venerdì 14 settembre 2012

Addio a Novantesimo Minuto


E’ la fine di un’epoca, che ha caratterizzato la nostra storia sociale e familiare dai tempi della televisione in bianco e nero fino a quelli della pay TV. Addio Maurizio Barendson, Paolo Valenti (foto), Tonino Carino, Luigi Necco, Marcello Giannini. Addio anteprima dei gol segnati in una giornata di campionato giocata tutta insieme, o comunque ancora in gran parte, nel pomeriggio della domenica.
Si tornava a casa stanchi, infreddoliti o accaldati, incavolati o entusiasti. I babbi brontolavano i figlioli o perdonavano tutto a seconda se la squadra aveva perso o vinto. Ma la prima cosa era accendere il televisore per vedere Novantesimo minuto. Per rivedere quei gol che si erano soltanto intravisti magari da postazioni infelici allo stadio. O che erano stati segnati in altri campi, e si erano solo immaginati fino a quel momento nel racconto dei radiocronisti di Tutto il calcio minuto per minuto. Ed erano altre incavolature, o altri entusiasmi. Il rigore per noi c’era, il gol di quell’altra no, manco per sogno... si arrivava all’ora di cena, e poi alla Domenica Sportiva serale ebbri di calcio, in una apoteosi che si rinnovava domenica dopo domenica, dal dopoguerra fino a poco tempo fa.
Ultimamente, con l’avvento delle pay-tv, la Rai e Mediaset (che si erano fatte guerra per anni) reggevano male la concorrenza miliardaria di Sky. Murdoch offriva spesso di più ad una Lega Calcio sempre più ingorda di introiti da riversare in un calcio sempre più costoso.
Allora la RAI – per esempio – si era inventata trasmissioni come Quelli che il Calcio, dove Fabio Fazio e Marino Bartoletti, con l’aiuto di immagini comunque prese dagli stadi e di ospiti estemporanei riuscivano comunque a restituire sensazioni in diretta a chi era costretto a casa e senza immagini, almeno fino al fatidico novantesimo minuto.
E’ tutto finito. Dal prossimo fine settimana, chi non è abbonato Sky vedrà i gol soltanto la sera tardi. La multinazionale televisiva del magnate australiano Murdoch si è aggiudicata i diritti di trasmissione in chiaro delle immagini sportive per il triennio 2012-15 del campionato italiano di calcio. Chi ha il decoder, alle sei vedrà i gol, gli altri aspetteranno la notte sulle altre reti. L’asta ha fruttato alla Lega Calcio 3,2 milioni di euro l’anno, che uniti ai proventi di altri diritti consente complessivamente al presidente della Lega Maurizio Beretta di mantenere la promessa di un miliardo di euro l’anno da distribuire alle varie società affiliate alla Lega (serie A e serie B).
Si può discutere sulla opportunità e sulla moralità di certe cifre, e non da oggi. Si può discutere se questo Calcio non sia diventato un business a livelli troppo vertiginosi, nel bel mezzo di una crisi economica che sta stringendo alla gola la nostra società. Si può ragionare sulla efficacia dell’azione dei vari governi di fronte all’effettivo peso economico delle multinazionali che gestiscono vari servizi, tra cui quello televisivo. Sta di fatto che è un altro pezzo non solo di storia, ma anche di produttività italiana che se ne va.
Con la stessa sfiducia nel sistema-paese con cui si è scelto di non partecipare alla selezione per la città ospitante le Olimpiadi 2020 (con Roma che era praticamente in pole position, per crediti acquisiti in passato), così si sceglie di non investire più nei servizi pubblici, tra i quali la RAI. La spending review colpisce sistematicamente prodotti italiani di qualità, a beneficio innegabile di potenze economiche estere. A raccontare un calcio italiano dove ormai gli italiani non giocano quasi più, sarà d’ora in poi una televisione australiana.
Qualcuno ironizzava sul web sulla somiglianza fra la signora Anna Maria Tarantola, fresca nominata ai vertici di Viale Mazzini, ed il presidente del consiglio Mario Monti. Senza scomodare Lombroso o Crozza, si può affermare che c’è una somiglianza di attitudine mentale. I banchieri lasciati a se stessi non hanno mai risollevato le sorti né di una singola azienda né di un paese intero. Addio Novantesimo Minuto. Hai reso la nostra infanzia in bianco e nero molto piacevole. E molto più colorata di questa nostra vita di adesso.

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