venerdì 19 febbraio 2016

VIOLA NELLA TESTA E NEL CUORE: Lo scudetto del bilancio

Mentre Federico Bernardeschi involontariamente respinge il tiro ad effetto di Iosip Ilicic che potrebbe valere l’1-0 della Fiorentina contro il Tottenham, arriva il comunicato ufficiale di chiusura del Consiglio di Amministrazione della Acf Fiorentina. Ecco dov’erano tutti, o quasi, i maggiorenti della società viola. Se qualcuno aveva voglia di smadonnare per il mancato vantaggio dei nostri ragazzi in campo, ecco la consolazione. Ci sarebbe stato un disavanzo di esercizio di circa 14 milioni di euro, così per ridere, ma siccome gli azionisti di maggioranza ne hanno messi a bilancio 19 ecco che siamo tornati in attivo. I titoli sono sempre zero, gli obbiettivi di stagione si complicano, ma il bilancio è salvo.
Diego della Valle non si è fatto vivo, né al CdA né tantomeno al Franchi. La raccolta pubblicitaria non è evidentemente più così redditizia come qualche mese fa, oppure lui è “uno che lavora”. Del resto, lo stadio è mezzo vuoto, ce ne sono tanti evidentemente che lavorano, o che non possono permettersi il salasso di 27 euro in Curva Fiesole (per non vedere quasi nulla) o 65 in Maratona (per prendere acqua e vento se il tempo si mette al peggio). E in ogni caso per non veder vincere probabilmente niente neanche quest’anno. Sì, perché a Firenze il tifoso è cliente, ma a differenza che altrove non ha sempre ragione. Anzi, non ce l’ha quasi mai.
Non si vede nemmeno Andrea. In settimana l’ex amministratore delegato viola Sandro Mencucci, che da quest’anno si occupa di calcio femminile peraltro con risultati finora ottimi, ha puntualizzato che il più giovane dei patron sta soffrendo la situazione di para-contestazione che si vive in città. Un proprietario appassionato come Andrea – ha detto – ci rimane male quando avverte attorno a sé tanta sfiducia.
Andrea Rogg
Può darsi, e Mencucci esprime correttamente il punto di vista della società. Ma è quello dei tifosi che rischia di contare – per una volta – più di ogni altra cosa, alla fine dei giochi. Mentre i ragazzi in viola si dannano l’anima per tenere testa ai più quotati avversari d’Oltremanica, e alla fine ci riescono pure e brillantemente, non è confortante, per chi ha sfidato i prezzi del Franchi o per chi comunque si è messo davanti al video credendoci, apprendere che questi ragazzi che non hanno alternative credibili in panchina sono costati più dell’Inter di Thohir. Più dell’expo di Milano. Come te lo spieghi altrimenti un passivo di 14 milioni, che vanno ad aggiungersi ai 230 circa sopportati stoicamente dalla Famiglia Della Valle in questi 14 anni passati da quando presero a prezzo simbolico un titolo sportivo dal Comune di Firenze?
A fine partita, mentre un Sousa giustamente orgoglioso rilascia commenti improntati all’ottimismo di chi sa di potersela giocare a Londra ed altrettanto fanno i suoi ragazzi, ecco Eugenio Giani stigmatizzare pubblicamente di nuovo i rosiconi, i rematori contro. Gli ingrati che dimenticano quello che ha fatto questa famiglia per la Fiorentina e Firenze, e che hanno addolorato i fratelli marchigiani al punto di spingerli verso chissà quale drastica decisione. Il presidente del Consiglio regionale (Giani non è uomo da sedere mai su una poltrona sola) raccoglie il labaro della corrente filomarchigiana e lo sventola minacciosamente, anche se omette – lui come chiunque altro - di spiegare con dovizia di dati come sia possibile un passivo del genere dopo una “campagna vendite” durata più di un anno – da Cuadrado a Rossi passando per Salah – che ad occhio e croce avrebbe dovuto fruttare qualcosa come 80 milioni.
Daniele Pradé
Non lo sapremo mai. Nel frattempo la Cooperativa viola “Lasciati a se stessi” va avanti lungo la sua strada facendo a meno dei suoi azionisti di riferimento in tribuna. Sembra di essere tornati ai tempi del Corinthians di Socrates, quando i giocatori presero in mano una società allo sbando consorziandosi tra sé in cooperativa appunto e arrivando, se non ricordiamo male, a vincere addirittura un titolo carioca.
Sousa e i suoi ragazzi fanno quadrato, cercando di risolvere al proprio interno veri o presunti problemi che inevitabilmente si creano in ambienti societari dove il “manico” viene meno. Luigi Sepe fa sapere al mondo dei social network che la Fiorentina con lui ha chiuso, per mancanza di rispetto (a seguito della semplice decisione del tecnico di preferirgli Tatarusanu anche per la Coppa)? Daniele Pradé fa tenerezza quando da solo si avventura nella tribuna del Franchi, ne fa ancor di più quando promette sanzioni draconiane contro il malcapitato portierino partenopeo. Luigi Sepe, che ieri sera veniva dato per fuori rosa, oggi era ad allenarsi con la squadra. Autogestione cooperativa. Capace che Della Valle nemmeno l’ha saputo.
Mario Cognigni
Il procuratore di Milan Badelj tuona anch’egli contro la società in pubblico perché a suo dire il suo protetto (tra l’altro fuori per infortunio) non sarebbe economicamente tutelato da essa (il che vuol dire che il margine per la sua provvigione è più risicato di ciò che sperava)? Il caso si sgonfia in mezz’ora. Nessuno lo prende in considerazione, men che meno perde tempo a rispondergli. E Badelj torna in campo preciso ed efficiente come il soldato Ryan, a fare la sua parte per salvare l’Europa League viola a fianco dei compagni.
Quando un gruppo funziona, i problemi si sgonfiano subito. Quando una società non funziona, tutti si sentono autorizzati a creare problemi. La Fiorentina purtroppo dovrà abituarsi a vivere questa dicotomia, questa schizofrenia fino al termine di questa stagione. Con una probabile escalation, attenuata o enfatizzata dai risultati che arriveranno dal campo e da quelli che invece giungeranno da tutte le trattative che ruotano attorno al labaro viola.
Mentre la famiglia Della Valle infatti batte il Vicino, il Medio e l’Estremo Oriente per trovare partners (con questi disavanzi di bilancio si può anche capire), a Firenze qualcuno lavora per arrivare a farci capire qualcosa nella vicenda dello stadio nuovo. E’ una quadratura del cerchio complessiva niente male, si tratta di realizzare un’opera (nella città più complicata del mondo da questo punto di vista) facendola pagare a qualcun altro, pubblico o privato, e capitalizzandone i futuri guadagni. E spacciando inoltre l’utile storiella che finché non ci sarà la Cittadella a merenda solo pane e niente mortadella.
Poi c’è la questione dei diritti televisivi. Qui si rasenta la paranoia. E’ la storiella dei cosiddetti “ladri di Pisa”. Di giorno si litiga con la Roma, di notte ci si fanno affari insieme, o si spera di farli. La Fiorentina ha disseminato carta bollata nei tribunali di mezza Europa per ricorrere contro le vere o presunte malversazioni della società giallorossa, poi si aspetta che quest’ultima faccia fronte comune con lei nella battaglia per la redistribuzione dei diritti TV in Lega. Come se non fosse arcinoto che la A.S. Roma quando deve fare i suoi interessi i partners se li va a cercare più a nord, dai tempi della buonanima di Franco Sensi. Ma intanto al proprio allenatore che lamenta la pesante squalifica di Mauro Zarate (tre giornate, fino guarda caso alla partita con la Roma compresa) si dà un’altra bacchettata sulle dita. Hai visto mai gli fosse tornata una mezza idea di rimanere a fine anno? Così ci si tolgono tutti i dubbi.

Eugenio Giani
Alla fine di questa laboriosa giornata, la Fiorentina spera ancora di salvare l’Europa League, e il bilancio 2015 è certificato. Giani parla al popolo e Cognigni agli azionisti in vista dell’assemblea di marzo. Ci viene una curiosità. Quando Bernardeschi ha segnato lo splendido gol del pareggio nella porta del Tottenham, che posta sarà stata messa a bilancio per l’esercizio 2016?

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