martedì 21 luglio 2015

VIOLA NELLA TESTA E NEL CUORE: Plusvalenza vo cercando ch'é sì cara.....

Sarà una lunga estate calda. L’avevamo scritto in chiusura della stagione 2014-15, prendendo a prestito il titolo di un celebre film di Martin Ritt con protagonista Paul Newman. Per inciso, la storia del film di Ritt gira attorno alle vicende di un piromane nel mid-west americano. Qui invece siamo alle prese con una serie di secchiate d’acqua gelida piovute a ripetizione sulle schiene paurosamente accaldate dei tifosi della Fiorentina. La temperatura non si abbassa, anzi oggi è atteso il nuovo record stagionale ed epocale. L’ansia dei suddetti tifosi invece cresce. 
La Fiorentina è volata a New York per una serie di amichevoli di lusso, di quelle che dovrebbero servire a fare passerella, incassare qualche soldarello e mettere a punto qualche schema (se uno ha la squadra pronta per discutere di schemi). Diciamo la verità, non sarà certo il risultato a contare. Chelsea, Barcellona e compagnia bella sono squadroni che se dicono di sbranarti ti sbranano, a prescindere da chi gioca titolare di qua e di là. L’anno scorso la vittoria sul Real Madrid fece un enorme piacere agli aficionados viola, ma lasciò poi il tempo che aveva trovato, e si rivelò anzi ingannevole. Pochi giorni dopo, l’inizio del campionato fu da provinciale in lotta per la salvezza, e si capì che non sarebbe stata una stagione affatto facile. 
E’ finita bene, la squadra tutto sommato c’era, e sarebbe potuto arrivare anche qualcosa di più. Poi siamo arrivati invece alla periodicamente ormai consueta resa dei conti. Via il tecnico dei tre quarti posti consecutivi, squadra affidata a Paulo Sousa (che per ora somiglia al povero John Cazale nei panni del fratello problematico del Padrino Michael Corleone e basta, e non può onestamente vantare referenze più sostanziose), via diversi dei protagonisti della scorsa stagione per ora non rimpiazzati, acquisti rimandati al termine della tournée americana. Ipse, Andrea Della Valle, dixit. Diego tace, ma non è più una novità.
 Sempre in tema di cinematografia, un altro titolo adatto potrebbe essere Ore 10 calma piatta. Siamo a giocare con le parole, in attesa del pallone, le lunghe ed afose giornate di questa estate scorrono lente, e le notizie scarseggiano. E’ una classica situazione da bicchiere, anzi giornale, mezzo pieno o mezzo vuoto. Gli ottimisti si aggrappano ai rinnovi di Babacar e Bernardeschi, oltre che alla ricomparsa in campo di Pepito Rossi, assist-man contro il Carpi. I pessimisti salutano in Stevan Savic un altro pezzo pregiato che se ne va, senza essere a tutt’oggi adeguatamente sostituito. Gli ottimisti pensano che per ripetere i fasti (moderati) del recente passato basti un 4-2-3-1 composto da Tatarusanu, Tomovic, Gonzalo, Basanta, Alonso, Milinkovic, Mario Suarez, Joaquin, Borja, Bernardeschi, Babacar. I pessimisti temono che con questa squadra sarà dura salvarsi. 
E’ un gioco vecchio come Firenze, e spesso ha riservato anche sorprese. Nell’estate del 1968, che in quanto a caldo se non ricordiamo male non scherzò neppure essa, la torcida viola era quasi convinta che con le cessioni di Hamrin, Brugnera e Albertosi la squadra del cuore sarebbe finita dritta in B. Finì a cucirsi il secondo scudetto sulla maglia, e tutto quello che ne seguì e che tutti sanno. Per contraltare, ci sarebbe invece il precedente del 1993…… Lasciamo fare. 
Nel calcio non si può mai dire. Ed è il suo bello, altrimenti sai che noia. Certo però che a 40 giorni dalla fine del calciomercato qualche punto interrogativo c’é. A parte quello – esistenziale - relativo a capire che bisogno c’era di chiudere completamente il ciclo di Montella (che forse abbisognava soltanto di essere rafforzato con pochi ritocchi, come disse a suo tempo l’interessato), restano gli altri legati al nuovo ciclo aperto da Paulo Sousa. La difesa dello scorso anno senza Savic perde molto, e anche un fuoriclasse come Gonzalo Riodriguez da solo lì nel mezzo potrebbe non farcela a colmare tutte le lacune. A tappare tutti i buchi, come si dice a Firenze. Con i soldi di Savic si sta trattando oltre al già acquistato centrocampista dell’Atletico Mario Suarez anche il giovane centrocampista serbo del Genk Sergej Milinkovic Savic. La cifra richiesta dalla società belga pare francamente eccessiva, è uno di quegli affari che sono destinati a destare perplessità (precedenti a sfare nelle ultime stagioni) almeno finché il ragazzo non facesse vedere qualcosa di veramente buono in campo. 
Quello che c’è da augurarsi è che alla fine da tutto ciò esca un centrocampo magari meno estroso di quello dell’anno scorso ma più solido, perché dietro di esso c’è una difesa sicuramente inferiore, almeno allo stato attuale. E Joaquin ha un anno di più, mentre Borja e Mati difficilmente diventeranno due mastini là in mezzo al campo. L’attacco segna due punti in positivo con le riconferme di Baba e Berna. Almeno non si perderanno due promesse del vivaio senza colpo ferire, come è successo in passato. Qualcuno vede in positivo anche la quasi definita partenza di un Mario Gomez ormai deludente perfino nelle amichevoli estive con la Selezione Trentino. Marione se ne dovrebbe andare a breve in Turchia, liberando anche in questo caso tanti soldi. Di Rossi non ne parliamo, sarebbe come scommettere alla SNAI e prima ancora di sapere l’esito della scommessa prendere accordi per ristrutturare la casa con i soldi della vincita. 
L’orizzonte alternativo dei viola spazia attraverso un range che va da Gilardino a Destro. Il primo riscattato da GuanghZou (anche se a peso d’oro), il secondo preso a prestito da una Roma alla quale a quanto pare è stata promessa una non interferenza nella trattativa con il Chelsea per Salah. Alzi la mano chi si entusiasma in uno qualunque dei casi sopra indicati. Nel calcio non si può mai dire. La fine del calciomercato è ancora lontana. E allora perché ci torna in mente prepotentemente l’estate del 1979, quando una Fiorentina che veniva da una salvezza drammatica all’ultimo secondo e da un campionato successivo men che mediocre abbisognava disperatamente di essere rinforzata, e in tutta l’estate finì per arrivare il solo Alessandro Zagano? 
Alla fine, se non ricordiamo male, fu sesto posto. Il compianto Paolo Carosi ed i suoi ragazzi furono salutati all’ultima giornata dai lacrimogeni della polizia che sgombrarono uno stadio travolto dalla contestazione. Adesso ci sono tanti che su un sesto posto ci metterebbero la firma. Anche se il babbo, come dice qualcuno, adesso sarebbe molto più ricco di allora. Non esistono più le mezze stagioni. Nemmeno le mezze misure. O forse, non sono mai esistite.

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