lunedì 26 gennaio 2015

Fiorentina-Roma, il calcio abita ancora qui



Volendo parafrasare il celebre aforisma di Gary Lineker, il calcio è uno sport che si gioca in undici giocatori contro undici, e alla fine vince la Juventus. A ben vedere, al termine della gara del Franchi l’unico risultato che conta è questo. La Roma si allontana a -7 dalla capolista, la Fiorentina, che ne era già lontana a sufficienza, resta al sesto posto a -3 dalla zona Champion’s, a meno che stasera il Napoli faccia il suo dovere. In tal caso i punti di distacco saliranno a 5.
Ma siccome il calcio non è solo risultato, ma ogni tanto, vivaddio, anche spettacolo, non si può limitare Fiorentina-Roma di ieri sera al puro dato statistico, per quanto importante e significativo. Abbiamo più volte scritto in sede di presentazione di queste sfide tra viola e giallorossi (la Roma è la squadra che la Fiorentina ha affrontato più volte nella sua storia, e non è finita per quest’anno perché incombe un quarto di finale di Coppa Italia all’Olimpico a inizio febbraio) che da tempo immemorabile ormai rappresentano un vero e proprio spot per il calcio giocato.
E’ stato così anche questa volta. Garcia e Montella hanno messo in campo due squadre che – al netto delle rispettive assenze – hanno saputo confermare la loro propensione al bel gioco. E hanno sostanzialmente meritato il risultato maturato al termine dei novanta minuti, dividendosi equamente le fasi di predominio e le occasioni da rete. Più forte la Fiorentina nel primo tempo, incapace di chiudere però il match sfruttando le ghiotte occasioni costruite (almeno tre grosse come una casa). Più all’altezza della sua caratura la Roma nella ripresa, capace di venire fuori alla distanza come già nel derby e in altre circostanze con i suoi uomini più tecnici (l’intramontabile capitano ed un Llajic ormai diventato quel giocatore maturo che a Firenze si era potuto soltanto intravedere).
Risultato giusto, dunque, che lascia solo l’amaro in bocca ai viola per le occasioni non sfruttate nel momento migliore ed ai giallorossi per il fatto di dover assistere a questa fuga della Juventus già in avvio di girone di ritorno. Ma chi ha assistito alla sfida del Franchi, quanto e forse più di altre volte, non può dire di non essersi divertito, da qualunque parte degli schieramenti del tifo fosse seduto.
Fiorentina e Roma sono due squadre che quando la condizione le assiste rendono il gioco del calcio un piacere per gli occhi, e questa con i tempi che corrono nel campionato italiano è merce rara. La Fiorentina in particolare sta vivendo il momento che insegue da inizio stagione, quello in cui gli uomini migliori sono entrati finalmente in forma e il cerchio della squadra comincia finalmente a quadrare.
Da Tatarusanu, sulla strada di non far rimpiangere il figliol prodigo Neto, a Mario Gomez, sulla strada di ritrovare la via della rete con continuità, sono molti i giocatori viola che ieri sera hanno messo in campo qualcosa di più della semplice volontà di interrompere la serie negativa contro i giallorossi capitolini. Finora i precedenti parlavano chiaro: nella gestione Montella sei partite e sei sconfitte, e la maggior parte delle volte senza nemmeno discussioni. La legge dei grandi numeri doveva prima o poi trovare applicazione, è successo ieri sera. Il bottino non è pieno, ma la prestazione dei gigliati è di quelle di cui si può esser soddisfatti.
El segna semper lù, dicevano a Milano ai tempi in cui il mitico Maurizio Ganz tirava fuori le castagne dal fuoco prima all’Inter e poi al Milan. Chissà che da oggetto misterioso in preda al male oscuro, Marione Gomez non finisca per diventare qui a Firenze “qualcosa di veramente Ganz”, anche nel senso fiorentino del termine. Dopo i gol che mercoledi hanno consentito il disbrigo della pratica Atalanta, ecco questo segnato con gran riflesso ad un Morgan De Sanctis che probabilmente sarebbe già stato in difficoltà sul tiro di Pizarro da fuori area. La deviazione del tedesco è fulminea e precisa. Un gran gol, di quelli che Firenze aspettava da tempo, temendo che fossero rimasti per sempre a Monaco di Baviera.
Potrebbe raddoppiare e addirittura chiudere nel primo tempo la Fiorentina, ma purtroppo le occasioni migliori capitano regolarmente sulla testa e sui piedi dei suoi difensori. Prima Gonzalo Rodriguez la piazza di testa, ma la toglie dalla porta De Rossi, sempre di testa. Poi i piedi poco addomesticati di Tomovic e Basanta strozzano in gola al pubblico del Franchi l’urlo di gioia per dei gol che sembravano praticamente fatti. Ci sono altre occasioni ed anche un reclamo per una spallata in area romanista di Manolas a Pasqual, che Banti lascia correre. Anche gli ospiti alla fine danno segni di risveglio con Naingollan (paratona di Tatarusanu) e Llajic.
Il tempo finisce con l’1-0 viola che va stretto, anche se il pubblico si stropiccia gli occhi avendo assistito alla partita che i suoi beniamini avevano promesso. Raramente la Roma quest’anno si era trovata così in difficoltà. Unico rammarico, i troppi gol sbagliati, che per quella ben nota legge del calcio possono preludere ad un gol subito, soprattutto quando non si ha una difesa a prova di bomba.
E infatti al rientro in campo la musica cambia. La Roma ha gli uomini per aggredire e ribaltare partita e risultato, la Fiorentina ha una difesa che se presa in velocità qualcosa concede. Basanta è in difficoltà su Iturbe, il primo a capirlo è Totti. Non si è capitani per caso, e Francesco i gradi se li è conquistati da tempo, confermandoli nel primo tempo quando ha cercato di tenere insieme una squadra in difficoltà. Non si è fuoriclasse per caso, l’istinto di un campione come ce ne sono stati e ce ne saranno pochi lo porta a cercare subito la giocata giusta. Un lancio al volo di quaranta metri che taglia tutta la tre quarti viola pesca Iturbe lanciato in velocità. L’argentino salta Basanta e mette in mezzo, dove c’è Llajic che ormai è un lontano parente di quello che levò gli schiaffi dalle mani di Delio Rossi. Con freddezza il serbo controlla e deposita di precisione alle spalle di Tatarusanu.
Non c’è tempo di maledire il giorno in cui la Fiorentina (intesa come società) decise di disfarsi delle prestazioni di Adem Llajic, oltretutto senza contropartita tecnica. La Roma adesso esce fuori da par suo, e mette paura con i suoi palleggiatori, tra i quali Pianic ha rilevato l’infortunato Strootman. La partita adesso si è rovesciata, è la retroguardia viola a dover stringere i denti, con Tatarusanu chiamato ad almeno un altro paio di parate decisive. E’ la Fiorentina adesso a cercare il contropiede, quando può, ed in un paio di occasioni gliene capitano di talmente clamorosi da far gridare al gol già prima che i giocatori entrino in area di rigore.
Purtroppo, tra centrocampo e attacco viola sono in pochi ad avere il killer instinct. Cuadrado e Borja Valero non affondano, preferendo servire compagni che perdono tempo e alla fine sprecano. Kurtic, entrato al posto di un Mati Fernandez ieri tornato il giocatore leggerino e poco incisivo del passato, ciabatta in area una palla d’oro, a conclusione di una ripartenza tre contro uno. La partita in pratica finisce lì.
Alla fine, non ridono né Montella né Garcia, che però devono fare i complimenti ai rispettivi giocatori per aver conquistato questo bel punto che non serve a nulla ma che riporta il calcio italiano ad uno standard che si credeva in via d’estinzione. Il calcio è uno sport che si gioca in undici contro undici e alla fine vince la Juventus. Dice che oggi a Torino Pogba ha fatto cose mirabolanti, e che la Juve è tornata un rullo compressore come ai tempi di Conte.
Sarà, ma qui a Firenze abbiamo rivisto il “vecchio” Totti giocare una volta di più come non gli riusciva forse nemmeno a vent’anni. Abbiamo rivisto soprattutto una Fiorentina giocare a viso aperto e a testa alta contro una grande vera. Alimentando il sogno di arrivare prima o poi a poter essere considerata una grande anche lei. I progetti, quelli seri, servono a questo.

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