mercoledì 3 settembre 2014

Giulia Latorre: J'accuse

Disgraziata la terra che ha bisogno d’eroi. Lo ha detto Bertolt Brecht, uno che di certo non amava gli eserciti, né aveva in simpatia militari, divise ed armi. Chissà cosa pensava dell’Italia, questa terra che di eroi ne ha sempre avuto bisogno, e tanti. Uomini e adesso anche donne spesso in divisa, ed altrettanto spesso abbandonati da una patria che quasi mai ha saputo ricambiare equamente chi l’ha servita, foss’anche soltanto per mestiere, per campare una famiglia, ma sempre con dignità ed onore.
Oggi ricorre l’anniversario dell’assassinio del generale Dalla Chiesa e della moglie a Palermo, per mano della mafia. Ricorre anche quello dell’armistizio di Cassibile, allorché settantuno anni fa un intero esercito, quello italiano, fu lasciato in balia di un nemico ferocissimo e spietato da uno stato maggiore in fuga dietro a un re vigliacco. Passò alla storia come l’8 settembre, ma in realtà il danno – e la relativa imperitura vergogna – furono provocati il 3 da Badoglio, il primo di tanti tecnici chiamati a “salvare la patria” da monarchi o presidenti di repubblica.
Di quanti figli in divisa è stata matrigna questa Italia, verso la quale alla fine è sbottata con parole non molto tenere una delle più giovani nipotine, la figlia di un figlio in divisa che, ultimo della serie, sta pagando per aver fatto nientemeno che il proprio dovere.
Giulia Latorre con il padre Massimiliano
Giulia Latorre è figlia di Massimiliano, il fante di marina del Reggimento San Marco che assieme al collega Salvatore Girone da due anni e mezzo viene detenuto illegalmente, in spregio a qualsiasi norma di diritto, da un paese membro della stessa comunità internazionale a cui appartiene il nostro, l’India.
La vicenda è arcinota, dal giorno in cui i due marò furono fatti scendere dall’Enrica Lexie sulla quale avevano svolto il servizio di scorta armata come da consegne ricevute e regole d’ingaggio stabilite a quello, pochi giorni fa, in cui Latorre si è sentito male ed è stato ricoverato in ospedale dall’ambasciata italiana in India in cui è consegnato dal giorno dell’arresto. I bollettini medici parlano di ischemia.
A questo ultimo ma non meno grave episodio di abbandono da parte dello Stato italiano di suoi servitori – ricordiamo che il governo Monti si fece promotore addirittura dell’estradizione a rovescio dei marò tornati in Italia in “permesso”, quando allora come ora non esisteva alcun atto formale di incriminazione né tanto meno l’avvio di un procedimento giudiziario regolare, ma solo l’arbitrio e la prepotenza di un altro paese, l’India appunto – l’opinione pubblica si è appassionata da subito, spaccandosi come di consueto in due tra chi sosteneva il diritto dei nostri marò e l’infondatezza delle pretese indiane e chi invece si è schierato dalla parte del paese asiatico, nel presupposto che i due militari italiani fossero assassini di due innocui pescatori come sostenuto dalle Autorità dello stato del Kherala.
Il malore che ha colto Massimiliano Latorre ha ridestato questa opinione pubblica nel frattempo distratta da tante altre questioni italiane più o meno spinose. La rapidità con cui la ministra della difesa Roberta Pinotti si è precipitata in India al capezzale del nostro militare conferma la consapevolezza che ha l’attuale governo italiano della necessità di non ripetere gli errori fatti dai predecessori. Sottovalutare la questione Latorre-Girone, evitare di dare soddisfazione alla marea montante di un’opinione pubblica che ormai a maggioranza si sta orientando a chiedere il rimpatrio dei nostri connazionali senza ulteriori manfrine indiane o italiane, sarebbe un gravissimo errore e Matteo Renzi e il suo staff non possono non rendersene conto.
Nel frattempo, come si diceva ci ha pensato la figlia di Latorre a dare la sveglia a quanti ancora si erano assopiti sulla vicenda, lanciando dal proprio profilo Facebook un J’accuse all’Italia dai toni durissimi, anche se poi parzialmente riveduti e corretti: “Si è vero mio padre sta in ospedale perché non sta bene ed ha avuto una mancanza. Ma voi Italia, fateli restare li un altro po'! Vi preoccupare di portare qui gli immigrati che bucano le ruote perché vogliono soldi e non vi preoccupare dei vostri fratelli che combattono per voi, e alcuni perdono la vita. Complimenti Italia, ci state portando alla morte per tante cose!”
Nelle parole della giovane figlia del marò tanta comprensibile amarezza, che trova terreno fertile in quella diffusa tra i suoi connazionali da questa e da altre vicende che si intersecano nell’attualità. Qualcuno ha tentato anche di strumentalizzare lo sfogo di Giulia Latorre creando falsi profili Facebook ed alimentando tensioni a scopo evidentemente politico. Ne è seguito uno dei guazzabugli infernali tipici dei social network, per qualche ora non si è più saputo chi era chi, e chi diceva cosa, finché Giulia non ha ristabilito la verità aggiustando anche il tiro ed il tono delle sue dichiarazioni. Ma la questione posta dalle semplici ed accorate parole di Giulia Latorre resta. La stessa ministra degli esteri Federica Mogherini ne è consapevole, il tempo è scaduto e tergiversare come hanno fatto i predecessori De Mistura o Bonino potrebbe essere fatale.
Le condizioni di salute di Massimiliano Latorre non soltanto preoccupano molto, ma cambiano anche la situazione”, dichiara la Mogherini spiegando come il governo “sta riflettendo su come cambia anche il modo di reagire" nella vicenda dei due marò bloccati in India da oltre due anni e mezzo e aggiungendo che "la internazionalizzazione della gestione della vicenda è pronta" ma intanto si sta lavorando "anche per riaprire nuovi canali di dialogo con il nuovo governo indiano. Su questa base ci stiamo adoperando quotidianamente sia io, sia il ministro Pinotti sia il Presidente del Consiglio Renzi per fare in modo di riportarli in Italia tutti e due il prima possibile".
Alla buon’ora, verrebbe da dire. Come verrebbe da far notare alla signora ministra che l’ischemia che ha colpito Massimiliano Latorre non avrebbe dovuto per la verità cambiare alcunché, poiché la vicenda dei nostri militari detenuti – ribadiamo – illegalmente in un paese straniero è ormai abbastanza chiara a tutti.
Risultano sempre meno ascoltabili voci come quelle della signora Giuliana Sgrena, peraltro a suo tempo beneficiaria del sacrificio di un altro servitore di questo benedetto Stato ma assolutamente immemore di ciò, o di altri nostri concittadini a cui un terzomondismo assolutamente di maniera continua a velare ogni capacità di giudizio. Con impazienza seconda soltanto a quella di Giulia Latorre e degli altri familiari dei due marò, la maggior parte degli italiani aspetta ormai la conclusione di questa indegna vicenda nell’unico modo possibile ed accettabile.

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