giovedì 11 settembre 2014

Arrivederci Daniza, in un mondo migliore

Mi sono sempre chiesto se esiste un Paradiso dove vanno anche gli animali dopo aver concluso il loro soggiorno terreno a fianco o almeno nei paraggi di questa razza umana che il suo, di paradisi, l’ha spostato ipoteticamente da tempo nell’alto dei cieli trasformando quello che aveva avuto qui con certezza in un Inferno al di là di ogni immaginazione o incubo medioevale.
Chissà se esiste il paradiso degli animali. Se c’è, ci vanno tutti, di sicuro. Gli animali non sono cattivi, non sanno cosa sia la cattiveria. Quella è una prerogativa nostra, insieme all’imbecillità. Se si crede in un Dio disposto a perdonare ogni nefandezza a questa oscena razza che ha creato in cima alla catena alimentare di questo pianeta, bisogna credere per forza che abbia voluto un posto speciale – accanto a sé – per tutte le altre sue creature, sicuramente più meritevoli e incolpevoli.
All’ingresso di questo paradiso degli animali, mi piace pensare, si trova qualcuno (magari lo stesso San Pietro, stanco di vedersi capitare di fronte le vere bestie, quelle dotate di "libero arbitrio", e desideroso di aria un po’ più salubre) che accoglie gli animali spiegando loro il senso dell’esistenza che hanno condotto sulla terra che hanno appena lasciato, delle sofferenze che spesso e volentieri hanno patito per mano di quelle bestiacce feroci e incomprensibili che la infestavano e la infesteranno, gli uomini, e dell’esistenza che finalmente potranno condurre nel loro angolo di cielo, finalmente al sicuro e in pace per l’eternità.
Ecco, io mi immagino qualcuno che stia consolando Daniza, e le stia spiegando cosa è successo, perché abbia dovuto lasciare la sua vita e i suoi cuccioli, laggiù in quel paese dove nemmeno la belva più feroce viene perseguitata per un solo minuto, neanche quando i suoi cuccioli se li mangia. Neanche quando alza le mani sul proprio prossimo solo per pura cattiveria. Per bisogno di sangue pur avendo già abbondantemente mangiato.
Chissà se San Pietro riuscirà a far capire a Daniza che la Creazione è stata un’opera imperfetta, incompiuta, con molte lacune ed altrettante storture. Con errori madornali che andrebbero rimediati da tanto tempo e che ormai forse è tardi per rimediare. Uno di questi è l’Italia.
Daniza aveva avuto la sorte benigna di nascerne fuori. Ma pur sempre troppo vicino. Allorché la bestia uomo ha messo appunto uno dei suoi giochi di società prediletti, lo “sputtana-soldi di tutto il branco”, sperperando ingenti patrimoni elargiti dall’Italia all’Europa e da questa ritornati al mittente dietro presentazione di circostanziate e documentate sciocchezze, ecco che si è andati a ripopolare di fauna selvatica una zona – quella alpina ed appenninica – dove quella fauna non esisteva più. L’espandersi della razza umana e dei suoi modi di vita aveva decretato la fine degli antichi abitatori di questa penisola, e c’era – condivisibile o meno – comunque un motivo.
Ma il burocrate ed il politico, che della bestia umana sono le specie più abbiette, hanno pensato bene di "ripopolare" comunque, unendo l’inutile al dilettevole (per le tasche di qualcuno). Così, mentre la giunta regionale della Toscana elargisce milioni di euro all’indotto nelle zone dove ha “ributtato” il lupo, quella del Trentino-Alto Adige investe invece sull’orso. E siccome non ne esistono più di autoctoni, nemmeno nei cartoni animati di Hannah e Barbera, li va a prendere nella vicina Slovenia.
Una bella mattina Daniza si ritrova narcotizzata e trasportata di qua dal confine, le viene fornito un permesso di soggiorno italiano e viene confinata in una riserva, dove secondo le linee guida di qualche genio della burocrazia da lì in poi dovrà vivere. Ma c’è una difficoltà: se esiste qualche speranza di riuscire a far capire ad un assessore regionale o provinciale (i comunali sono troppo "sotto soglia") come si tiene una penna in mano o per che verso si legge un foglio, è a tutt’oggi praticamente impossibile insegnare a leggere agli orsi. Così le linee guida rimangono disattese.
Un bel giorno, lo sprovveduto cercatore di funghi di turno (memore di troppi film Disney visti) si reca nel bosco, canticchiando allegramente, per la consueta funzione e si trova davanti la Daniza con tanto di prole. C’è solo una cosa meno raccomandabile a cui avvicinarsi rispetto ad un’orsa: un’orsa con i cuccioli. Lo sprovveduto se la cava con graffi e spavento. Daniza invece non lo sa, ma ha appena firmato la sua condanna a morte.
Per un mese circa le Schultz Staffeln della Provincia Autonoma di Trento braccano l’orsa nei dintorni di Pinzolo (luogo della grave aggressione a sprovveduto fungaiolo) nel tentativo di eliminare una pericolosa turbativa dell’ordine pubblico. L’orsa slovena è incompatibile con la pax italiana (che nelle città non esiste, ma che si pretende almeno nei boschi), all’assessore competente (si fa per dire) in primis scappa addirittura la parola abbattimento, poi all’insorgere degli animalisti ci si trincera verso un più soft ma comunque ancora abbastanza equivoco addormentamento, a secondi fini non meglio precisati.
Di Daniza non si sa più niente per un mese, i media hanno altro a cui pensare, ben altre bestie insidiano la nostra collettività. Viene anche da pensare che alla Kommandantur di Trento sia subentrato un po’ di buon senso. Per una volta sarebbe anche ben accetto il napoletano “vivi e lascia vivere”, data la buona causa. Animalisti ed ecologisti, o anche solo chi semplicemente vuole bene ad animali e natura, avrebbero quasi voglia di abbassare la guardia e rilassarsi.
Macché. Alla fine arriva la temuta notizia. Complice la delazione di un allevatore stanco di vedere le proprie bestie fare la fine per cui sono state create, cioè trovare il loro posto nella catena alimentare (ma in questo caso, con sua somma disdetta, in bocca all’orso e senza ritorno in tasca per l’uomo), alla fine le Waffen-SS trentine – implacabili come i battaglioni che i loro vicini altoatesini mandavano ad affiancare la Wehrmacht qualche annetto fa – coronano con successo la loro battuta di caccia.
Daniza viene narcotizzata e catturata, insieme ad uno dei cuccioli. La mamma non sopravvive alla dose di narcotico, evidentemente letale. La mala sanità non è a quanto pare una prerogativa solo della razza umana, anche tra i forestali c’è chi maneggia farmaci come se fossero concimi chimici così come succede tra gli infermieri a servizio della bestia uomo. Il comunicato di Oberkommando Trentino non fornisce molti particolari, senonché pare che il cucciolino sia sopravvissuto, orfano e chippato, cosicché anche se ne avesse voglia non potrebbe più ripetere le infami gesta della madre, tipo procurarsi da mangiare o scacciare i rompicoglioni bipedi sprovvisti di pelo.

Chissà se San Pietro è riuscito a far capire a Daniza che è stata solo sfortunata, finendo in un paese dove nessuno ha rispetto per niente, nemmeno per se stesso. Chissà se almeno la potrà tranquillizzare dicendole che ci sarà un occhio speciale del cielo per quel suo cucciolino rimasto orfano. A cui però nessuno riuscirà certamente a spiegare perché non poteva rimanere un altro po’ con la sua mamma. E soprattutto nel paese natio, la Slovenia, dove se proprio il bipede uomo ha voglia di menare le mani, come succedeva fino a non più tardi di una ventina di anni fa, ha il buon gusto di spararsi tra sé e di lasciar perdere chi non c’entra niente. Chi era già qui tra l’altro quando la Creazione degenerò nella più grande delle sciocchezze: la nascita di una creatura che dopo tutte queste migliaia di anni nessuno ha ancora capito cosa ci stia a fare su questa Terra.


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