domenica 15 giugno 2014

DIARIO MUNDIAL: Italia, buona la prima, God save the Queen

La peggiore F.I.F.A. di sempre manda a giocare in uno dei posti più assurdi del pianeta la migliore Inghilterra degli ultimi 40 anni e un’Italia che sicuramente è da rivedere, ma che comunque ha forza sufficiente per agguantare vittoria e, a meno di sconvolgimenti imprevedibili, qualificazione all’80%.
Manaos era la suggestiva location scelta dalla Casa Editrice Bonelli per le avventure di Mister No. Da allora, la città forse ha vinto la sua battaglia con la foresta amazzonica che vorrebbe riprendersi la sua terra. Di sicuro, il Brasile ha ancora da vincere la sua battaglia per la modernità. L’Arena Amazonia è una cattedrale non nel deserto, ma sul deserto. Nel senso che ogni calcio al pallone solleva una quantità di sabbia impressionante. Il clima poi fa rimpiangere il mezzogiorno di Pasadena, a U.S.A. 94. A confronto sembrava di stare sul lago di Carezza, a primavera.
In questo stadio Cesare Prandelli e i suoi ragazzi fanno il loro esordio a Brasile 2014, contro la squadra di Roy Hodgson, vecchio ammiraglio dei Sette Mari del Calcio. “L’Inghilterra si aspetta che ognuno di voi faccia il proprio dovere”, deve aver ripetuto ai suoi prima della partita, usando le stesse parole di Horatio Nelson sul ponte di comando della Victory la mattina del 21 ottobre 1805, poco prima di ingaggiare la decisiva e fatale battaglia a Trafalgar.
In incontri ufficiali gli inglesi non ci hanno mai battuti. Fino al 1973 non li avevamo mai battuti noi, in assoluto. Fino a ieri sera stavamo complessivamente 9-8 per noi. Per i leoni di Sua Maestà Britannica, che inseguono una nuova vittoria mondiale dal 1966, l’occasione di pareggiare il conto e cominciare una nuova cavalcata trionfale. La squadra ce l’hanno. A vecchi condottieri come Gerrard e Rooney si sono uniti nuovi talenti coltivati nel Commonwealth, come Welbeck, Sterling e soprattutto Sturridge. Nel primo tempo ci fanno ballare, e parecchio. Nella ripresa, il caldo afoso, la stupidità della F.I.F.A. che istituisce i time out e poi li nega, i crampi e un pochettino anche l’arbitro Kuiper li mettono ko. Hanno di che recriminare, stavolta. C’era almeno un rigore grosso come una casa per loro.
Prandelli invece non avrà fatto dichiarazioni storiche, non è nel suo stile. Lui in genere parla di “rispetto delle posizioni e delle distanze tra i reparti”, di “svolgimento ordinato dei rispettivi compiti”, niente che possa andare sui libri di storia. Ma se il buongiorno si vede dal mattino – o in questo caso da questa notte – probabilmente è destinato a ripetere un’impresa come quella di Kiev: andare avanti parecchio con una squadra su cui nessuno avrebbe scommesso una lira, nemmeno con i rimborsi a perdere di Betfair.
Il calcio italiano è al fondo del barile, lo sappiamo. Se non hai di meglio da schierare di Paletta, che non soltanto nei capelli ricorda l’Antonio Conte giocatore (se possibile in peggio), allora si è detto tutto. Se sei costretto a prolungare la ferma ad Andrea Pirlo (che imposta sempre da par suo, ma non ce la fa più a interdire nemmeno un filo d’erba) o ad un Daniele De Rossi che al pari dell’Iniesta di due sere fa sembra rimasto decisamente a casa sua, allora è difficile andare lontano. Eppure….. l’Uomo di Orzinovi quando lo dai per spacciato ti tira fuori sempre qualche coniglio dal cappello, come lo spettacoloso Darmian di stanotte. E manda in campo una squadra di pirati da fare invidia a Sir Francis Drake. E alla regina Elisabetta, in questo caso, ovviamente.
Prandelli non farà mai giocare le sue squadre come il Barcellona (mutatis mutandis), anche se a Manaos l’Italia gioca come la Fiorentina di Montella, possesso palla vicino al 60%, superiorità a centrocampo peraltro vanificata dalla punta singola ed isolata. Non farà mai calcio spettacolo, Prandelli, dicevamo, ma non c’è nessuno come lui, capace di cavare sangue dalle rape. Arrivò negli ottavi di Champion’s con una Fiorentina dalla formazione non certo esaltante, nel 2010. Arrivò alla finale di Kiev con la Spagna praticamente con i soli Pirlo, Cassano e Balotelli (il resto mancia).
Vediamo dove arriva stavolta, che ha pescato un Candreva che sta facendo di tutto per ricordare Angelo Domenghini ed un Marchisio che sta facendo lo stesso con Marco Tardelli. Nessuno salti sulla sedia, non sono bestemmie. Tra l’altro Claudio segna in fotocopia di Roberto Baggio con la Nigeria nel ’94. Quel gol servì a tirare giù dall’aereo la Nazionale di Sacchi già pronta ad un inglorioso ritorno anticipato. Questo probabilmente mette la gara su binari diversi da quelli sperati da Hodgson e dai suoi uomini, forse troppo self confident.
Supermario caracolla indolente per tutto il primo tempo, non serve nemmeno a tenere alta la squadra. Perde il confronto con Rooney alla grande, si vede che giocare isolato non gli piace. Ma i piedi li ha sempre, non è per i piedi che lo si può criticare, dentro e fuori dal campo. Al 45’ per poco non segna un gol che fa venire giù lo stadio, e tutto il Brasile che lo ha adottato nemmeno fosse un giocatore verdeoro. Poi nella ripresa, quando Candreva inventa lui è lì, al posto giusto, come lo era stato Sturridge poco prima.
2-1, 10-8 per noi. Albione dovrà aspettare. Tra l’altro tra tre giorni si gioca uno spareggio drammatico con l’Uruguay, altra sconfitta di giornata, incredibilmente contro il Costa Rica. Dice Prandelli, chi non conosce le squadre è meglio che stia zitto. Alzi la mano chi aveva pronosticato una simile magra di Cavani & C., che tra l’altro erano andati anche in vantaggio per primi. Shoot out tra inglesi ed uruguagi quindi, dentro o fuori per ben tre titoli mondiali del passato. Per noi, una qualificazione agevole se facciamo l’Italia ed il Costa Rica fa il Costa Rica, con buona pace di Prandelli a cui chiediamo solo, nella sua infinita saggezza, di aggiustare un paio di cose, leggasi gli inguardabili Paletta ed Immobile, nella prossima partita.

Una qualificazione agevole, ce l’avessero detto fino a poche ore fa chi ci avrebbe creduto? Italia, animale mundial.

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