martedì 16 dicembre 2014

London calling



Dall’urna di Nyon per la Fiorentina esce una delle leggende del calcio. Il Tottenham Hotspurs è uno dei club inglesi più blasonati e carichi di storia. Il calcio moderno è nato nelle Isole Britanniche, la cui capitale aveva ed ha mantenuto almeno sette squadre tra prima e seconda divisione.
Gli Spurs sono la squadra del sobborgo omonimo di Londra. Furono fondati nel 1882, quando nel continente nemmeno si sapeva ancora cosa fosse il calcio, eccezion fatta proprio per una città italiana che aveva vaghe reminiscenze rinascimentali di un gioco nato all’ombra della più prestigiosa signoria dell’epoca e diventato famoso per essere stato giocato ufficialmente per la prima volta in faccia al più grande degli Imperatori d’Europa: la Firenze dei Medici posta sotto assedio da Carlo V, colui sul cui impero non tramontava mai il sole.
Non appena la pallina esce dall’urna, ecco che subito si scatena il consueto tormentone: sorteggio fortunato, sorteggio sfortunato, è andata meglio alle altre, macché, sono gli inglesi che si devono preoccupare, e via dicendo. E’ andata così, Celtic Glasgow per l’Inter, Feyenoord per la Roma, Trabzonspor per il Napoli e Atletico Bilbao per il Torino. Tutti clienti scomodi, siano i temibili baschi o i terribili turchi di Trebisonda, gli scozzesi discendenti di Braveheart o gli olandesi epigoni dei pirati protestanti di Guglielmo d’Orange.
A noi toccano gli ultimi discendenti dei maestri del calcio, si rinnova un confronto anglo-italiano dalla storia lunghissima e gloriosa, per l’Italia e per la Fiorentina che a Ibrox Park (contro l’altra squadra di Glasgow, i Rangers) vinse la prima edizione della Coppa delle Coppe nel 1961 e nel 1976 vinse proprio qui a Londra contro il West Ham una delle ultime edizioni della Coppa Italo-Inglese, che si disputava tra le vincitrici delle Coppe di Lega dei due paesi. Per non parlare della notte in cui Omar Gabriel Batistuta ridusse al silenzio Wembley ed eliminò l’Arsenal dalla Champion’s League.
Altri tempi? Se sia andata bene o sia andata male, se i viola saranno in grado di rinverdire fasti di un passato che comincia ad allontanarsi molto nell’Almanacco del calcio, o quantomeno di superare un trentaduesimo di finale decisamente ostico, sarà il campo a dirlo e lo farà tra tre mesi, quando la stagione, i terreni di gioco e anche le condizioni delle squadre saranno forse completamente differenti.
Inutile fasciarsi la testa o avventurarsi in pronostici adesso, sviscerando le deludenti prestazioni di un Tottenham che stenta a rimanere all’altezza del proprio glorioso passato. Due titoli nazionali, esattamente come la Fiorentina, otto coppe nazionali, due in più dei viola, una Coppa delle Coppe al pari di Firenze ma due coppe UEFA in più. Dalla scorsa stagione la squadra arranca, la società è ufficialmente in vendita e si appresta addirittura a lasciare lo storico (e troppo oneroso) impianto di White Hart lane nel sobborgo di Tottenham, Haringey, North London.
Le ultime uscite degli Spurs sono state altrettante sconfitte, in casa in campionato con lo Swansea, ad Istanbul contro il Besiktas dietro cui hanno concluso la fase a gironi di Europa League. Peggio forse della Fiorentina arruffona di questo inizio stagione, anche se il calcio inglese negli ultimi anni è complessivamente rinato e gioca sulle ali di un entusiasmo che in Italia è perso da tempo.
Un pronostico serio è dunque impossibile, così come per le altre cinque italiane. E’ la stessa consistenza del nostro calcio attuale a sconsigliarlo. Sono tutte squadre di buon livello europeo le nostre avversarie, ma negli anni d’oro non le avremmo quasi prese in considerazione se non in funzione preparatoria di scontri ben più impegnativi nelle fasi successive. Adesso siamo scesi, nel ranking ma soprattutto nella forza. Una delle due migliori squadre italiane ne prende sette dalla migliore squadra tedesca, e poi ne prende due in casa dalla seconda squadra di Manchester, dove una volta – ai tempi di Falcao e Bruno Conti – andava a dare spettacolo senza quasi neanche togliersi la tuta.
Questi sono i tempi che corrono. Per la Fiorentina bisognerà vedere come sarà trascorso l’inverno dello scontento. Di Montella che ancora non ha fatto pace con l’organico della squadra che allena, della società che si trova una volta di più di fronte ad un mercato di riparazione in cui non avrebbe voluto minimamente impegnarsi e che invece dovrà forse sfruttare con estrema attenzione e abilità, di giocatori tra i quali serpeggia uno stato d’animo altalenante tra il malumore per le scelte del tecnico e la voglia di riprendere comunque e malgrado tutto la corsa delle scorse stagioni ed il feeling con la tifoseria. Di questa stessa tifoseria, che tiene in sospeso qualunque perplessità su questi primi mesi di campionato e Coppa in attesa di vedere che risultati arriveranno a primavera.
E’ una bella gita quella a Londra, e a fine febbraio non è neanche altissima stagione. Mettiamola così, ci sono posti peggiori nei quali seguire la propria squadra del cuore. E se si vuole – a torto o a ragione – coltivare sogni di gloria in questa Coppa di Lega Europea un Tottenham prima o poi va affrontato. Gli “speroni” non graffiano forse più come una volta, ma è pur sempre un derby tra gli inventori del calcio. Ci vorrà la migliore Fiorentina, Della Valle e Montella sono avvisati.

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