martedì 4 settembre 2012

RENZIADE: Matteo Renzi, lo Stil Novo che avanza

Chi lo ha visto in maglia viola allo stadio, sa che ormai la questione è arrivata ad un punto di non ritorno. Nella Tribuna Autorità, di solito, le cosiddette Autorità sono solite portare i figli più o meno piccoli con indosso la maglia della squadra, e questo è normale, percepito come tale, ed anche simpatico, come tutto ciò che è legato all’infanzia.
Lui è andato oltre, come sempre. Quando si è presentato, la maglietta la indossava lui, con tanto di numero e nome approntati dalla solerte società viola, e siccome a volte la fortuna aiuta i molto audaci, poiché la Fiorentina ha vinto, ha finito per scrivere un’altra pagina spettacolare della sua storia personale e del suo ancora più personale modo di fare il Sindaco di Firenze.
Matteo Renzi non è fatto per unire. O lo ami, o lo detesti. Dal giorno in cui si è affacciato sulla scena della vita politica prima cittadina e poi nazionale, l’ha trasformata in uno show di cui è il protagonista assoluto, riducendo a comprimario chiunque lo affianchi o lo affronti. Capace di rubare la scena a Roberto Benigni, a Cesare Prandelli, a Vittorio Sgarbi, perfino a Silvio Berlusconi (che di scene se ne intende), Renzi buca lo schermo come pochi altri.
Della politica c’è da chiedersi cosa abbia capito, della comunicazione ha sicuramente capito tutto, e sembra più che mai intenzionato – e capace – di ripetere la parabola del suo predecessore, il Grande Comunicatore di Arcore. Ma l’uomo di Arcore, al confronto, pare demodé, superato. Non si è mai visto con la maglietta del Milan addosso.
Barzellette sì, ne racconta, ma non più sfacciate di quelle di Benigni. Non ha mai premiato nessuno, finendo tra l’altro per tenersi lui il vero premio. Non ha mai scritto libri. Perlomeno non libri che riscrivono la storia della letteratura e della politica italiana (altri l’hanno fatto per lui, se mai). Renzi fa tutto questo e anche di più.


La sua ultima fatica letteraria tra l’altro è un testo chiave, per capire non solo l’autore, ma anche il destino dell’Italia che egli s’appresta a girare in campagna elettorale a bordo dei due camper appena affittati. Si, perché il nostro – primarie del PD o no –ha deciso, scende in campo, e se la sorte gli arriderà (in Italia la sorte è poco esigente, arride facilmente), governerà quell’Italia con la stessa verve dimostrata nell’amministrazione del capoluogo toscano.
Magari sfilandosi la maglia viola per indossare quella azzurra. Stil novo. La rivoluzione della bellezza tra Dante e Twitter. Già il titolo dovrebbe far pensare (c’è tempo fino all’ultimo momento, nella cabina elettorale): il Sindaco che studia da Presidente del Consiglio, e che per conseguire questo salto di qualità ha deciso di virare verso un look e un atteggiamento giovanilista estremo, condivide con la generazione che più lo intriga rappresentare un quantomeno singolare approccio culturale verso il passato, frutto anche di decenni di pubblica istruzione tra il devastante e il compiacente.
Nel libro, se poi si ha il coraggio di sacrificare preziosi momenti di vita e di sfogliarlo, si trova tutto lo Zibaldone (programma pare una parola grossa) del Sindaco che twitta. I grandi personaggi del Medioevo fiorentino erano modelli di virtù, senza bisogno di partiti o sindacati che non rappresentano nessuno o servono a nulla, con un Welfare State perfettamente funzionante grazie alle Dame di Carità, con nobili signori che sapevano quando era il momento di rottamarsi a favore dei giovani (nessuna menzione ovviamente di tecnologie alternative quali la congiura, l’avvelenamento, l’accoltellamento, ma son dettagli), con altrettanto nobili re che facevano fallire le banche non pagando i debiti al contrario di quanto succede oggi (che nessuno paga i debiti, ma falliscono gli Stati), et similia.
Colpisce il fatto che nessuno degli esempi portati dal Renzi sia successivo all’ancien régime, ma d’altra parte si parla di bellezza e di stil novo ed è noto a tutti coloro che condividono l’impostazione culturale del Sindaco, o semplicemente come lui hanno fatto il Boy Scout, che l’umanità dopo la rivoluzione francese ha prodotto veramente poco in ogni campo.
Dal Big Bang con cui presentò alla Leopolda la sua tempesta di idee alle pacche sulle spalle con un Della Valle altrettanto aperto alle nuove tendenze, passando per la poetica di un Dante che chissà cosa starà facendo nella tomba e una pagina di Facebook dove si parla di tutto con pari disinvoltura ed altrettanto costrutto (e dove gli si può chiedere di tutto, subito qualche solerte sostenitore risponderà al posto suo), Matteo Renzi si è candidato a diventare il Baden Powell d’Italia.
I Boy Scout, fedeli al loro motto, sono sempre pronti, e anche molti ex PCI-PDS-DS in crisi di identità. Personaggi in cerca d’autore a cui nessuno ha saputo spiegare perché devono sostenere Monti e le sue lacrime ed il suo sangue (e senza nemmeno le Dame di Carità del Renzi), ma che non possono fare a meno – per propria abitudine mentale - di seguire insegnamenti ed orme di un nuovo Grande Timoniere e della sua dottrina.
E’ stata una lunga strada quella di Renzi. Mentre allagava il pubblico italiano di trasmissioni televisive a 360°, il pubblico fiorentino ha visto la propria città allagata diverse volte a causa della pioggia e di tombini poco collaborativi, e una volta addirittura trasformata dalla neve nella New York di The Day After Tomorrow. Ma il nostro ha idee e soluzioni brillanti, l’ha dimostrato, e così ha celermente provveduto: gli ultimi allagamenti non sono colpa sua, ma delle municipalizzate alle quali ha trasferito la responsabilità. Chi va sott’acqua, e poi gli punge vaghezza di twittare o condividere su facebook delle rimostranze (e qualche improperio) sulla pagina del Sindaco, che almeno si documenti prima, e che diamine!
E ogniqualvolta le previsioni meteo hanno indicato neve, le truppe del Comune con tanto di spargisale sono sfilate in parata in Piazza della Stazione (rispettando anche la ZTL), come una volta succedeva a Mosca il 7 novembre. La neve, va detto, intimorita, non ha avuto più il coraggio di farsi viva. Perché Renzi è uno che studia, impara e rielabora.
Se la magistratura indaga sulle sue assunzioni facili al tempo della Provincia, o sulla gestione allegra dei finanziamenti della Margherita da parte di Lusi e di chi ne ha beneficiato, allora è il momento di inserire nel programma la riforma della Giustizia, addirittura come priorità. La sua canzone preferita attualmente è We take care of our own, di Bruce Springsteen. Tradotta in fiorentino, mi preoccupo del mio.

Non si sa qual è stata la reazione del Boss alla notizia. La sua ultima parola d’ordine è esportare il modello fiorentino a livello nazionale. Non è dato sapere quanti fiorentini apprezzano e ringraziano, ma è facile pensare che molti, ritenendo di avere già dato, sperano. Non sarebbe la prima volta che Firenze si libera dei suoi problemi spedendoli a Roma. Padre Dante & C. insegnano.

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