martedì 23 settembre 2014

DIARIO VIOLA: Più forti dell’Atalanta, e anche di Sky

Daniele Prade’ è uno che non torna mai a mani vuote. Con quello che i suoi datori di lavoro gli mettono a disposizione (il cosiddetto budget) riesce sempre a portare a casa giocatori che danno un senso al mercato, alla stagione, alla squadra da mandare in campo. A Roma, ai tempi in cui Sensi doveva al fisco e a Unicredit una cifra pari al prodotto nazionale lordo di qualche paese, lui riusciva puntualmente a mettere a disposizione dei tecnici una formazione capace di essere l’unica seria avversaria di un’Inter che altrimenti avrebbe fatto il triplete tutti gli anni, anche perché si era premurata di eliminare anzitempo tutti gli altri avversari. A Firenze, atteso che la proprietà è di quelle che hanno deciso da tempo di non fare sciocchezze – o addirittura rovinarsi – per il calcio, è riuscito sempre a pescare qualche gioiello nei mercatini dell’usato a giro per il mondo. Roba buona, di quelle che possono cambiare una stagione, addirittura.
L’anno scorso fu Joaquin Sanchez Rodriguez, vecchia gloria delle Furie Rosse, capace di prestazioni e di gol decisivi, come quello che non si dimentica, il 3-2 alla Juve nell’epica rimonta del Franchi. Quest’anno è la volta di Jasmin Kurtic, il centrocampista sloveno che nella scorsa stagione aveva partecipato attivamente alla favola del Sassuolo di Di Francesco, e che per uno di quei misteri del calcio nostrano agli ultimi giorni di calciomercato non era stato ancora ingaggiato da nessuna formazione di vertice. Corteggiato (a parole) da tante, preso da nessuna.
Alla fine, complici a quanto pare le ottime referenze fornite dal connazionale Josip Ilicic già in forza all’esercito viola, ci ha scommesso sopra il nostro Prade’, quando stava per arrivare lo “stop alle telefonate”. Gran storcere di bocca di certi ambienti del tifo, nonché di tanti addetti ai lavori. Tipico acquisto dell’ultim’ora, per mascherare i mancati arrivi di campioni veri, quelli che – sempre a detta  di stampa e tifosi inclini al pessimismo cosmico – a Firenze non vengono perché siamo “periferia”, e per di più in mano a dei “braccini”.
Bene, da ieri sera Jasmin Kurtic è un’altra scommessa vinta dei responsabili del settore tecnico della Fiorentina, nonché il salvatore della patria pallonara viola. Da ieri sera grazie a lui e al suo gran gol da fuori area (il n. 3.500 della Fiorentina nella massima serie) la squadra torna ad intravedere, con quattro punti, posizioni di classifica a lei più confacenti (almeno sulla carta), e quella che poteva essere una buona prestazione non coronata da fortuna e successo al pari del match casalingo con il Genoa si è trasformata in un’impresa da cui può prendere il via una stagione del tutto diversa malgrado il problematico avvio.
Non saranno molte le formazioni capaci di portar via tre punti dallo stadio Atleti Azzurri d’Italia di Bergamo. L’Atalanta di Colantuono sopperisce ad alcune lacune tecniche con il solito cuore grande così. E ha sulla fascia destra un tandem formato dal paraguaiano Estigarribia e dall’ennesimo “toro” di Sora Davide Zappacosta, apparsi spesso due autentiche ire di Dio dotate di un passo superiore a quello di qualsiasi difensore viola. Contro questa formazione, galvanizzata tra l’altro dal successo di Cagliari, la Fiorentina ha avuto il merito di venire a fare la sua solita partita, fatta di possesso palla pregevole e occasioni da gol altrettanto pregevoli, anche se dalla gestazione sofferta e dall’esito quasi mai all’altezza delle aspettative.
Dalle esigenze di turnover e di convalescenza esce un centrocampo con Badelj e Mati Fernandez al posto di Pizarro e Borja Valero. Tanto il neoacquisto croato che l’ex promessa cilena se la cavano benino. Il primo si piazza in mezzo al campo con sicurezza, non fa mai niente di eclatante ma anche sbaglia poco o nulla. Il secondo riprende il discorso da dove era stato costretto ad interromperlo, nel match di andata a Torino contro la Juventus in Europa League: tanta fantasia e tanti dribbling, che nella tonnara atalantina potrebbero sortire qualche effetto positivo. Così come le giocate di un Cuadrado che almeno nei primi trenta minuti si conferma ispirato come non mai, prima di arrendersi all’evidenza del fatto che l’arbitro Carmine Russo non è di scuola europea, non fischia le falciate (perlomeno quelle atalantine) come il suo collega austriaco di giovedi scorso. A un certo punto, meglio salvare le gambe.
In regia torna Aquilani, e fa vedere che i discorsi sul rinnovo del contratto – veri o presunti che siano – sono questioni di lana caprina. Il numero 10 è imprescindibile per questa squadra, tocca una quantità di palloni impressionante, li tocca tutti bene, di piede e di testa. Un po’ come dietro di lui Gonzalo Rodriguez, il secondo regista di questa squadra. Non è un caso che nella ripresa, quando dopo il vantaggio viola il fiato inevitabilmente cala e l’Atalanta schiaccia la Fiorentina nella sua metà campo alla ricerca del pareggio, i due siano i più lucidi a leggere la situazione e a spendere falli tattici che danno respiro ai compagni ma che purtroppo valgono anche due ammonizioni da parte di un Russo che solo nell’occasione ritrova il fischietto precedentemente smarrito.
La difesa a tre patisce un po’ troppo le folate orobiche soprattutto sulla destra, come si è detto. Per fortuna, nelle uniche due – clamorose – occasioni dei padroni di casa Norberto Murara Neto mostra tutta la sicurezza acquisita nell’ultimo anno con due paratone. La Fiorentina aveva sfiorato più volte il vantaggio nel primo tempo, soprattutto con Ilicic e Alonso, ma Boakye si ritrova solo davanti al portiere viola che con la gamba di richiamo riesce a deviare sul palo.
Sarebbe stata una beffa, capace come altre volte di trasformare una bella prestazione viola in un probabile inferno. Nella ripresa Boakye offre il bis, dopo il vantaggio fiorentino, e Neto fa altrettanto salvando il risultato e i tre punti. A quel punto i compagni non ne hanno più da spendere, solo da resistere nel Fort Apache finale, a cui Montella – che può fare solo tre cambi – aggiunge Micah Richards (non male la sua prova) al posto di un esausto Pasqual e Juan Vargas al posto di un altrettanto provato Juan Cuadrado.
Dopo aver fatto gioco per settanta minuti, il fortino viola resiste negli ultimi venti di agonia, più cinque di recupero interminabile. Come interminabile (e inascoltabile) è parsa, a chi ha seguito la partita su Sky, la telecronaca dell’ex Massimo Ambrosini, al quale consigliamo un po’ più di obbiettività se intende intraprendere la carriera di commentatore in modo duraturo, dimenticandosi le proprie vicende di giocatore. Il pareggio atalantino, a lungo invocato dai microfoni di Sky, comunque non arriva ed alla fine i giocatori viola restano sul campo a festeggiare dopo il triplice fischio di Russo.
Per il terzo anno consecutivo, la Fiorentina porta via da Bergamo i tre punti. Per la terza partita consecutiva ci sono luci ed ombre nel gioco viola, insieme alla ricerca di un modulo che produca meno patemi nella ricerca del gol e nella difesa del vantaggio, e che metta soprattutto Mario Gomez in condizione di giocare palloni meno complicati di quelli visti anche ieri, sbloccandosi così prima possibile nella classifica dei marcatori.

Supermario merita un discorso finale a parte. L’ex centravanti del Bayern sta stentando a ingranare, e a farlo nell’unico modo concepibile per un attaccante: segnando gol. Ma la sua presenza in campo vuol dire mezza difesa avversaria costantemente impegnata solo a contenerlo, e spazi notevoli per i compagni. Vuol dire costringere la squadra avversaria 30 metri più indietro. In attesa che, giocando regolarmente, arrivi anche per lui la migliore condizione, Mario Gomez in campo significa buona parte delle chances offensive della Fiorentina. E questo Vincenzo Montella per fortuna lo sa meglio di chiunque altro.

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