lunedì 9 novembre 2015

DIARIO VIOLA: Genova saluta la capolista



“Credo che stiamo meritando”, è il commento finale di Paulo Sousa. Lo crediamo anche noi, tutti a stropicciarsi gli occhi di fronte ad una squadra che alla dodicesima giornata si ritrova ancora in vetta alla classifica, dopo aver espugnato un campo su cui bene o male quest’anno non era ancora mai passato nessuno. Ma soprattutto dopo una prova di forza e di gioco impressionanti, culminata in una ripresa durante la quale la Sampdoria riesce a toccare la palla sì e no per cinque minuti. Gli altri quaranta sono in totale controllo viola.
E dire che non era cominciata benissimo questa trasferta in posticipo a Marassi. Sousa aveva messo in campo la solita – ormai – Fiorentina “di lotta e di governo”, una formazione capace di bloccare sul nascere le iniziative degli avversari con un pressing altissimo ed asfissiante e poi di ripartire con quegli affondi micidiali che quest’anno hanno invertito completamente la tendenza del gioco alla spagnola ammirato – e a volte anche un po’ sofferto – nelle scorse stagioni.
Ma Walter Zenga, indimenticato portiere azzurro a Italia 90 e adesso allenatore in cerca di gloria, aveva messo invece in campo una squadra di mazzolatori di lusso, una specie di Lech Poznan impreziosito davanti dalla presenza micidiale di gente come Eder, Muriel, Barreto. Gente che se indovina la ripartenza giusta ti fa male. Ti ha già fatto male l’anno scorso quando l’azzurro naturalizzato Eder si bevve mezza difesa viola e andò a sancirne una clamorosa sconfitta insieme alla vendetta dell’ex Mihajlovic.
Proprio lui, il nipote di quel Battista Righetto che partì da Vittorio Veneto alla volta del Brasile, comincia subito a far vedere i sorci verdi ai viola costringendo Badelj ad un fallaccio e Carmine Russo di Nola alla prima ammonizione. Tre minuti dopo è Vecino a beccarsi il giallo per analogo intervento su Muriel. Ancora cinque minuti e Gonzalo si becca il terzo giallo, sempre grazie a Muriel. Ha un bell’incavolarsi in panchina Paulo Sousa, che sembra dire: ma volete condizionarci? Le ammonizioni però ci sono e restano, anche se nessuno dei viola apparirà affatto condizionato, anzi.
Anche perché poco prima dell’ammonizione a Gonzalo l’inerzia del match ha già preso la strada di Firenze. Bernardeschi stasera è un’ira di Dio, se corresse in moto starebbe dietro a Valentino Rossi. Al 8’ comincia il suo show, sul suo spunto in area Zukanovic compie un fallo di mano più da pallavolista che da calciatore. Russo non ha e non può avere dubbi. Sul dischetto del rigore va il nuovo portabandiera Ilicic. Il portiere tifoso Viviano fa il suo dovere intuendo il lato giusto del tiro, ma non può far nulla per pararlo.
Per l’ennesima volta in questa stagione, la Fiorentina si ritrova in meritato vantaggio e può gestire il resto della partita come meglio preferisce. Giocando il suo gioco, francamente in questo momento il migliore ed il più efficace dell’intera serie A, con determinazione micidiale.
Quella del primo tempo però è una Sampdoria abbastanza all’altezza, che crede ancora di poter raddrizzare il risultato e ha gambe e fiato per farlo. La Fiorentina per la verità le concede di restare in vita quando al 16’ non chiude un contropiede che pone Nikola Kalinic a tu per tu con Viviano. Il croato spedisce clamorosamente fuori, è il secondo o terzo errore marchiano dopo quelli contro la Roma. Un errore abbastanza grave che gli abbasserebbe purtroppo il voto se poi il centravanti viola non si dannasse l’anima da par suo per il resto del match e non si facesse trovare pronto all’appuntamento con il raddoppio nella ripresa.
I sampdoriani azzannano la partita con tutte le energie possibili, sentendosela scappare, ed azzannano anche le caviglie dei giocatori viola, che spesso e volentieri si ritrovano a terra doloranti a guardare increduli un direttore di gara imperturbabile. Così, quando la palla sbatte sul braccio di Vecino a centrocampo senza alcuna evidente volontarietà, le proteste dei blucerchiati appaiono francamente eccessive. Russo fa proseguire, e anzi da quel momento si limita ad assistere al match con lo stesso aplomb notarile di un vigile urbano di questi tempi in Viale Morgagni.
Si va al riposo dopo che un grande Viviano nega ancora il raddoppio ad un grandissimo Bernardeschi. Tutti e due gli allenatori accompagnano negli spogliatoi l’arbitro esprimendogli il loro scontento. In realtà, dopo soli quarantacinque minuti la sostanza del match appare chiara. La Fiorentina sta lentamente piegando la Sampdoria, che nella ripresa – a corto di fiato e di fiducia -  esce del tutto dalla gara. Il possesso palla dei giocatori viola è imbarazzante per gli avversari.
Il raddoppio di Kalinic al quarto d’ora, eseguito con una facilità impressionante in dai-e-vai con Ilicic, è frutto di una delle tante penetrazioni gigliate in area avversaria. Lo sloveno ed il giovane talento dell’Under 21 (e forse tra poco anche della Nazionale maggiore di Conte) fanno quello che vogliono sulla tre quarti d’attacco,e così anche Kalinic ha occasione di recuperare il suo standard abituale di qualità.
Alonso rileva Pasqual, Mario Suarez dà il cambio a Badelj e Mati Fernandez a Ilicic. E’ l’occasione per vedere tre giocatori, i nuovi entrati, in fase di pieno recupero. Soprattutto Suarez compie un altro gesto atletico che meriterebbe di fruttare il terzo gol alla Fiorentina, e che viene sventato solo da un Viviano che si conferma forse il migliore in campo in assoluto.
Soltanto la Fiorentina può complicarsi la vita, nell’attesa del novantesimo. Per la verità, a Roncaglia una mezza idea in tal senso viene, allorché a dieci minuti dalla fine gli punge vaghezza in occasione di un disimpegno tra i più tranquilli di passare la palla all’unico sampdoriano nella metà campo viola. Non è dato sapere cosa passa per la testa all’argentino, forse come una lepre abbagliata ha visto qualcosa di bianco addosso ad Eder. L’italo-brasiliano ringrazia e si presenta solo soletto davanti a Tatarusanu, che è costretto a guadagnarsi lo stipendio compiendo un intervento per niente facile.
Poi è solo accademia viola, ricerca della prodezza individuale, pregustazione di altri quindici giorni da capolista. Una volta tanto, la sosta per la Nazionale che arriva adesso è benedetta, perché i ragazzi in viola stanno correndo tanto e consumando tante energie fisiche e nervose. Nel frattempo, il calcio italiano si sta accorgendo con stupore (unito a piacere o fastidio a seconda degli interessi di bottega) della forza crescente di questa squadra, allenata da un uomo che evidentemente aveva poco da insegnare in termini di tecnica a chi già giocava bene in passato, ma ha insegnato e sta insegnando molto in termini di atteggiamento vincente. E a questi ragazzi la sensazione è che vincere stia cominciando a piacere assai.

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