mercoledì 21 gennaio 2015

Fiorentina, qualificazione e Diamanti

Voi Papu Gomez, noi Mario Gomez. Per commentare questo Fiorentina – Atalanta ottavo di finale di Coppa Italia gli spunti bisogna un po’ inventarseli. Quasi vent’anni fa questa fu la finale che i tifosi viola attesero di festeggiare fino alle tre di notte, quando il pullman di ritorno da Bergamo depositò Batistuta e compagni dentro uno stadio gremito in ordine di posti come per le partite di cartello.
Stasera è una partita che forse l’Atalanta non avrebbe nemmeno voluto giocare, pressata com’è dall’attualità di un campionato in cui naviga nelle zone pericolose della classifica. Colantuono fa un massiccio turnover iniziale e si consegna in pratica fin da subito ad una Fiorentina che, complice anche il buon momento di forma, sente di volerci riprovare dopo la conclusione beffarda – e tragica - della scorsa edizione contro il Napoli.
Il turnover di Vincenzo Montella si limita a Richards e Badelj. Si fa sul serio insomma, quest’anno del resto gennaio non è il tradizionale mese nero del tecnico campano, anzi. Ed é’ un peccato che il prossimo turno avrà luogo il mese successivo, perché ad attendere questa Fiorentina che in dieci minuti ha già liquidato la pratica Atalanta ci sarà la Roma.
Bastano dieci minuti, un gol di Mario Gomez segnato finalmente alla sua maniera (quella di quando era il miglior centravanti di Germania) e un rigore che in quanto a dubbio è secondo solo a quello dato proprio alla Roma ventiquattr’ore prima, per far sì che Montella ritrovi definitivamente il sorriso e i suoi ragazzi una serata di perfetto relax. Quella in cui bisogna badare soltanto a non farsi male o a fare sciocchezze, perché per il resto la partita scivola via in discesa, sul velluto. Il rigore probabilmente non c’è, si diceva, ma la buona notizia è che anche qui c’entra lo zampino di Gomez, quello della Fiorentina, non quello approdato all’Atalanta dopo essere stato a lungo l’oggetto del desiderio – pare – di Vincenzo Montella.
Al ventottesimo Supermario fa doppietta. L’Atalanta grida al fuorigioco, ma le immagini rallentate danno ragione all’arbitro Valeri, che convalida. A quel punto, Colantuono è già negli spogliatoi perché lo stesso Valeri ha udito le frasi poco urbane urlate dal mister orobico dopo il rigore dato ai viola e trasformato da Cuadrado. La partita è chiusa, e sul Franchi scende l’allegria di una serata spensierata, appena mitigata dal gol segnato da Rolando Bianchi (altra vecchia conoscenza dei diesse viola al mercato) e dal freddo umido che cala da Fiesole.
Sul 3-1 l’intenzione dell’Atalanta sarebbe quella di fare una ripresa all’arma bianca, tentando una rimonta velleitaria, impossibile. In realtà, il secondo tempo serve solo alla Fiorentina per fare luce ulteriore su se stessa. Il ritrovato Borja Valero e la discreta vena di Vargas e Cuadrado a cui si aggiunge spesso un Marcos Alonso in vena di giocate estrose dovrebbero consentire almeno il tentativo di avvicinare il mitico 7-1 con cui la Fiorentina di Hamrin stabilì il suo record di punteggio proprio contro l'Atalanta, ai tempi in cui i viola mettevano paura anche al Real Madrid.
Invece, come sempre succede di questi tempi quando i gigliati si trovano in vantaggio a giocare sul velluto, un po’ la tendenza a fare accademia, un po’ la carenza oggettiva di schemi di attacco (incredibile se si pensa che il loro allenatore è stato uno dei più grandi centravanti dell’ultimo ventennio) fanno sì che il risultato alla fine appaia più bugiardo di quello che è. A metà ripresa Papu Gomez va giù in area per un contrasto con Gonzalo, Valeri lo ammonisce per simulazione ma a voler essere obbiettivi sembra che la massima punizione ci potesse stare più che nella circostanza in cui è stata concessa al Gomez Mario, nel primo tempo. Malgrado il predominio tecnico, la Fiorentina a questo punto potrebbe trovarsi sul 2-2, anziche sul 3-1.
Entrano Mati Fernandez per Borja Valero e Babacar per il (finalmente) goleador Mario Gomez. In entrambi i casi il pubblico fiorentino tributa agli uscenti la standing ovation. Ma l’applauso più forte lo riserva alla terza sostituzione. Alessandro Diamanti torna sul prato del Franchi con la maglia viola dodici anni dopo quella incredibile stagione in cui la Fiorentina si chiamava Florentia Viola, il proprietario era diventato da poco un semisconosciuto imprenditore marchigiano a nome Diego Della Valle, il ragazzo arrivato in prestito da Prato era uno dei gioiellini in erba pescati da Giovanni Galli nelle serie minori per ricostruire una squadra che riportasse Firenze nella serie che le competeva, la serie A.
Il quarto d’ora che gioca entrando al posto di un Cuadrado finalmente sorridente insieme a Montella serve più che altro a fargli riprendere dimestichezza con il calcio che conta, dopo l’esilio dorato cinese. Ma il talento pratese fa vedere subito di sapere cosa fare con il pallone. I suoi assist, quando la forma fisica gli consente di arrivare prima degli avversari, non hanno nulla da invidiare a quelli di Borja Valero ed è un peccato che a quel punto i compagni di squadra abbiano smarrito anche quella poca chiarezza di idee in area di rigore avversaria mostrata in precedenza.
Un altro che sfrutta l’occasione a dovere, ribadendo gli enormi progressi compiuti, è Babacar. Il senegalese compie alcune giocate impressionanti, unendo l’estro ad una fisicità che promette di diventare prorompente. Poi c’è l’Alonso a tutto campo, che a tratti si improvvisa trequartista quando sulla sinistra c’è Vargas e a tratti si concede fughe sulla fascia degne del Cuadrado prima maniera. Peccato che lo spagnolo rovini tutto alla fine facendosi espellere per un fallaccio sul talento nerazzurro D’Alessandro. L’Atalanta a quel punto è in dieci uomini per aver esaurito le sostituzioni e per aver patito l’infortunio di Dramé. Finisce in 10 contro 10, con gli interventi che si fanno sempre più ruvidi e Valeri che deve ricorrere spesso al cartellino giallo.
Montella allunga la striscia positiva di questo suo gennaio anomalo. Il prossimo mese lo attende la Roma nei quarti, un avversario con cui lui non è mai riuscito a fare nemmeno un punto da quando siede sulla panchina viola. La stessa Roma che domenica sera sarà qui al Franchi a difendere il suo secondo posto e a non perdere contatto dal primo. Servirà più cattiveria agonistica, in campionato e coppa, di quella mostrata stasera. Ma con un Gomez che riprende a segnare e con i giocatori più estrosi che sono ritornati in forma, chissà che anche questo record negativo possa avere termine.

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