venerdì 23 ottobre 2015

ROAD TO BASEL: La schizo-Fiorentina si complica la vita

La Fiorentina quest’anno con l’Europa League ci ha “leticato da piccina”, come si dice da queste parti. Non è detto che sia un male, a volte a portarsi dietro gli equivoci fin da grandi si rischia di fare peggio. Che vuoi mettere volare fuori subito dalla Coppa senza durare fatica e coltivare illusioni come l’anno scorso, che si tirò per le lunghe fino alle semifinali?
Scherzi a parte, la schizo-Fiorentina cade in casa per la seconda volta consecutiva nel torneo che ha sostituito la Coppa UEFA e che per due volte l’aveva vista protagonista nel passato recente, fermata agli ultimi atti una volta dai calci di rigore ed un’altra dalla mancanza di un uomo gol di sicuro affidamento. La terza volta consecutiva, contando appunto quella sciagurata semifinale di ritorno con il Siviglia della scorsa stagione, che costò ai viola non solo l’accesso alla finale ma anche gli ultimi scampoli di un rapporto con Vincenzo Montella che si stava sfilacciando da tempo.
E’ una caduta che – comunque la si giri – fa male, e contrasta vistosamente con il prestigioso campionato che negli stessi giorni i ragazzi di Paulo Sousa stanno giocando. Un andamento appunto schizofrenico che assomiglia molto (alla rovescia) a quello della stagione 1989-90, Fiorentina in zona retrocessione in serie A ed in finale di Coppa UEFA dopo una cavalcata trionfale. Allora il merito fu di Roberto Baggio, che da solo valeva due terzi di squadra. Adesso il divario ha delle giustificazioni tecniche diverse, anche se altrettanto semplici.
In campionato Paulo Sousa può giocare con quelli che ormai ha giustamente individuato come titolari. La Fiorentina A, chiamiamola così, ha una rosa effettiva di circa 14 giocatori. La Fiorentina B, quella mandata in campo ieri per non affaticare i “titolari” in vista del turno di campionato fondamentale che ci vedrà opposti alla Roma, dispiace dirlo ma non è a livelli di affidabilità minimamente paragonabili a quelli della versione domenicale.
Si tratta, ma questo onestamente lo sapevamo noi e lo sapeva l’allenatore dei viola, di giocatori che singolarmente possono anche fare la loro parte se inseriti uno per volta nel corpus della squadra principale. Guai però a metterli tutti insieme. Babacar una partita ogni tanto te la risolve, soprattutto sui campi di provincia dove c’è da fare a sportellate. Verdu il suo gol te lo segna qua e là, soprattutto se mandato in campo a partita già risolta come contro l’Atalanta. Giuseppe Rossi, il Giuseppe Rossi di adesso, qualcosa comunque ti inventa se la squadra avversaria alla fine si rilassa e lo lascia giocare senza minacciare randellate. Suarez, beh, Suarez qualche palla in difesa te la recupera, basta che non ci sia da reinventare subito una azione di ripartenza perché attualmente ha i tempi di un bus navetta Piazza Dalmazia – Careggi. Mati Fernandez è sempre un piacere a vedersi, soprattutto per gli amanti del gioco “a porticine” o a “chi buca entra”, basta non gli si chieda di essere determinante perché l’ultima volta è successo – a occhio e croce – due anni fa.
La panchina comunque è corta, e non fa buon brodo come la gallina vecchia. In Europa tra l’altro c’è chi corre più di noi, e il livello tecnico ormai è mediamente sufficiente per farti fare figuracce, se ti presenti con poche idee ma confuse, poca determinazione, ancor meno fiato e quel pizzico di presunzione che finisce di guastare. L’espulsione di Rebic da questo punto di vista è forse la cosa più grave di tutta la serata. Ci sarebbe voluto qualche allenatore vecchia maniera alla Carletto Mazzone per spiegare adesso al ragazzo che in campo si sta in un altro modo, a prescindere dalla prestazione.
Detto tutto ciò, a ben guardare la Fiorentina a scartamento ridotto di stasera avrebbe avuto le sue occasioni per rendersi la vita meno complicata fin da subito. Sarebbe bastato che Babacar non fosse precipitato di nuovo in quel “male oscuro” che sembra attanagliarlo periodicamente fin dagli esordi. Da quando Cesare Prandelli lo definì un giocatore tecnicamente senza limiti, salvo poi spedirlo regolarmente in panchina o altrove, “a farsi le ossa” come si dice in questi casi.
Niente da fare, il Baba le ossa se le sarà anche fatte ma adesso è appunto in uno di quei momenti in cui non vede la porta nemmeno se gli montano quella del rugby. In più si estranea dalla manovra dei compagni come pochi altri. I tempi del gol all’Inter e anche di quelli a Chievo e Carpi sembrano di nuovo lontani. Poi magari la prossima volta si sblocca e ne fa tre, ma stasera Khouma appare mal disponente verso la prova sua e purtroppo di tutta la Fiorentina.
A ben guardare inoltre, la Fiorentina che esce con le ossa rotte da questo confronto casalingo con il Lech Poznan, squadra di onesti pedatori polacchi (molto più impressionanti i suoi tifosi, bisogna dirlo), non avrebbe comunque perso ancora tutte le speranze di passare il turno. Il girone è talmente mediocre che il derelitto Belenenses da noi regolato a domicilio (quella sera non c’era verso di perdere neanche a farsi autogol cinque volte) va poi a sbancare Basilea.
Il fatto è che questa Fiorentina, sia detto senza polemica alcuna, non appare francamente attrezzata per tenere botta su due o tre fronti, campionato e coppe. Delle due l’una: se deve rimanere questa passando indenne anche attraverso il mercato di gennaio, allora è meglio salutare l’Europa fin da subito. E sfruttare adesso e soprattutto più avanti l’indubbio vantaggio di riposarsi il giovedi, mentre le concorrenti si scornano a rincorrere squadre straniere che corrono a velocità doppia di quella a noi consentita dal nostro campionato e dai nostri metodi di allenamento. La Roma che arriverà domenica al Franchi ieri sera a Leverkusen si è sicuramente stancata più della Fiorentina, anche per la corrazzata giallorossa armata di kebab il doppio fronte potrebbe dimostrarsi letale.
Oppure, se a gennaio arriva qualcuno un po’ più tosto di certi acquisti delle ultime sessioni di mercato, qualcuno che possa dare una mano e magari un po’ di sollievo a chi come Kalinic o Borja Valero tra un po’ dovrà pur tirare fiato, allora se ne può ragionare, e la situazione del girone ancora lo consente.
Per il momento ci teniamo strette le parole come sempre veritiere ed equilibrate di Mister Sousa: “sono deluso e triste, ma abbiamo tutto per passare”. Meditate, fratelli Della Valle, meditate.

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