martedì 29 luglio 2014

Mese decisivo per la Concordia e Piombino

10 febbraio 2014
articolo profetico......

Stai a vedere che raddrizzarla è stata la parte più semplice del lavoro. Il 15 settembre scorso nelle acque dell’Isola del Giglio fu realizzato quello che fino ad allora avevamo visto soltanto al cinema. Il colosso del mare naufragato sugli scogli dell’isola al largo delle coste toscane, che giaceva ferito a morte disteso su un fianco, fu riportato in linea di galleggiamento grazie ad un’impresa condotta da un consorzio dove enti pubblici nazionali e locali, ditte private specializzate in salvataggi marini e la stessa Costa Crociere proprietaria del relitto lavorarono insieme come si vede fare soltanto nei grandi kolossal hollywoodiani. E il risultato fu il lieto fine che in quei film non può mai mancare, preparato da un anno e mezzo di lavoro coordinato dalla Regione Toscana e favorito da una fortuna che non si dimenticò di aiutare gli audaci in quella circostanza.
Le immagini della Costa Concordia rimessa in piedi commossero il mondo, riportando la mente di tutti alle drammatiche ore del naufragio, della morte di oltre 30 passeggeri crocieristi, della vicenda del comandante che abbandonò la nave in spregio a qualsiasi regola della marineria e su cui la magistratura sta ancora indagando, e chissà per quanto e con che esito. Assorbito l’impatto emotivo, per tutti cominciò poi la parte più oscura e più difficile dell’opera, quella che secondo i programmi (ed a riflettori spenti) consentirà di mettere in grado la grande nave di raggiungere la sua ultima destinazione, quella in cui verrà smantellata e indirizzata all’eterno riposo.
E’ cominciata allora una partita doppia, che si gioca in parte alla luce del sole e in parte nel mondo sotterraneo delle lobbies. Secondo il cronoprogramma, la Costa e tutte le autorità interessate si sono date dodici mesi di tempo per portare via dal Giglio la Concordia, che dovrebbe partire per il suo ultimo viaggio a settembre 2014. Ciò presuppone che venga messa in condizione di navigare, con degli appositi galleggianti da fissare alle paratie, quella sana e quella squarciata. E presuppone anche di avere allestito un apposito cantiere nel porto in grado di accoglierla.
Se le idee progettuali circa la rimozione della nave sono chiare da tempo, sulla scelta del porto vige tutt’ora una suspence tutto sommato abbastanza sorprendente. Dal giugno scorso infatti, sembrando accogliere e fare propria una proposta ispirata principalmente dal buon senso, il governo italiano ha destinato circa 130 milioni di euro per l’adeguamento del vicino porto di Piombino alle necessità indotte dall’allestimento di un cantiere capace di ospitare la Costa Concordia ed i macchinari necessari a smontarla.
Scelta già fatta quindi, verrebbe da pensare. Lo impone del resto la ragionevolezza: il porto della penisola toscana, imbarco privilegiato per l’Elba, le isole dell’Arcipelago e la Sardegna, è il più vicino al luogo del naufragio e consentirebbe di ridurre al minimo la durata del trasferimento ed il conseguente rischio di sversamento in mare del contenuto non proprio biodegradabile del relitto attraverso le sue falle non richiuse. Per lo stesso motivo è stata tra l’altro scelta la data di fine settembre, per non compromettere la stagione balneare che porta su quelle coste ed in quelle acque centinaia di migliaia di persone.
Scelta già fatta, dicevamo? Macché. In realtà non esiste nessuna decisione ufficiale del governo italiano e della Costa circa il luogo dell’ultima dimora della nave da crociera. Incredibile ma vero. Regione Toscana, il cui Presidente è stato commissariato dal governo a tale scopo, ed Autorità Portuale di Piombino in qualità di ente attuatore stanno allestendo un porto-cantiere (che tra l’altro dovrebbe restare come struttura qualificante in dotazione permanente alla cittadina marittima) senza nessuna certezza effettiva circa la scelta finale, che dovrà essere adottata, sempre secondo cronoprogramma, alla fine di marzo da un joint committee formato dal Dipartimento Nazionale Protezione Civile e dal management della Costa Crociere.
Il fatto è che il business comprensibilmente legato al disfacimento della Concordia fa gola a molti, praticamente tuti i porti del Mediterraneo si sono fatti avanti. Un po’ come successe – ci sia consentto il paragone irriverente - per l’edizione della Coppa America di vela organizzata nelle acque europee dal Consorzio di Bertarelli qualche anno fa. L’attività di lobby procede quindi frenetica di pari passo a quella di chi sta aprendo i cantieri a Piombino, e gioca le sue carte nelle commissioni tecniche e nelle maglie della normativa bizantina a cui nemmeno una gestione commissariale, cioè dotata di tutti i poteri straordinari consentiti in caso di emergenza dalla legge vigente, riesce realmente a derogare.

A Piombino si gioca un pezzo del futuro della Toscana, e come sempre il suo destino verrà deciso altrove. I cantieri dovrebbero essere aperti comunque entro questo mese, per rispettare la scadenza finale di settembre. Il porto sarà ingrandito con l’aggiunta di un bacino di carenaggio e di un cantiere capace di ospitare una nave grande come il leggendario Titanic. Ma fino alla fine del mese successivo non sapremo se questa opera ingente sarà l’ultima casa della Concordia o resterà almeno nell’immediato come una delle tante cattedrali nel deserto italiane.

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