giovedì 5 giugno 2014

Fiorentina, un anno vissuto pericolosamente. il girone di ritorno

A metà gennaio, la Fiorentina è praticamente senza attaccanti. A piangere non si risolve nulla, bisogna tornare sul mercato. Gli ottavi di Coppa Italia vengono superati contro il Chievo grazie a Joaquin, uno dei pochi colpi di genio del mercato estivo, e a Rebic, che per una sera cessa di essere oggetto misterioso. Ma non può bastare, è evidente.
La Fiorentina sul mercato ci torna, ma con circospezione. In quel momento, andare a bussare alla porta del Milan per Alessandro Matri sembra una buona idea. Anche allo stesso Milan. La domenica in cui la Fiorentina scende a Catania l’idea si rivela ottima. Bedda Matri! Viene da dire. Un assist (per Mati Fernandez) e due gol, soltanto nel primo tempo.
In settimana, derby con il Siena nei quarti di Coppa Italia. Partita dai ritmi inizialmente blandi, tanto che segna Ilicic. Poi il Siena ritrova l’orgoglio, tanto che pareggia con Giacomazzi su calcio da fermo. La difesa della Fiorentina ha un grande pregio, segna parecchio. Compper va a marcare il 2-1 sempre di testa su punizione, i gol non li evita ma perlomeno li restituisce.
La domenica successiva arriva al Franchi il Genoa, e diventa drammaticamente chiaro che l’unica cosa che i Della Valle non potranno mai acquistare è un arbitraggio almeno decente ad ogni turno di campionato. Il sig. Tommasi di Bassano del Grappa ne combina di tutti i colori. Due gol su tre del Genoa sono inesistenti, per fortuna Aquilani ne segna tre, ma ci vorrebbe il quarto per vincere, perché il Genoa ne fa altrettanti, complice il fischietto che viene dalla terra della grappa. Aquilani il quarto lo segnerebbe anche, ma Tommasi non convalida, e nessuno saprà mai perché.
Si va a Cagliari, almeno con le gambe. La testa resta in Toscana, ai sardi basta l’ennesima sciocchezza di Roncaglia in area di rigore per vincere. Pinilla andava comprato quand’era il momento, adesso continua a non perdonarcene una, trasformando il rigore e prendendoci anche in giro. Pochi giorni dopo ci prende in giro l’Udinese, che riesce a portare a casa il match d’andata di semifinale di Coppa Italia con il solito Di Natale e con Muriel a tempo quasi scaduto che finalizzano un’altra prestazione senz’anima dei viola. Tre  giorni dopo ancora, con l’Atalanta sarebbe partita da prendere con le molle, se non fosse che stavolta si sveglia Ilicic (su calcio rigorosamente da fermo) e ci si accorge che Wolski qualche numero ce l’ha.
Nel ritorno con l’Udinese giocano meglio i bianconeri friulani, ma passano i viola perché hanno in squadra un fuoriclasse di valore assoluto. Juan Guillermo Cuadrado raddoppia splendidamente il primo stupendo gol di Pasqual. Peccato solo che la sua prodezza “buca” la porta dell’altra comproprietaria del suo cartellino. La quotazione del colombiano sale, sale, sale.
Arriva l’Inter, e comincia ufficialmente a Firenze la sagra dell’arbitro guercio. Montella regala un tempo a Mazzarri con il falso nueve Ilicic. L’Inter ringrazia e va avanti con Palacio che in area di rigore viola ci sguazza. Pareggia Cuadrado con una prodezza delle sue, poi raddoppia Icardi in fuorigioco netto quasi quanto quello di Klose a Monaco. Damato ha un passato da interista sfegatato ma ancora nessuno lo sa, al momento in cui convalida il gol. Poco dopo, al 90°, Hernanes per poco non decapita Ilicic in area nerazzurra. Damato è ancora alle prese con il suo passato e sorvola. Unica nota positiva, si rivede Mario Gomez, qualcuno aveva dimenticato perfino le sue fattezze.
Se credevate di aver visto tutto, una settimana dopo a Parma Gervasoni vi stupisce con effetti speciali. La Fiorentina fa e disfa, prende un gol amatoriale da Cassano e lo pareggia con l’ennesima prodezza di Cuadrado. Poi Gervasoni inventa un rigore per il Parma su Biabiany per fallo commesso dopo che l’azione è finita ed è finita anche la successiva, e per soprammercato poco dopo mette la Fiorentina in 10 per fallo di Diakite su Cassano. I viola si avventano alla ricerca del pareggio e ci riescono con una punizione di Mati Fernandez a sei minuti dalla fine. Tanta è la rabbia e la fatica che non c’è tempo e modo di gioire, anche perché Gervasoni conclude l’opera espellendo Borja Valero per un fallo commesso dal suo marcatore, l’ex Munari, e nel referto accusa addirittura lo spagnolo di avergli messo le mani addosso, facendogli prendere quattro giornate. Ancora una volta la prova TV serve solo per vedere se i piccioni fanno il nido sotto la tettoia dello stadio.
La Curva Fiesole proclama lo sciopero del tifo, per i primi dieci minuti di Fiorentina – Lazio diserta gli spalti. Si perde così l’unico gol della partita, la rovesciata con cui il laziale Cana dà la vittoria alla sua squadra. La Lazio si porta via tre punti con il minimo sforzo e tanti errori nelle occasioni in cui potrebbe segnare altri gol. I viola stasera semplicemente non ci sono. Stanchezza o cos’altro sia, a ridosso del triplice confronto con la Juventus è un pessimo auspicio.
Il destino, o la mano poco fatata di Ciro Ferrara improvvido sorteggiatore UEFA, hanno accoppiato la Fiorentina alla Juventus negli ottavi di Europa League, dopo che i viola hanno sbrigato poco brillantemente la pratica Esbjerg nel turno precedente. A parte la rimpatriata con Martin Jorgensen, la trasferta danese si segnala solo per il gol del redivivo Matri, che aveva fatto perdere le sue tracce ai tabellini ufficiali delle partite dopo l’exploit di Catania. E’ redivivo anche Ilicic, e con un 3-1 i viola ipotecano il passaggio agli ottavi, malgrado un pareggio inguardabile a Firenze nel ritorno.
Antonio Conte ha giurato tremenda vendetta dopo il 4-2 dell’andata di campionato. Per mesi ha fatto vedere ai suoi la cassetta con i gol del Franchi, sperando di stimolare la sete di rivincita dei suoi. Tutto sommato, è una sete che si spegne nel primo tempo al gol di Asamoah, nella ripresa la Fiorentina viene fuori e sfiora il pareggio in più riprese. Allo Juventus Stadium finisce 1-0 per la Juve, ma i viola capiscono che possono giocarsela. Tre giorni dopo infatti si rigioca, per l’andata di Coppa. Subito pasticcio in difesa viola e Vidal segna il vantaggio bianconero. Stavolta però la Fiorentina non aspetta la ripresa per reagire, la partita è equilibrata e viene risolta da Mario Gomez che torna agli onori della cronaca proprio quella sera, con il gol in contropiede che trafigge Buffon e sposta momentaneamente la qualificazione dalla parte della Fiorentina.
Intermezzo con il Chievo, basta un Cuadrado in forma spettacolare a far vincere la Fiorentina, malgrado una prestazione di squadra che denota come la testa sia già al mercoledi successivo. Al Franchi, la Juve si presenta come il 7° Cavalleria sulla collina di Little Big Horn, pronta a resistere alla carica dei Sioux viola. Ma invece di Cavallo Pazzo, il destino stasera è nelle mani di Ilicic, che spara alla Stazione di Campo di Marte la più nitida delle occasioni avute dalla Fiorentina nel primo tempo. Nella ripresa, una punizione per parte. Sulla sponda viola, Borja Valero esala l’ultimo respiro della sua carriera di presunto fuoriclasse. Sulla sponda bianconera, Pirlo disegna un’altra parabola della sua carriera leggendaria. Passa la Juve, e chissà se Montella si è mai perdonato di aver schierato terzino il Cuadrado che finora gli vinceva le partite da solo.
Resta solo la regular season, in attesa della finale di Coppa Italia contro il Napoli. Proprio a Napoli, l’antipasto di campionato illude i viola. Quella sera i partenopei sono in vena di fare “ammuina”, restano in dieci, non ne azzeccano una e alla fine si fanno sorprendere da Joaquin. Nel turno infrasettimanale, la Fiorentina usa poi la stessa cortesia al Milan, che viene a risorgere proprio qui, dove un figurone non si nega a nessuno. Perfino Balotelli assume statura di top player europeo portando la sua squadra a vincere con una punizione che riecheggia vagamente quella di Pirlo. Sulla strada della maturazione come grande squadra, la Fiorentina sta perdendo colpi, ed il Franchi sta diventando un centro benessere per le altre squadre di alta classifica.
A Marassi, visita di cortesia ad una vecchia conoscenza, Sinisa Mihajlovic, lo 0-0 – per di più scialbo – è d’obbligo. Con l’Udinese invece ancora Cuadrado in gol, ancora Pozzo che aggiorna la quotazione in attesa di definire la comproprietà. Finisce 2-1 per la Fiorentina, segna Rodriguez su rigore e accorciano i friulani allo scadere. A Verona invece è uno spot per il gemellaggio, e per il calcio giocato senza pensieri. 5-3 per la Fiorentina, che va sotto all’inizio, ma poi rimonta con Cuadrado, Aquilani e perfino il Borja Valero crepuscolare di questo girone di ritorno. Toni segna il gol dell’ex, uno dei 20 con cui chiuderà una stagione che dovrebbe farcelo rimpiangere più che mai. Poi ancora Matri, che segna un gol al mese circa, e Aquilani, prima della chiusura di Iturbe.
Viene quindi la Roma, a farsi una passeggiata in riva all’Arno. I giallorossi non hanno bisogno di sforzarsi più di tanto, i viola sono in ferie. Totti sembra un gladiatore a tutto campo, Naingollan non perdona, come i Dayaki tagliatori di teste di Salgari che sono i suoi avi ancestrali. La testa che rotola è quella del terzo posto come obbiettivo stagionale viola, che ormai è saldamente in mano al Napoli. A Bologna invece non c’è verso di farsi male, i rossoblu sono alla frutta e la Fiorentina presenta il conto. Cuadrado, Ilicic e ancora Cuadrado.
Il 3 maggio all’Olimpico di Roma non c’è il Presidente della Repubblica ad assistere alla finale di Coppa Italia, ma c’è qualcuno che evidentemente conta più di lui. Genny ‘a carogna dà alla fine il permesso di giocare, una Fiorentina frastornata si dimentica chi doveva marcare Insigne, quando si mette a giocare non sarebbe nemmeno troppo tardi, ma Ilicic spreca a pochi minuti dalla fine l’ultima di una serie di occasioni madornali in questa stagione. Maertens ci giustizia in contropiede e il popolo partenopeo irride una volta di più i controlli di polizia venendo fin sotto la Curva dei tifosi fiorentini a schernirli. Come altre volte è successo, Napoli fa del suo meglio per affossare l’immagine del paese a cui appartiene, ma prende appena una giornata di squalifica in più di Firenze, rea di avere inneggiato al Vesuvio.
La lunga stagione viola, vissuta quasi sempre in trincea e tutto sommato da considerare positiva (un quarto posto in campionato, finale di Coppa Italia e ottavi di Europa League giocando praticamente mezzo campionato senza attaccanti a parte Cuadrado), è praticamente finita. Restano tre formalità da sbrigare. La prima non si sa bene cosa sia, se una “marchetta” al Sassuolo ed al suo presidente Squinzi (che essendo anche il presidente di Confindustria è anche un interlocutore importante – diciamo così – per i Della Valle) oppure semplicemente una partita troppo impegnativa per la concentrazione residua della Fiorentina. Pare di giocare a Barcellona, Berardi e Sansone sembrano Messi ed Iniesta, dei nostri perfino Gonzalo Rodriguez sembra qualche suo innominabile collega del passato in anni che a Firenze nessuno vuole ricordare. Si rivede in campo Pepito Rossi, motivato dalla rincorsa ad un posto per Brasile 2014. Finisce 4-3 per i Mapei Boys, l’arbitro annulla il pareggio di Borja Valero, una più una meno ormai non fa differenza.
A Livorno la Fiorentina invece ci va motivata, c’è una vendetta sportiva da compiere, all’andata i labronici privarono i viola del suo centravanti per il resto del campionato, e tra le due tifoserie non corsero parole affettuose. L’1-0 di Cuadrado è velato di malinconia, potrebbe essere uno degli ultimi gol in maglia viola del fuoriclasse colombiano, almeno a sentire le voci sempre più ricorrenti.
L’ultima è con il Torino, che ha bisogno di punti in chiave Europa League. Nonostante il gemellaggio, la Fiorentina non fa biscotti, o almeno così sembra. Va due volte in vantaggio e si fa sempre riprendere per “bischerate” che sono ormai all’ordine del giorno per la nostra difesa. Sul 2-2 al 93’ Roncaglia compie l’ultima, il rigore se trasformato darebbe la qualificazione al Torino, ma Cerci è Cerci e lo tira in bocca a Rosati. Il Toro ancora non sa che il Parma verrà squalificato dall’UEFA e si dispera insieme al suo psicologicamente instabile fantasista.

La Fiorentina invece fa festa, come è giusto che sia. Per qualche ora nessuno pensa a quanti degli eroi in maglia viola rivedremo a settembre ancora qui. E’ stata una lunga e difficile annata. Sarà forse un’estate ancora più lunga.

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