giovedì 20 agosto 2015

VIOLA NELLA TESTA E NEL CUORE: IL PARADOSSO VIOLA



 9 agosto 2015

Due indizi nel calcio non fanno mai una prova. Fanno semplicemente due partite a fila giocate bene, e vinte meritatamente. La Fiorentina è il paradosso dell’estate 2015. Finora ha ceduto o lasciato partire qualcosa come 24 giocatori, prendendone in cambio soltanto tre e per di più in prestito, Astori, Pepe, Suarez che vengono ad aggiungersi al mitico Erboso. Poi ci sarebbe Gilberto, ma trattandosi di difensore brasiliano è meglio vederlo all’opera prima di parlarne. C’è il rischio di veder proiettato Octavio 2 La Vendetta. O di scoprire che si è trattato dell’ennesima idea “Brillante” di qualcuno dello staff viola.

Più che una campagna acquisti è sembrata fino a pochi giorni fa una rotta in stile Caporetto. Roba da cattivi pensieri, del genere “ridimensionamento”. Roba che non si vedeva dai tempi dell’altrettanto mitico Zagano. Altri tempi, che speravamo francamente di non rivivere più, nonostante fossimo assai più giovani di adesso.

Ebbene questa squadra residuale ti mette in fila nel giro di una settimana Benfica, Barcellona e Chelsea. Peccato che sia il mese sbagliato. Due mesi fa avrebbe significato vincere la Champion’s.
Ma siccome invece siamo ad agosto, ecco che appunto di calcio d’agosto si tratta. E adesso più che la squadra di nuovi acquisti avrebbero bisogno i tifosi di un po’ di Valium. Perché l’euforia dilaga, e ciò avviene inoltre nel più pericoloso dei momenti, quello in cui a qualcuno a Casette d’Ete potrebbe venire la tentazione di dire “siamo a posto così”.

Già la concorrenza batte le mani a scena aperta, pur essendo in ciò interessata. De Laurentiis parla di Fiorentina rafforzata dal mercato. Stai a vedere che quei 20 e passa che se ne sono andati erano una masnada di nullafacenti. Mah, sai che c’è? Aspettiamo avversari più tosti, come ha detto un mio amico scherzando. Il Barcellona vero probabilmente assomiglia di più a quello che due sere dopo il Franchi, recuperati i giocolieri lasciati a casa, ha dato tre sberle alla Roma. Sousa ha fatto uno sgarbo al maestro Mourinho che ci è piaciuto molto, confermando tra l’altro l’Inghilterra terreno di conquista per i vola, come ai tempi di Batistuta e Gilardino, e scusate se è poco. Ma per vincere la Premier deve aver fatto qualcos’altro rispetto a quanto fatto vedere a Stamford Bridge al cospetto dei viola.

E’ vero che le altre italiane tentano, e sugli stessi campi rimediano schiaffoni. Mentre noi, per il secondo anno consecutivo siamo campioni d’Europa avendo battuto i campioni d’Europa in carica. Forse è il caso davvero di prendere dei calmanti. Altrimenti alla prima di campionato si rischiano nuove delusioni. Stavolta tocca ai rossoneri dell’ex avvelenato Mihajlovic mettere alla prova questa ennesima “brillante” Fiorentina. Ogni commento è superfluo, Miha non aspetta altro che di levarsi una soddisfazione.

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In casa viola c’è la spending review. Non esiste trattativa, nemmeno quella per il rinnovo del servizio catering, che non assuma prima o dopo connotati estenuanti. Per prendere Astori c’è voluto quasi più che a mettere ad un tavolo arabi ed israeliani a parlare di pace. Tutto si fa complicato in Viale Manfredo Fanti quando c’è da spendere.
La maxi-rottamazione di giugno ha portato ad un risparmio sul monte ingaggi di circa 20 milioni di euro, per non parlare del mancato esborso conseguente al mancato trattenimento di Salah, altri 18. Poi ci sarebbero i 31 di Cuadrado, che disperiamo ormai di rivedere contabilizzati da qualche parte (intendendo con ciò i libri contabili viola).

I soldi non mancherebbero, ma la voglia di spendere dei fratelli marchigiani pare ai minimi storici. Per ora tutto si regge su questa partenza fulminea agostana dei ragazzi di Sousa. Speriamo regga il fiato e l’estro di Bernardeschi e qualcun altro. I giocatori sono bravi ma contati. Il campionato italiano è lungo, ed offre insidie con il dovuto rispetto ben peggiori di un Barcellona capitato da queste parti in gita, e per di più a ridosso di un nubifragio terribile e dannosissimo che forse ha ispirato sentimenti di beneficienza.

Stiamo a vedere. Dopo l’agghiacciante bufala Balotelli (almeno di questo e basta speriamo che si sia trattato), gli uomini mercato viola sono rimasti a Liverpool per Borini. Entusiasmo iniziale, conclusione quasi fatta, puntuale complicazione. L’ingaggio è alto, il braccio tentenna, spunta fuori la proverbiale Lazio e tenta di complicare l’incerta trattativa viola. Chissà perché, pare un film già visto.

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Tormentone Salah. Resterà negli annali come la più incredibile ed assurda delle vicende contrattuali non solo della storia viola, ma crediamo anche della storia del calcio. Dunque, il ragazzo può vestirsi di giallorosso dopo che l’UEFA ha concesso – un po’ indispettita, forse, per essere stata disturbata in piena stagione balneare – il transfert che sposta il Messi delle Piramidi dalla corte londinese di Mourinho a quella romana di Garcia.

La Fiorentina continua a sbraitare che Salah è suo e che se non può averlo lei non l’avrà nessuno. Romanzo popolare tragicomico. Il ragazzo da Trigoria fa sapere di aver scelto lui, dopo che Mou gli aveva rinnovato la sua sorprendente disistima, e dopo aver visto la fine del regno di Montella in quel di Firenze. Dove peraltro s’è trovato benissimo, e ci mancherebbe altro.

Restiamo attoniti, lo siamo da quando abbiamo appreso che esisteva un documento di scrittura privata a firma dell’amministratore delegato Sandro Mencucci che concedeva a Salah il diritto di veto sul suo riscatto da parte della fiorentina. Ma come, metti le mani su uno dei fuoriclasse più esplosivi del momento a costo quasi stracciato e invece di blindarlo alla prima occasione gli metti in mano le chiavi per sgattaiolare via, mentre te sei in coda tra l’altro a pagare il milione del rinnovo del prestito manco fosse la bolletta della luce.

Conosciamo personalmente Sandro Mencucci da una vita, e possiamo testimoniare che è tutt’altro che uno sprovveduto e un incapace, soprattutto nel suo mestiere. Se ha posto la sua firma in calce a quel documento, non possono che avercelo spinto o le circostanze o i suoi datori di lavoro. Ricordiamo a tal proposito quanto nicchiò il Salah a gennaio prima di venire a Firenze, dopo essere stato in trattativa con Roma già allora. Ricordiamo il prezzo già fissato allora in 20 milioni di euro, per un giocatore che già alla prima partita aveva fatto peraltro dimenticare l’indimenticabile Cuadrado.
E allora, a pensar male……. Per convincere il prodigo a diventare figliolo gli è stata offerta quest’arma con cui lui puntualmente ha pugnalato la mano tesa ad offrirgli il rinnovo del contratto. L’ha fatto – va detto – a ragion veduta dopo due mesi sconcertanti seguiti alla fine del campionato ed all’addio di Montella e di buona parte dei suoi ragazzi. L’ha fatto – forse – senza causare troppo dispiacere a chi teneva i cordoni della borsa dalla quale dovevano uscire i soldi per trattenerlo. Il braccino si era teso, ma non troppo, come sempre, e la pugnalata di Salah l’ha mancato, non facendogli alcun male. Ai tifosi invece, è tutta un’altra questione. Pardon, ai clienti.
A proposito, come sta andando la campagna abbonamenti?

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Nel 1969 l’amichevole con il Barcellona seguì la conquista dello scudetto da parte di De Sisti & C. Come è cambiato il mondo. Adesso le amichevoli si fanno prima.

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