venerdì 13 novembre 2015

VIOLA NELLA TESTA E NEL CUORE: SI PUO' FARE



A dire una cosa del genere a Firenze si rischia di dover richiedere una scorta per poter uscire di casa. Ma è vero. Mai sosta per la Nazionale fu più benedetta di questa. I ragazzi in viola hanno corso come matti, non solo a Genova ma anche nelle uscite precedenti. Nel calcio moderno si chiama “intensità”. Anche senza essere andati al supercorso di Coverciano, ci vuole poco a capire che a questi ritmi non si può durare fino a maggio, a meno di avere una panchina molto lunga e attrezzata.
L’allenatore viola attuale è di quelli che guardano lontano. Occhi di aquila quando si fissano sui traguardi da raggiungere alla fine di questa stagione. Occhi di tigre quando si rivolgono ai propri giocatori. A giudicare da come corrono e si impegnano, i ragazzi in viola quest’anno devono essere supermotivati. Non che gli anni scorsi tirassero indietro la gamba, ma quest’anno c’è qualcosa in più. Non dev’essere facile accontentare il mister, o avere a che fare con il suo scontento.
A Genova la Fiorentina è sembrata una grande squadra, non soltanto per il gioco espresso (di caratura notevole, soprattutto se rapportato agli standards della nostra serie A) ma anche e soprattutto per l’intensità con cui ha ricercato il risultato, senza fermarsi mai fino al novantesimo. E’ un atteggiamento mentale prima ancora che tattico che abbiamo visto come prerogativa di poche grandi squadre nella storia recente, forse soltanto due: il Milan di Capello e la Juventus di Conte. E’ presto per dire se la Fiorentina può arrivare a confermarsi stabilmente a quei livelli. I tifosi si accontenterebbero che arrivasse in fondo a questa stagione dov’è adesso.
Paulo Sousa sta facendo il possibile per valorizzare al massimo le risorse umane messegli a disposizione. Giocatori come Badelj e Vecino appaiono improvvisamente maturati (a gran livello) rispetto alle edizioni passate. Giocatori come Borja Valero e Marcos Alonso appaiono come recuperati in versione addirittura migliorativa rispetto al livello tecnico già elevato con cui si imposero all’attenzione nei primi tempi in viola, salvo poi scontare una flessione che – pare di poter dire – con Sousa difficilmente si ripeterà. Se poi davanti hai da scegliere tra Kalinic, Babacar, Rossi, Ilicic (questo Ilicic) e Bernardeschi, beh, tanto male non sei messo.
E tanto male non sembra mettersi nemmeno a livello societario. Al netto delle voci insistenti secondo cui un fantomatico (speriamo non famigerato) gruppo straniero sarebbe in procinto di entrare in società pro quota da definire, l’assetto attuale della holding Della Valle limita le dichiarazioni pubbliche ad una sobrietà encomiabile, ma d’altra parte pare convincersi ogni giorno che passa di più che una Fiorentina per la settima giornata consecutiva in vetta alla classifica, in crescita di gioco e di convinzione e con davanti un calendario non esattamente proibitivo, a gennaio probabilmente varrà ancor più di adesso la pena di un ulteriore investimento. Tanto più che l’imminente uscita dal bilancio societario dell’ingaggio dell’ex tecnico Vincenzo Montella dovrebbe liberare discrete risorse economiche. Salvando capra, autofinanziamento e cavoli.
La panchina va allungata soprattutto nel reparto difensivo. Se si fa male Alonso, si è visto, siamo a corto di soluzioni. Roncaglia e Tomovic sono spendibili sulle fasce, al bisogno, ma forse sarebbe l’ora che l’A.C.F. Fiorentina tornasse a comprare un terzino di ruolo. Cosa che non le accade dai tempi di Christian Maggio, nella Terza Era Geologica. Ora siamo nella Quarta abbondante, e si prospetta l’occasione di azzerare finalmente la casellina degli “zero tituli”. Per di più con quello più ambito. Quello che nessuno per scaramanzia osa ancora pronunciare.
Giusto essere scaramantici, soprattutto quando non hai un gran bacino di utenza né grandi favori dal Palazzo (ma il Presidente del Consiglio – che è di queste parti – viene sempre più spesso a seguire le partite della sua squadra del cuore, o perlomeno del suo collegio elettorale, sarà un segno anche questo?). Ma giusto anche alla fine provarci. E per provarci bisogna crederci. Non solo l’allenatore, il Presidente, i giocatori. Ma anche il più tiepido dei tifosi.
E allora diciamolo. Per quello che si è visto dopo dodici giornate, la Fiorentina può vincere lo scudetto. Sì, quel triangolino tricolore che si appuntava sul petto della maglia dalla parte opposta al giglio, l’ultima volta successe nel 1969. Starebbe un gran bene anche su queste maglie moderne.
Si può fare. Si deve fare. Ora o mai più. 


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