martedì 19 agosto 2014

DIARIO VIOLA: Seppellite il mio cuore a Wounded Knee

L’A.C.F. Fiorentina comunica che il calciatore Giuseppe Rossi si è sottoposto ad accertamenti diagnostici che hanno escluso lesioni muscolari a carico dei flessori della coscia . Dal controllo tuttavia sono emersi segni di sovraccarico a livello del ginocchio destro. L’atleta sarà sottoposto ad un periodo di riposo e cure del caso per almeno 7 giorni, al termine dei quali sarà sottoposto ad ulteriore controllo.
Seppellite il mio cuore a Wounded Knee. Firenze ripiomba nell’angoscia per il ginocchio più tribolato e idolatrato dai tempi di Roberto Baggio (passando per Stevan Jovetic). Di colpo tutta l’euforia accumulata nelle scorrerie sudamericane e iberiche, fino alla vittoria prestigiosa contro i campioni d’Europa del Real Madrid in terra polacca, si dissolve al termine delle poche righe con le quali la Fiorentina spiega il perché Pepito non è volato a Varsavia e difficilmente prenderà l’aereo per Roma.
Firenze è una città particolare. I suoi abitanti oscillano tra la consapevolezza di un grande destino (più spesso simile al fatidico “grande avvenire dietro le spalle”) e la paranoia di un complotto mondiale che li cinge d’assedio e mortifica qualsiasi tentativo di rinverdire, soprattutto in ambito calcistico, i fasti di un passato glorioso. E così, non appena succede l’inevitabile, cioè che il carico di lavoro straordinario della preparazione estiva si fa sentire nelle articolazioni di colui che indubbiamente è il pezzo più pregiato ma anche quello più delicato della Banda Viola, ecco che riaffiorano le varie sindromi da tifo ansioso. Se non ci pensa la F.I.G.C. a farci le scarpe, ci pensiamo da soli. Prandelli aveva ragione! (notare il tono millenaristico, da predicatori evangelici di altri tempi), come del resto l’aveva Savonarola! Mala tempora currunt, la Roma farà strame di noi, retrocederemo! E chi peggio ne ha più ne metta.
Come diceva un commentatore illustre, il tifoso in quanto tifoso predilige non pensare a niente. A questo “pensiero debole”, per dirla con Gianni Vattimo, si accompagna spesso una mania di persecuzione – almeno in riva all’Arno – pressoché assoluta. Siamo i pellirosse costretti in riserva, che alla fine nell’anno 1973 dopo decenni di vessazioni da parte delle Giacche Blu mandate dal Grande Padre Bianco di Washington sbottano e si ribellano proprio lì, a Wounded Knee (notare il nome fatidico) dove si era compiuto un secolo prima l’ultimo massacro delle Guerre Indiane. E noi viola dove potremmo radunarci? A Cagliari, ad Avellino o a Montesenario?
Fuor di metafora, quella di Pradé scommessa era e scommessa resta. Come già quelle di Robertino Baggio (a cui non impedirono di essere acclamato come uno dei più grandi fuoriclasse di tutti i tempi), le articolazioni di Pepito meritano riguardo. I carichi di lavoro normali per i suoi compagni a lui sono e saranno vietati, per tutto il resto della sua carriera.
Probabilmente il mese di preparazione ai mondiali (poi risultato inutile) seguito dal mese di vacanze e poi da quello della ripresa della preparazione estiva in viola hanno sovraccaricato i legamenti martoriati del nostro numero 22, ma se non fosse successo ora sarebbe successo più avanti. Perché l’unica cosa certa è che pur non infortunandosi, il fenomeno italo-americano 60 partite circa a stagione per 90 minuti non può reggerle. Magari la metà sì, però, se lo si sa gestire. Vediamo se Montella riesce là dove mostri sacri del passato hanno gettato la spugna. Ogni riferimento a Cesare Prandelli è assolutamente voluto.
Insomma, cari tifosi viola, da dove viene il pessimismo cosmico, il millenarismo che aleggia sopra le rive dell’Arno proprio in questa estate così promettente, con il record di abbonamenti del 1981-82 (formidabile quell’anno) superato e con quello assoluto nel mirino? Continuare a pensare che in F.I.G.C. ci siano dipendenti assunti allo scopo esclusivo di danneggiare la Fiorentina, oppure che nella stessa Fiorentina ci sia esclusivamente gente incapace o peggio in malafede rischia di farci avvelenare anche un’annata che invece potrebbe promettere molto.
La panchina quest’anno è più lunga, l’anno scorso non avevamo né il Bernardeschi capace di regolare l’Arezzo da solo né il Babacar che insieme a Supermario Gomez ha messo in difficoltà la retroguardia campione d’Europa. D’accordo che la Legge di Murphy (“se qualcosa può andare storto, lo farà") l’abbiamo praticamente scoperta e brevettata qui a Firenze, ma insomma, anche nell’estate del 1968 erano convinti che si sarebbe lottato per non retrocedere. Com’è andata invece, lo sanno tutti, i bambini di allora e quelli di adesso.
Saremo anche dei chiacchieroni, come dice qualcuno, ma la specie di quelli che rischiano, che osano, ci piace di più. La Fiorentina che scommette sulle ginocchia di Jovetic, di Gomez, dello stesso Rossi non è detto che debba buscarne sempre. Il Codice Etico è una gran bella cosa, i trofei da mettere in bacheca lo sono di più. Ce ne siamo resi conto quest’estate, continuare sarebbe assai bello, e crediamo che Montella sia il primo a rendersene conto. Con i piedi e, perché no, con le ginocchia di Rossi è possibile.
Se poi dovesse andare tutto male (il che vorrebbe dire comunque respirare aria di casa), mi raccomando. Seppellite il mio cuore a Wounded Knee.

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