venerdì 12 dicembre 2014

La Fiorentina che purtroppo ti aspetti

Che fosse una partita che da parte fiorentina nessuno aveva voglia di giocare (e pochi anche di andare a seguire dal vivo) lo si vedeva lontano un miglio. La squadra viola era già prima classificata nel girone di qualificazione. La testa, come aveva esplicitamente dichiarato Marcos Alonso in conferenza stampa alla vigilia, era al prossimo impegno di campionato, in quel di Cesena. C’era solo, come si suol dire in questi casi, da onorare maglia e impegno. Valori peraltro un po’ demodè, ultimamente, per non parlare del rispetto del pubblico pagante. Il quale nella circostanza era comunque assai scarso, malgrado la campagna promozionale fatta quasi porta a porta dalla stessa ACF Fiorentina. Con buona pace di tanti discorsi sul nuovo stadio.
La realtà, come spesso succede non solo nel calcio, ha superato la fantasia. Vincenzo Montella non “teneva il genio”  – come si dice dalle sue parti – di mettere in campo una squadra per questo ultimo turno preliminare di Europa League per di più utilizzando le cosiddette seconde linee. Giocatori che – ormai è chiaro – lui non sente suoi, non li ha chiesti, “non li vede”.  Questi giocatori peraltro hanno dimostrato di ricambiare appieno la cortesia. Lungi dal sentire l’impegno come un’occasione per mettersi in mostra e far ridiscutere al mister certe gerarchie, sono scesi in capo compassati come per una partitella d fine allenamento estivo.
Ne è venuta fuori una passerella per la Dinamo Minsk, che ha messo in campo una tecnica passabile e la voglia di liberarsi del “cucchiaio di legno” nel girone – per usare un termine rugbistico – sorprendendo questa Fiorentina B presuntuosa e imbevuta di una sufficienza a cui hanno fatto degna cornice gli spalti del Franchi in gran parte deserti. I tifosi sono rimasti avvedutamente in gran parte a casa propria, allineandosi nel pronostico alla pay per view che all’ultimo momento ha preferito la partita del Napoli per la trasmissione in chiaro. Pochi pronostici sono risultati più azzeccati. I pochi che sono accorsi allo stadio hanno battuto le mani o fischiato più che altro per riattivare la circolazione e scaldarsi.
Unici segni di vita questa tifoseria giustamente surgelata nel fisico e nell’anima sembra averne dati soltanto in occasione dell’ingresso in campo del giovane Minelli al posto di Cuadrado (e il ragazzino ha fatto di tutto per ripagare gli applausi di incoraggiamento) e poi di quello di Josip Ilicic messo all’inizio della ripresa al posto di un inconcludente Gomez quando già la Fiorentina stava sotto di un gol (e lo sloveno ha fatto di tutto per meritarsi i fischi con cui é stato accolto).
Simone Minelli, talento emergente della Primavera viola, si è meritato la convocazione in prima squadra a suon di gol e di belle prestazoni. Entrato al 25’ al posto di un Cuadrado che non aveva meritato fino a quel punto né infamie né lodi (e che per fortuna non ha sofferto infortuni) il ragazzino non ha dato il tempo al pubblico di chiedersi cosa fosse successo gettandosi subito nel vivo del gioco con personalità, buona classe individuale, senso della posizione e dei movimenti. Solo l’emozione prima e la bravura del portiere Gutor poi gli hanno negato la gioia di un eurogol all’esordio, come era successo la scorsa stagione a Ryder Matos. Ma il numero 43 ha dimostrato comunque buoni numeri anche in prospettiva, venendo infine premiato dalla splendida azione personale che allo scadere ha fruttato a Marko Marin l’assist per una comoda realizzazione del gol della bandiera viola.
Per il resto, notte fonda oltre che fredda. Proprio Marin è stato la delusione principale della serata, gelando – è il caso di dire – gli entusiasmi di chi aveva chiesto a gran voce il suo impiego non solo in questo test match ma anche nelle prossime gare dei viola. Il tedesco ha lasciato scarsi segni su questa partita (gol a parte) e non ha affatto impressionato. Sempre leggero, poco incisivo e quasi mai pronto a dare via il pallone di prima come aveva dimostrato di saper fare nelle precedenti brevi apparizioni, si può dire che non ha fatto rimpiangere Borja Valero, almeno nella versione attuale dello spagnolo. Per l’ex promessa di Germania sicuramente una grossa occasione persa.
Male la difesa, due volte sorpresa dagli onesti pedatori bielorussi grazie al riaffiorare di antiche lacune (cambiando i fattori, cioè gli uomini, il prodotto non cambia). Sul primo gol subito Kontsevoi è stato lasciato spaventosamente libero nell’area piccola da una dormita generale. Sul secondo, il contropiede di Adamovic che libera Nikolic solissimo a centro area e gli permette un comodo “tap in” è invece un classico per una difesa che – come ha dimostrato anche venerdi scorso – è difficilmente superabile quando è schierata (e concentrata) ma lo è spesso invece quando viene presa in velocità dalle ripartenze avversarie. Tatarusanu stasera è stato tutto sommato esente da colpe, non ha fatto miracoli, del resto non gli venivano chiesti. Nell’immediata vigilia è arrivata comunque la notizia del rinnovo di Norberto Neto. Il che, francamente, rasserena abbastanza l’animo visti gli attuali chiari di luna.
Badelj, Kurtic, Lazzari stasera non hanno avuto altra ragion d’essere in campo che quella di far chiedere a tutti che senso ha avuto l’ultima campagna acquisti. A ciò si aggiunge un Mario Gomez piantato in terra come un colonnino di cemento, un Cuadrado che miracoli anche lui non ne fa più (e magari adesso dopo la condizione fisica sta compromettendo anche il proprio morale). Ilicic è sempre Ilicic, spendere altre parole sarebbe sparare sulla Croce Rossa.
Vincenzo Montella è stato per tutta la partita una via di mezzo tra una statua di sale e il Dustin Hoffman di “Rain man”. Difficile dire cosa si agiti dentro di lui, se qualcosa stasera si agitava. La sua assenza di reattività è in qualche modo preoccupante, e non si spiega certo con lo scarso valore di questa partita dal punto di vista dei tre punti. In compenso il suo gioco ormai appare sedimentato su livelli ormai distanti da quelli impreziositi a suo tempo dai vari Jovetic, Rossi e Borja Valero prima maniera.

Mai pausa invernale fu più tempestiva. A primavera, quando la Coppa riprenderà con i trentaduesimi di finale e con cinque italiane in lizza, speriamo che tra queste sia la Fiorentina ad aver ritrovato una ragione di sé migliore di quella con cui ha salutato questa prima fase. Domenica intanto a Cesena è attesa da una versione ancora più agguerrita di questa Dinamo Minsk che alla fine è l’unica ad aver voglia di trattenersi ancora in questo stadio Franchi ormai deserto nella fredda notte fiorentina.

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