mercoledì 25 novembre 2015

CONTROCORRENTE: I testi sacri non sono tutti uguali



Mi dispiace, perché solitamente Corrado Augias è uno studioso pregevole di cose sacre e di spiritualità. Ma ieri sera a Ballarò ha detto una fila di sciocchezze. “Nei testi sacri, in tutti, si trova di tutto”.
No, caro Augias. Non in tutti. Non di tutto. Personalmente sono di quelli che prenderebbero tutte e tre le cosiddette religioni monoteistiche e  le butterei in fondo al mare, come disse una volta nientemeno (e non a caso) Mustafa Kemal Ataturk. Il mondo sarebbe sicuramente migliore, come suggeriva John Lennon. Sicuramente non peggiore, come lo era quello Greco-Romano, dove la gente almeno non aveva la pretesa di ammazzarsi per colpa e causa degli Dei.
Ma se vogliamo discutere di testi sacri, caro Augias, nel Vangelo non c’è niente di paragonabile agli inviti alle stragi di “infedeli” di cui pullula il Corano. Cristo non dice mai “uccideteli tutti, ovunque siano”. Né per quanto né sappiamo lo pensa neanche. Queste sono cose che semmai si ritrovano nel Vecchio Testamento, la Bibbia, scritta in un’epoca in cui l’uomo era appena uscito dalla preistoria.
Non conosco la Torah, ma dal poco che so neanche nel corpus dottrinale ebraico esiste una spinta allo sterminio di tutti coloro che praticano confessioni religiose diverse. Di sicuro non era questo il messaggio di Gesu Cristo, capo carismatico di una delle tante comunità giudaiche di cosiddetti Esseni, sorta di socialisti utopistici – quasi comunisti – ante litteram. Gente che ambiva a riformare la società ebraico-palestinese degli ultimi secoli prima di Cristo in senso più egualitario e più giusto sempre e comunque con la forza dell’esempio, mai con quella delle armi.
Quando Cristo dice – come cita Augias a sorprendente sproposito – “sono venuto a portare la spada”, è perché è ben cosciente di quelle che saranno le conseguenze della sua predicazione. La reazione violenta ci sarà, inevitabile, ma da parte delle autorità politiche e religiose ufficiali, non da parte dei suoi Apostoli o discepoli. Le uniche scene di violenza presenti nei Vangeli – a parte la Flagellazione e la Crocefissione – sono quelle della cacciata dei mercanti dal Tempio (una legittima incavolatura d’istinto, che rende Cristo semmai più umano e apprezzabile ai nostri occhi) e il tentativo dell’Apostolo Pietro di resistere all’arresto di Gesu nell’Orto dei Getsemani, quando estrae la spada e taglia l’orecchio al servo del Sommo Sacerdote Caifa. Un tentativo che Cristo blocca sul nascere: “Rimetti la spada nel fodero, Pietro; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”.
Come ha detto qualcuno, Cristo si fa crocifiggere senza reagire, e questo fa la differenza tra lui e tutti gli altri fondatori di religioni, nei secoli dei secoli. Nel Corano invece si percepisce, si sente quasi musicalmente il tintinnare delle scimitarre ad ogni versetto. Bella differenza. Non è l’unica peraltro.
Il Cristianesimo ha sulla coscienza attraverso i secoli le stesse vittime dell’Islam, almeno fino a duecento anni fa circa. Ma intanto sulla predicazione di Cristo, su quello che viene chiamato il suo Verbo, si è innestata la contraffazione cattolica operata da San Paolo, che sfila di mano agli Apostoli i Vangeli, approva e fa pubblicare solo quelli scritti come vuole lui e nasconde o distrugge gli altri. La Chiesa che nasce fondata su Pietro è ben diversa dalla Comunità di Esseni in cui Cristo voleva trasformare il mondo. E’ una Chiesa che una volta stabilitasi a Roma ed ereditatone l’Impero usa la spada quanto e come l’Islam.
Ma Cristo porge l’altra guancia, Maometto invece non lo fa mai. Maometto uccide personalmente e comanda di uccidere. Tutti quanti, finché il mondo così decimato non sarà diventato la Casa dell’Islam. Il suo verbo è questo, e nient’altro.
Cristo è un primus inter pares di una Comunità di eguali. Non a caso quando i Protestanti riscoprono il suo messaggio originale, ciò coincide più o meno con la nascita della democrazia e della libertà nel mondo moderno occidentale. Laicismo e libero arbitrio sono valori in origine cristiani, che ci piaccia o no (date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio). La società civile deve combattere duramente la sua stessa Chiesa Cattolica per affermarsi, ma può farlo anche perché Gesu Cristo ha detto lei come fare.
Nell’Islam non c’è niente di tutto questo. Una Teocrazia immutabile che non ha dentro di sé i germi del cambiamento, e non prevede né dialogo né tolleranza con chi si discosta anche minimamente dalle parole del Profeta.
No, caro Augias. Nei testi sacri, nei nostri almeno, c’è molto di più di ciò che serve a riempire una puntata di Ballarò. Compresa la libertà di prenderli e gettarli in fondo al mare. Come il più illuminato di tutti i musulmani, l’uomo che abolì il Califfato dopo 1.500 anni, suggerì di fare.

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