domenica 28 settembre 2014

DIARIO VIOLA: Il Babe salva la Fiorentina a Torino

Sarà il gemellaggio, ma per il secondo anno consecutivo la Fiorentina si presenta a Torino senza attacco. O perlomeno senza titolari, perché poi va a finire che le cosiddette riserve, i due ragazzini Bernardeschi e  Babacar - il Babe, o la B3 come sono già stati ribattezzati dai nostalgici viola - sono i migliori in campo, o poco ci manca. Eleggere il peggiore invece è dura, malgrado si tratti di una partita che la Fiorentina gioca bene per almeno settanta minuti. Peccato che per quindici almeno il Torino si ritrovi poi in vantaggio, sull’unica dormita della difesa. Peccato che l’allenatore della Fiorentina ci metta altrettanto tempo a capire la necessità di fare dei cambi, togliendo un cavallo bolso e uno dei migliori per mettere due che andavano messi dal primo minuto. Ma andiamo con ordine, perché la carne al fuoco di questo 1-1 è veramente tanta.
La partita comincia a Firenze, con l’annuncio dell’infortunio di Cuadrado e con la conferenza stampa di un Montella più aziendalista che mai. Dopo aver dato conto dello stato di salute del colombiano (risentimento di un vecchio dolorino, felici di apprenderlo) e già che ci siamo anche di Gomez (dovrebbe rientrare presto, colpo di scena), il tecnico viola si scaglia con una stampa rea di essere ipercritica e a sproposito. “Se avete da ridire qualcosa prendetevela con me, lasciate stare la squadra”. E non è niente, rispetto alla conferenza stampa post-partita: “sono contento di non avervi accontentato, se eravate in grado di fare gli allenatori, eravate a fare gli allenatori”.
Detto da uno che ha appena pareggiato una partita da stravincere e tuttavia quasi persa, fa un certo effetto. Sia chiaro, il mister ha tutte le attenuanti del caso. Un mese fa spezzava le reni al Real Madrid con un tridente da sogno o quasi, ora si trova a fare il giochino delle tre carte con Ilicic, Borja Valero e Mati Fernandez, che con tutto il rispetto - a parte il Fantacalcio - in questo momento rendono assai poco. E meno male che sono rientrati i due ragazzini terribili dalla serie B. Se no stasera chissà di che eravamo a parlare, invece del brodino preso all’Olimpico di Torino che porta a sei i punti di quest’inizio di stagione. Pochi ma essenziali.
Ma attenuanti a parte, e il turnover in vista della Coppa non può esserne una alla fine di settembre, Montella dovrebbe spiegare perché lascia in panchina Aquilani e ripropone un Borja Valero in questo momento assolutamente inadatto ad un match di serie A italiana. E perché ripropone Ilicic, più adatto ad esperimenti galvanici sulla conduzione elettrica nel sistema neuronale umano che ad esercitare un qualsiasi riflesso su un campo di calcio. Mati Fernandez ci può stare, nell’ottica della giocata che fa saltare i rigidi schemi messi in campo da Ventura, un altro che è passato dal nuovo verbo calcistico al catenaccio galattico non appena gli interessi di bottega l’hanno richiesto.
Come già il Genoa di Gasperini ed il Sassuolo di Di Francesco (accreditato da qualcuno sulla panchina viola la prossima stagione, della serie facciamoci altro male), il Torino di Ventura è un altro argomento decisivo verso il ritorno della massima serie a 16 squadre. Catenaccio e Quagliarella, e per poco non bastava per fare il colpaccio. Contro queste squadre Montella non sa giocare. Né il Montella candidato alla Panchina d’Oro dei tempi migliori (quelli di Jovetic che comunque il suo a corrente alternata lo faceva e di Borja Valero che ancora aveva sangue spagnolo nelle vene) né quello di adesso, che appare fuori sintonia sia con quella società che insiste a difendere di fronte alla stampa sia con una squadra ce forse lui non voleva così e che comunque non sa gestire, infortuni a parte.
La banda dei leziosi viola malgrado tutto tiene banco per settanta minuti a Torino sponda granata, e non grazie al gemellaggio ma perché gioca bene. Babacar e Kurtic là davanti impegnano al difesa, Mati si procura punizioni (regolarmente sprecate da altri) quando non sfonda e Pasqual spinge quanto e come può attualmente. Con la piacevole sorpresa di un Micah Richards da Premier League, insuperabile in difesa e propositivo in attacco come pochi altri. Il centravanti senegalese avrebbe due occasioni clamorose per tingere di viola il cielo di Torino. Sulla prima pecca di inesperienza (e gli si può perdonare), sulla seconda è Gillet a fare una parata egregia. Dall’altra parte Neto si supera nell’unica occasione in cui è chiamato in causa. Ai punti comunque il primo tempo è della Fiorentina.
Nella ripresa cala il fiato ai viola, che comunque tengono ancora il pallino del gioco per la pochezza disarmante del Toro. L’arbitro Valeri ammonisce parecchio, e quasi sempre a sproposito, ma non incide più di tanto su un match che si stabilizza piano piano a centrocampo, con leggera prevalenza residua viola. I minuti passano, il risultato non si sblocca, e già questo dovrebbe indurre un allenatore di una squadra come la Fiorentina a fare gli opportuni cambi, per non perdere l’ennesima occasione. Soprattutto se in panchina hai un Aquilani e un Bernardeschi.
Ma Montella resta tetragono, anche dopo che comincia lo show di Quagliarella. L’ultratrentenne ex della Florentia Viola che fu inizia ad affondare nel cuore di una difesa che forse comincia ad essere in debito di ossigeno o forse si è disabituata al ritmo partita a causa dell’assenza di avversario. La prima volta va bene, la seconda Quagliarella fa male. Neto non si merita di andare a raccogliere il pallone in fondo alla rete, la Fiorentina non merita lo svantaggio, ma tant’é. 1-0 e palla al centro.
E’ troppo anche per Montella, che fa alzare mezza panchina. Dapprima tocca ad Aquilani che dà il cambio a Borja Valero , ed è un rimedio al più grande errore di giornata. Poi tocca all’incolore Badelj a lasciare il campo a Pizarro, e finalmente si rivede qualche passaggio in verticale. Infine tocca al ragazzino, Bernardeschi, che magari non doveva subentrare al leone Richards ma piuttosto al bradipo Ilicic.
Nel giro di due minuti, prima Aquilani torna a far vedere al popolo viola come si batte una punizione sfiorando il pari, poi Bernardeschi fa vedere a Babacar quant’è bello un assist in profondità fatto come Dio comanda. Stavolta il senegalese è all’altezza e va a segnare un gol splendido mettendo a sedere anche l’ennesimo portiere miracolato, Gillet.
Il peggio è scongiurato, peccato che ormai sia tardi per il meglio. La Fiorentina riprende a ruminare gioco, ma senza la necessaria cattiveria. Troppo tardi Montella ha disegnato l’assetto giusto, troppo pochi quelli che hanno il carattere e la classe giusta. Finisce con un recupero trascorso a medicare Savic per una pallonata sul volto e con un punto per parte che alla fine festeggiano solo i granata.
Poi è solo Montella, con l’ennesimo show contro i giornalisti. Su una cosa ha senz’altro ragione, allenatori migliori di lui in Italia ce ne sono pochi, e nessuno di certo siede in tribuna o sala stampa. Ma insegnare ai suoi un po’ di grinta in campo e schierare in partenza i giocatori in condizione migliore non dovrebbe essere troppo chiedere. Nemmeno ad un ragazzo prodigio come lui. Che poi tanto ragazzo non è più, nemmeno qui a Firenze.




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