domenica 8 febbraio 2015

Una cascata di Diamanti

Chissà se ad una delle prossime conferenze stampa della Fiorentina ci si preoccuperà di capire che cosa è successo a questa squadra dalla fine del calciomercato di gennaio in poi. Era già stato un gennaio inusuale per Montella, abituato nelle passate stagioni a veder le sue squadre in flessione consistente. Da quando si sono chiusi i trasferimenti, chi ha avuto e chi ha dato ha dato, il tecnico partenopeo sembra addirittura un altro. Non ne sbaglia più una, e così i suoi ragazzi. Anzi, loro qualcuna ne sbagliano sempre, come oggi, ma poi la rimediano alla grande.
Dopo aver ridotto a miti consigli un Genoa con la bava alla bocca e aver ottenuto a Roma una qualificazione alle semifinali di Coppa Italia facendola sembrare più facile di quello che è stata, tocca ad un’Atalanta desiderosa di interrompere una striscia negativa che la vede soccombere contro i viola da ben sette gare. Le ultime due in particolare bruciano al mister Colantuono: all’andata Kurtic fece l’unica cosa buona finora di questa sua annata fiorentina segnando l’eurogol della vittoria gigliata, in Coppa Italia un mese fa ci fu la resurrezione di Mario Gomez, con gli orobici regolati ed annichiliti nel giro di dieci minuti.
Stavolta Colantuono fa le cose per bene, e per almeno un tempo sembra arrivato il giorno della vendetta atalantina. I nerazzurri di Bergamo sembrano una squadra di assaltatori, micidiali come i Navy Seals. Per quarantacinque minuti è il Gomez degli ospiti, non quello dei padroni di casa a incantare la platea, coadiuvato da Moralez, Denis e soprattutto quel fenomeno di stagione che si chiama Zappacosta e che è destinato a infiammare la prossima sessione di calciomercato.
Dopo due minuti di gioco l’Atalanta ha già preso possesso del prato del Franchi. Ce ne vogliono nove perché Zappacosta segni il suo splendido gol di testa su cross di Alejandro Gomez detto El Papu, rendendo ben chiaro a tutti che per la Fiorentina non sarà una domenica facile. Tatarusanu probabilmente si gode ancora i complimenti ricevuti a Roma, e si fa sorprendere a mezza strada tra i pali e una goffa uscita, la cosa peggiore per un portiere. Neto se la ride in panchina, ma forse è una coincidenza, il Tata è comunque destinato a riprendersi abbondantemente nel corso della gara. Così come il capitano Pasqual, che al momento si fa sorprendere in elevazione dall’esterno atalantino.
Il primo tempo è una sofferenza indicibile. Forse i viola sono rimasti all’Olimpico a festeggiare il trionfo su Totti & C. Forse semplicemente si scontrano (si fa per dire) la determinazione assoluta di un’Atalanta rinfrancata dal gioco di Colantuono e dai recenti risultati con la debolezza contingente di una Fiorentina tradita da quello che una volta era il suo punto di forza, il centrocampo. Mati Fernandez tocca palloni da par suo anche oggi, ma patisce inevitabilmente la fisicità dei dirimpettai bergamaschi. Badelj fa il suo, come l’ha fatto a Roma, ma non è un razzo e oggi servono i razzi,
contro avversari che corrono a perdifiato.
Quello che manca soprattutto quest’oggi è Borja Valero. Dopo un paio di gare in cui aveva illuso di essere tornato quello delle prime stagioni viola, lo spagnolo è rimpiombato uno sfasamento totale rispetto al resto della squadra. In ritardo su tutti i palloni, non ne combina una giusta in fase di impostazione o di interdizione. Ecco, magari capire cosa gli sta succedendo sarebbe un compito degno di una stampa che si definisce tale, piuttosto che accertare le opinioni del neo acquisto Salah a proposito della questione mediorientale.
Meno male che a reggere la baracca ci provano i due arzilli vecchietti Diamanti e Joaquin. Meno male che nell’angosciante marasma del primo tempo qualcosa di buono i viola lo combinano comunque raggiungendo un pareggio in quel momento insperato con José Maria Basanta, uno dei tanti difensori prestati alla classifica dei cannonieri da questa Fiorentina 2014-15. L’argentino, desideroso di emulare le gesta del connazionale Gonzalo Rodriguez (oggi messo fuori gioco dal risentimento muscolare che lo ha bloccato a Genova), andrebbe poi ad un passo dal raddoppio con una spettacolare deviazione in semirovesciata su assist di Diamanti. Sarebbe stato un premio eccessivo per questa Fiorentina. Il tempo finisce sull’1-1 e c’è di che essere ampiamente soddisfatti.
Ma non lo è Montella. Qualcosa è cambiato nella testa del mister di Pomigliano d’Arco, qualche pezzo di qualche puzzle (psicologico prima ancora che tecnico) deve essere andato al posto giusto. Il buon Vincenzo rispedisce in campo una squadra completamente trasformata nella ripresa. E non è tanto il cambio di modulo tattico, dal 3-5-2 al 4-4-3 con Joaquin a sinistra e Diamanti a destra di un Mario Gomez che si batte su tutti i palloni. E’ l’atteggiamento della squadra che è diverso, e non perdona più niente ad un’Atalanta alla quale nel frattempo il dispendio enorme di energie del primo tempo comincia a presentare il conto.
Le occasioni per andare in vantaggio da parte viola cominciano ad accumularsi. E’ soprattutto il gioiello pratese a tentare di rompere l’equilibrio con iniziative personali. Diamanti sente di poter lasciare finalmente il segno sul tabellino dello score e non si fa pregare a tirare appena ne ha l’opportunità. Dall’altra parte, Joaquin fa il Joaquin, Pasqual comincia a spingere di più in quantità e qualità. Al decimo Montella decide che è l’ora di cambiare, c’è bisogno di un uomo d’ordine in mezzo al campo. C’è bisogno del Pek, e a lasciargli il posto è Borja Valero. Diamanti resta in campo, il fiato gli regge, la vena creativa lo sorregge.
Ancora non basta, c’è bisogno di movimentare il fronte d’attacco. A Montella quest’anno sono mancate tante cose, ma non il coraggio. Ecco dunque a bordo campo apprestarsi ad entrare Mohamed Salah, l’uomo venuto da Londra a sostituire Cuadrado. L’uomo di cui ormai sappiamo tutto a proposito delle sue idee politiche e religiose, ma niente a proposito del suo valore tecnico e della sua utilità per questa squadra. Montella evidentemente ne sa abbastanza, avendo accuratamente ignorato le sciocchezze dette e scritte da tanti in settimana ed essendosi concentrato soltanto su quanto fatto vedere negli ultimi allenamenti dall’egiziano.
Il Messi delle Piramidi, così lo chiamavano al Chelsea e nella sua Nazionale, rileva Joaquin e si presenta scompigliando la tre-quarti di un’Atalanta che chiude con sempre maggiore difficoltà e che non riparte più come prima. Se si deve fare un appunto a questo che dalle prime battute sembra un ottimo acquisto per la Fiorentina, è semmai la sua tendenza ad accentrarsi troppo dandosi inevitabilmente noia con Mario Gomez. Niente comunque su cui non si possa lavorare, la stoffa c’è, o almeno così pare.
Ma non basta ancora nemmeno questo. L’Atalanta è tutta indietro adesso, per passare ed avvicinare le posizioni alte della classifica ormai ci vuole una prodezza. La regia di questa partita dev’essere affidata ad un maestro del genere, perché la prodezza arriva alla fine, e ad opera del protagonista più atteso, oltre che più deputato a compierla. Alessandro Diamanti detto Alino forse sogna da un mese a questa parte questo suo primo gol in maglia viola, ha fatto di tutto per segnarlo e se lo è meritato. Se lo è meritato anche il pubblico del Franchi che non ha mai smesso di sostenere questa sua squadra viola così stralunata in partenza ma così capace di ritrovare se stessa di fronte ad uno degli avversari ed in una delle giornate più difficili.
Su una delle tante ribattute in area orobica, la palla al trentesimo circa giunge al limite della stessa ad Alino, che finta il tiro e sterza secco lasciando a sedere due marcatori e si presenta a tu per tu con il portiere Sportiello. L’estremo difensore atalantino ha dimostrato anche oggi di essere tutt’altro che uno sprovveduto, ma il pratese mette a sedere anche lui superandolo con un tocco di interno sinistro a girare, per ritrovare un precedente di fattura egualmente pregevole del quale bisogna forse risalire a Roberto Baggio.
E’ fatta? Macché. Montella pensa a trascorrere i dieci minuti finali dando fiato al match winner Diamanti e una chance all’altro neo acquisto Aleandro Rosi. Alino si prende la standing ovation del Franchi, Rosi si prende la fascia e mette in mostra alcune cose interessanti, forse anche il suo acquisto è stato indovinato dai vituperati Prade’ e Macia. Ma il regista del match ha in serbo un finale ad effetto, che più effetto non si può. Colantuono non ci sta a perdere un’altra volta, e mette dentro Boakye. Il ghanese sfrutta tutta la sua freschezza a sette minuti dalla fine facendosi trovare solo e libero sul traversone dell’ineffabile Zappacosta, che taglia a sorpresa una difesa viola immobile come le statue del Bargello.
Sembra finita, e in altri momenti lo sarebbe stato. Ma questa Fiorentina non ci sta a pagare così salato il prezzo della propria sbadataggine. Avanti hanno ancora benzina da bruciare, sulle fasce c’è ancora qualcosa da dire. Su quella destra Mati Fernandez salta l’uomo per l’ennesima volta e mette in mezzo. Da quella sinistra arriva di gran carriera l’eterno ragazzo, il capitano Manuel Pasqual, che fa dimenticare qualsiasi sbavatura odierna e mette dentro il gol dell’apoteosi. Sotto la Curva Fiesole a festeggiare non ci va solo lui, ma ci va tutta Firenze.
I festeggiamenti del centocinquantesimo anniversario di Firenze capitale cominciano dunque con una squadra gigliata che ritrova finalmente il quarto posto, anche se in coabitazione. Ma soprattutto ritrova se stessa in una versione più equilibrata e redditizia. Questo Salah promette di essere un altro Savic, arrivato per combinazione e dimostratosi utile quanto il predecessore. Questo Diamanti promette di lasciare un segno non solo sul campo e sulla classifica ma anche nel cuore dei tifosi. Questo Montella sembra trasformato rispetto al condottiero solitario e inascoltato del girone d’andata. C’è solo da recuperare il miglior Borja Valero, e di tutte le imprese non pare francamente quella meno possibile.

In tribuna ride il sindaco Nardella tra i due fratelli della Valle. Già, oggi c’era anche Diego. La leggenda vuole che quando lui si siede in Tribuna la squadra vince. Venga più spesso, patron. Così la Fiorentina allunga la serie, accorcia la classifica e, last but not least, dà cose più serie da scrivere ai giornalisti e da commentare ai tifosi.

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