma non
è tutto, l’ex Questore và giù deciso: “Non mi vergogno di andare a parlare con
i capi della tifoseria per chiarire quello che è successo (sic!) e chiedere
calma. Farlo, per un poliziotto, è doveroso”. No comment.
Chiudiamo
questa carrellata tornando ad un presidente, benché onorario e di una società
sportiva. Che ha ritenuto di accogliere l’accorato appello del Presidente
Napolitano, manco fosse una carica dello Stato anche lui. Parliamo di Diego
Della Valle, che ha chiosato sui fatti dell’Olimpico come segue: “Io ero
lì a Roma, sapevo le cose che stavano accadendo dal telefonino di una
persona vicino a me, ma non sapevamo di più (….) Firenze è una città che ama il calcio, quando arrivammo
noi c’erano piccoli gruppi di tifosi piuttosto “caldi” ed abbiamo spiegato
che noi volevamo occuparci di una società che fosse protagonista di uno sport
sano con valori veri e la città ha capito subito; i tifosi viola si sono
comportati sempre molto bene. Il
colloquio tra Hamsik e i tifosi? Noi capivamo poco dalla
tribuna (….) Pasqual a
colloquio con Genny ‘a Carogna? Noi non lo avremmo mai mandato, né io né
mio fratello. Sabato sera le autorità hanno fatto bene a
rimanere sedute ma adesso si devono muovere e trovare delle soluzioni da
adottare contro certi episodi”.
Caro Dott. Della Valle, dalle
immagini che sono andate in mondovisione tutti hanno potuto vedere che sabato
sera a Roma c’erano solo due persone sedute, mentre succedeva quello che
succedeva, tra cui l’abbandono dei vostri 30.000 tifosi (che forse avevano
pagato con valuta di minor pregio rispetto ai dirimpettai napoletani) all’oblio
totale. Queste due persone erano lei ed il Presidente del Consiglio Matteo Renzi
(forse anch’egli aggiornato approssimativamente dal telefonino di qualche
amico). E lo siete rimasti fino alla fine dello psicodramma orchestrato dalla Carogna & C. senza muovere la parte
del corpo accomodata sulla poltrona dello stadio. Mentre il suo omologo De
Laurentiis non mollava un attimo autorità civili e sportive, lei e suo fratello
sorridevate alle telecamere come turisti giapponesi in gita o fedeli polacchi a
Roma per assistere alla canonizzazione di Papa Woytila.
Quanto a Pasqual, se lo lasci
dire caro della Valle. Non c’è bisogno di mandarlo a parlare con nessuno,
perché a Firenze gente come Genny ‘a
carogna non c’é. Nun ce sta, per
dirla nella lingua ufficiale della Federcalcio. La Coppa è andata a Napoli
perché era chiaro che altrimenti nessuno sarebbe uscito con le ossa intere da
quello stadio. Nessuno di quelli tenuti dentro un cancello chiuso, intendiamo,
gli altri potevano andare invece dove volevano, e l’hanno fatto. E questo è
quello che ci hanno guadagnato i tifosi viola a comportarsi bene.
Grazie dott. Della Valle, ce ne
ricorderemo. La prossima volta che le viene voglia di far scrivere a qualcuno
dei suoi dipendenti che “potrebbe stancarsi e lasciare la Fiorentina”, faccia
una bella cosa. Pensi che potrebbe essere la gente di Firenze a stancarsi di
lei. Cosa succede in quel caso, chieda a Pontello. Dovrebbe ricordarselo ancora
molto bene.
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