domenica 30 novembre 2014

Cagliari finalmente viola

Se Verona è il centro benessere della Fiorentina, Cagliari è la sua Nemesi. La parola, di origine greca, significa evento negativo che si verifica puntualmente dopo un periodo positivo. A Cagliari, insomma, si perde, anche nelle annate migliori. Al Sant’Elia, ma anche a casa nostra a Firenze, contro il muro dei rossoblu si sono quasi sempre infranti i nostri sogni. Dai tempi di Gigi Riva, che strappò via dalle maglie viola il secondo scudetto, a quelli di Franco Selvaggi, che impedì sempre ai viola di cucirsi sulle maglie il terzo.
Per citare soltanto gli episodi più famosi, perché ce ne sono stati altri nel tempo. Nella scorsa stagione fu proprio il Cagliari a segnare in negativo una stagione viola che avrebbe dovuto essere trionfale. All’andata, i rossoblu picchiarono come fabbri, tra le vittime ci fu proprio Maro Gomez che fu messo fuori gioco per due terzi di campionato. Al ritorno la rincorsa al terzo posto di una Fiorentina che aveva imparato a fare a meno delle sue punte fu frenata da una brutta prestazione in Sardegna al cospetto di rossoblu scatenati.
Nemesis è un termine che implica un destino negativo che non si può scongiurare. O quasi. Viene il giorno in cui tuttavia si può affrontare il destino e rovesciarlo, se lo si affronta senza fatalismo. Oppure se semplicemente si schierano in campo le proprie forze con intelligenza e determinazione. Mettendo dentro gli uomini più in forma e motivandoli a dovere.
Qualcosa è scattato nella testa di Vincenzo Montella. Finito il periodo delle “dimostrazioni” tese a significare a società e tifosi quanto scontento fosse della squadra che si ritrova in mano per la terza stagione, dopo l’ultima sosta della Nazionale è arrivato per lui finalmente il momento di ottimizzare quella squadra, di farla rendere al meglio, visto che poi tanto male non è, specialmente in un campionato ormai mediocre come il nostro.
E così, reso il doveroso tributo con tanto di abbraccio al suo vecchio allenatore dei tempi romani Zdenek Zeman, non gli ha offerto però il cortese omaggio già fatto ad altri di bloccare le potenzialità offensive della squadra viola con “falsi nueve” ed altre amenità, ma ha messo sul terreno di gioco i migliori, incitandoli a ripetere le ultime prestazioni di Verona e Guingamp (quest’ultima almeno per il primo tempo).
Neto, Savic, Gonzalo, Basanta e Alonso sono in questo momento il meglio che la Fiorentina ha in difesa. Il miglior centrocampista, Aquilani, va a sedersi in panchina, ma i Borja Valero, i Pizarro e i Mati Fernandez che vanno in campo oggi sono decisamente migliori di quelli visti finora dall’avvio di questo campionato. Davanti Joaquin e Cuadrado sono quanto di meglio abbiamo in attacco, lo spagnolo che non sente lo scorrere del tempo ed il colombiano che smania per ritornare al suo tempo migliore, quello della scorsa stagione. Mario Gomez poi ha bisogno di ridiventare Mario Gomez, e per farlo deve giocare più che può.
Formalmente sarebbe un 3-5-2, di fatto è come nei primi minuti a Guingamp una Fiorentina che sta ritrovando confidenza con possesso palla e schemi di gioco offensivo, che aggredisce le partite prima che gli avversari aggrediscano lei, che finalmente mette la palla in rete alla prima occasione o quasi, senza farsi avvilire da occasioni sprecate in serie. Il Cagliari di Zeman, rispetto a quello della scorsa stagione, picchia molto meno e gioca molto di più. Fino al 50° minuto, è perfettamente in partita. Una partita equilibrata e finalmente divertente, che i viola hanno il merito di indirizzare subito dalla loro parte ma che se i rossoblu fossero più bravi o forse più fortunati potrebbero riacchiappare in virtù del loro gioco fatto di ripartenze micidiali. Ibarbo è un’ira di dio, Savic, Basanta e Gonzalo devono fare gli straordinari per chiudere su di lui, Pisano, Cossu e Farias.
Ma stavolta la Nemesi distribuisce il suo favore ai viola, regalando loro una delle vittorie in trasferta più eclatanti della loro storia, quasi a compensazione di tante delusioni passate. Stavolta la Nemesi riporta in auge personaggi quasi dimenticati, o sulla via di esserlo. Il migliore in campo è Joaquin, Montella ormai non ci dirà mai cosa aspettava ad impiegarlo. Lo spagnolo sembra tornato la Furia Rossa di un tempo, la sua prestazione fa quasi impallidire quella di Cuadrado, che tuttavia si danna l’anima per liberarsi dai suoi ritardi attuali, fisici e mentali, oltre che dei raddoppi avversari, ed alla fine ci riesce alla grande.
Il punteggio viene sbloccato però dal funambolo cileno che ha brillato a Firenze solo per brevi periodi. Qualcuno già etichettava Matias Fernandez come giocatore da calcio a cinque. L’ex Colo-Colo prende in mano la situazione fin dal primo calcio di punizione, piegando quasi le mani al portiere rossoblu Cragno. Sul secondo, il ragazzo di Fiesole trapiantato in Sardegna si fa sorprendere dalla traiettoria alla Rui Costa del cileno. La palla finisce in rete, Mati viene abbracciato dai compagni mentre spedisce un bacio a qualcuno. La porti un bacione a Firenze, o almeno a chi ha creduto in lui fino ad adesso.
La Fiorentina potrebbe giocare a questo punto in contropiede, ma proprio non le è congeniale. Il gioco ormai è quello, possesso palla ed accelerazioni. Almeno, quando è svolto con la padronanza di oggi, è un gioco produttivo. Il Cagliari potrebbe farle male con Ibarbo e lo sciagurato Farias, che ad inizio ripresa si mangia due gol fatti, salvati alla disperata dal soldato Savic. La legge del calcio si conferma in questo caso implacabile: gol mancato gol subito. Il Cagliari meriterebbe il pareggio ma la Fiorentina sta meritando di rimanere in vantaggio. Un’azione insistita dei viola, una delle tante, si conclude fuori area sui piedi del buon Mati, che si ricorda di avere i numeri per tirare in porta e lo fa. E’ la sua giornata, quella che forse ricorderà a lungo. Rasoiata all’angolino sinistro di Cragno, due a zero, Fiorentina che vede allontanarsi lo spettro di Guingamp ed al suo posto appressarsi una cavalcata trionfale.
Il Cagliari accusa la mazzata e con il calo di fiato e di morale mette in mostra i limiti del calcio di Zeman. Per i viola nella difesa rossoblu si apre un’autostrada a quattro corsie. Appare chiaro a questo punto che in contropiede la Fiorentina può segnare una sporta di gol. Montella ritarda i cambi, le cose per i suoi vanno talmente bene che ha quasi una remora a togliere uno qualsiasi dei suoi pezzi. Alla fine entra Aquilani a razionalizzare il possesso palla a centrocampo a spese dei numeri di Mati Fernandez, l’eroe di giornata. Joaquin rimane in campo, spesso nelle azioni di ripartenza si fa addirittura vedere come il più lesto a rovesciarsi in area avversaria. Borja sembra ritrovare a poco a poco la confidenza con la regia avanzata, un suo break a metà ripresa meriterebbe miglior sorte della ciabattata che Mario Gomez indirizza in curva.
Non c’è tempo di disperarsi per Marione. Il suo problema è solo psicologico, per due volte ha anche tolto di porta la palla scagliata da compagni, ci sarebbe di che avvilirsi. Ma il ragazzo di Germania ha carattere, alla fine gli capita la stessa palla che a Verona era finita sulla traversa. Stavolta Supermario si fa mezzo campo fino davanti al portiere avversario. Lì giunto, ha ancora lucidità per ignorare Joaquin meglio piazzato e per spedire nell’angolino sinistro. Un gran gol, che come dirà lui stesso dopo la partita gli leva dalle spalle un peso immane. Dopo oltre 250 giorni il tabellino del suo score torna a muoversi, il sorriso torna sul suo volto, i pugni al cielo.
Sul tre a zero, Montella decide che è il caso di mettere la testa alla Juventus, che renderà visita alla Fiorentina venerdi prossimo. Savic e Cuadrado sono diffidati. Dapprima è il serbo a lasciare il posto al connazionale Tomovic, poi è il colombiano ad uscire per Vargas, ma non prima di aver segnato in contropiede il quarto, splendido gol, con un tocco potente e piazzato alla sua maniera.
Va tutto bene alla Fiorentina adesso. Perfino l’arbitro Calvarese dirige senza sbavature, neanche lontano parente del Calvarese che nella scorsa stagione fece infuriare Firenze regalando al Napoli una vittoria immeritata e beffarda. Il resto lo fanno gli attaccanti rossoblu che proprio non ce la fanno a mettere nella porta viola il gol della bandiera, malgrado la Fiorentina non infierisca più, né in attacco né in difesa. Un quinto splendido gol viene annullato comunque ad Aquilani per fuorigioco, peccato per il gran tiro al volo del numero 10 su assist preciso di Pizarro.
Finisce così, la Fiorentina si ritiene paga dei doni della Nemesi, non infierisce e non affonda più. Meglio tenere qualche colpo in serbo per venerdi prossimo. Arriva la Juve, come si è detto, per la madre di tutte le partite. Nel frattempo, la zona Europa League è a tre punti, quella Champion’s –occupata dal sorprendente Genoa di Gasperini (come dire, si potrebbe anche fare) – è a soli quattro.

E’ un campionato assurdo, stranissimo. Sognare o disperarsi è questione di un attimo. Se il tempo dei capricci è finito, se gli uomini migliori stanno tornando, forse qualcosa si può combinare davvero.

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