lunedì 24 agosto 2015

DIARIO VIOLA: Il Diavolo non è brutto come lo dipingono



Alla fine si gioca. Il calciomercato più destabilizzante della moderna storia viola lascia il posto all’avvio di un campionato da X, intesa come incognita. Si parte al buio, non v’è certezza di chi saranno le dominatrici della classifica (e infatti i campioni in carica della Juventus rimediano subito un sonoro ceffone a domicilio dall’Udinese, e la Roma che ambirebbe a finire da campione la stagione in corso si salva a fatica in quel di Verona e la cosa più notevole della sua prestazione è la prima “stecca” del Messi d’Egitto, che forse stamattina i tifosi viola rimpiangono un po’ meno).
Non v’è certezza nemmeno su questa Fiorentina e questo Milan, che cominciano misurando rispettive forze ed ambizioni. Sono due debuttanti al primo ballo, due absolute beginners. Un po’ meno i viola che però hanno al timone un nuovo condottiero, l’imperturbabile Paulo Sousa. Un po’ di più il Diavolo che ha cambiato (e speso) molto. Un solo precedente, alla prima giornata del campionato 1977-78 finì 1-1 al Comunale di Firenze. Stop alle rimembranze, chi ha l’età sufficiente ricorda e non potrà mai dimenticare quel campionato e come finì. Qualcuno se lo risogna ancora la notte, come l’esame di maturità.
Stavolta pare di poter dire che la storia sarà diversa. Le squadre che scendono in campo al Franchi forse non sono esattamente quelle che alla fine si stringono la mano sul 2-0 per i viola, è presto per un verdetto definitivo. Ma di sicuro non sono destinate a ripetere (nel bene il Milan, nel male la Fiorentina) quell’ormai lontano campionato.
Diciamo subito che tutto gira per il verso giusto alla squadra viola. La fortuna aiuta l’audace Paulo Sousa, che al fischio d’inizio spiazza tutti mandando in campo una formazione diversa da qualsiasi pronostico. In tribuna il caso del giorno Joaquin, vero o diplomatico che sia l’infortunio annunciato alla stampa. In campo una formazione quasi montelliana nelle caratteristiche di gioco individuali e collettive, anche se dall’atteggiamento tattico ben diverso. Spazio al redivivo Roncaglia, che ci sarà tempo e modo per benedire come l’unico terzino vero in dotazione a questa squadra. Spazio a Marcos Alonso che ripagherà la fiducia segnando un gol su punizione che nemmeno Maradona, e annacquandolo subito con un paio di cappellate agghiaccianti, che avrebbero potuto costare care al cospetto di una squadra più registrata del Milan attuale, che davanti presenta il solo, isolatissimo e tristissimo Carlos Bacca. Stasera poca gloria per lui, che qui aveva fatto sfracelli pochi mesi fa con il Siviglia.
Spazio a Gilberto, che qualcuno ha già chiamato il nuovo Cafù, e qualcun altro ha già battezzato per quello che è, ala e non terzino. Speriamo che per capirlo non ci voglia il tempo che occorse a Prandelli per la riconversione di Vargas. Su tutto ciò veglia il solito superbo Gonzalo Rodriguez, avviato a diventare l’unico vero fuoriclasse di questo scorcio viola.
Più avanti, in quella zona che si definisce centrocampo e che era stata la più disastrata dalla campagna cessioni di Cognigni & soci, esce fuori un trio assortito tra un Borja Valero un po’ più arretrato, un Badelj che non si pesta più i piedi con il mostro sacro Pizarro ed un Ilicic che nessuno si sogna più di inventare come falso nueve. Da trequartista finalmente sbaglia gli stessi gol già fatti del passato ma svaria molto di più su tutto il fronte d’attacco. Il rigore trasformato con classe e freddezza gli rialza il voto abbassato dalla ciabattata a tu per tu con Diego Lopez.
Un altro che ciabatta dalla stessa posizione è il prode Kalinic, al quale evidentemente l’emozione dell’esordio gioca un brutto scherzo. Sarebbe stato bello segnare al Franchi alla prima occasione, non è andata così e non facciamogliene una colpa, aspettiamo di rivederlo nelle prossime occasioni. Nel frattempo si nota come il croato sia capace di difendere palla e scattare in avanti in maniera micidiale. Ne sa qualcosa Rodrigo Ely che graziato una prima volta da Valeri alla fine guadagna anzitempo gli spogliatoi portandosi quasi con se il protestatario Bonaventura.
Per il baby Diavolo è una mazzata. Fino a quel momento Milan e Fiorentina hanno fatto quasi partita eguale, con leggera preferenza ai punti per i viola che si sono mangiati comunque un paio di gol. Il Milan non tira mai in porta in novanta minuti, ma nella prima mezzora si fa preferire per prestanza fisica messa in campo (la cura Mihajlovic mostra i primi effetti) mentre i viola sono superiori per tecnica e velocità. Il terminale offensivo stasera tuttavia non è forse all’altezza delle occasioni create, anche se Bernardeschi mette in mostra il talento che gli conosciamo ormai, ma soprattutto una intelligenza tattica notevole per la sua età.
In una ripresa in cui i suoi compagni intenderebbero di fare accademia anzitempo, con il Milan in dieci uomini ma determinato a rimontare lo striminzito 1-0 del primo tempo, è l’unico a spezzarne il gioco sulla tre quarti cercando e ottenendo falli preziosi che ridanno fiato ai suoi e lo tolgono agli avversari. Il contrario di quello che fa Alonso, e qualcun altro dei suoi Tatarusanu compreso, dall’altra parte. Certi disimpegni sconsigliati ai cardiopatici speravamo francamente di non vederli più.
Dopo un primo tempo gagliardo, nella ripresa la Fiorentina oscilla tra attendismo ed un ritorno saltuario di montellite, aspettando il Milan per lunghi tratti (almeno un quarto d’ora dopo il raddoppio di Ilicic su rigore) e poi tenendo palla senza affondare nel quarto d’ora finale, quando il diavolo non ne ha più e con un po’ di cattiveria gli si potrebbe fare ancora del male. Troppa leziosità, troppi tocchi (molto meglio Borja Valero, ma deve imparare a dare via la palla di prima, benedetto uomo), troppa ricerca – comprensibile – dell’assist per Kalinic.
Va bene così, per l’amor di Dio. Chiunque avrebbe messo la firma sotto un esordio vittorioso in questa misura contro un avversario che veniva accreditato – a torto o a ragione - di una caratura superiore a quella viola. E invece i ragazzini rossoneri sono rimandati alla prossima sessione d’esame, così come il loro allenatore che tornava a Firenze smanioso di comprensibili rivincite. Mentre quelli viola si godono una settimana di meritato respiro dopo aver regalato al proprio allenatore ed al proprio pubblico felicità e soprattutto maggiori certezze, in attesa di concludere nella Torino granata un agosto fatto di sole squillanti vittorie.
E’ presto per dire dove porta tutto questo. Vien da ripensare a quell’altro Fiorentina-Milan di tanti anni fa. E allora è già una consolazione non da poco sapere che quest’anno, a meno di imprevisti, il campionato della Fiorentina finirà con molti meno patemi Se poi, come si è affrettato a dichiarare lo staff dell’ACF Fiorentina al completo, “la squadra è a posto così”, lo sapremo presto.
Ben tornato campionato.

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