domenica 29 maggio 2016

Tornando a casa

Il lungo abbraccio con la signora Ministro per la Difesa Roberta Pinotti è uno di quei momenti in cui un governo può dirsi veramente rappresentativo del suo popolo. E’ anche la fine di un incubo interminabile, per quel popolo ma soprattutto per Salvatore Girone e per la sua famiglia.
Sono le 18 circa quando l’aereo che riporta in patria, a casa, il fuciliere di marina Salvatore Girone atterra a Ciampino. L’India è lontana, un bruttissimo sogno lasciato dietro le spalle. Ma prima di riabbracciare l’Italia – o perlomeno quell’Italia che non ha mai smesso di sperare e di chiedere la sua liberazione – c’è da riabbracciare la famiglia. La moglie, i due figli ed il padre di Girone salgono a bordo. Questo primo momento sul suolo italiano è solo per loro, com’è giusto che sia.
Poi, l’abbraccio con la Pinotti e la stretta di mano al ministro degli esteri Gentiloni ed a tutte le altre autorità presenti. Nessuno rilascia dichiarazioni, tutti sono consapevoli che il momento che stanno vivendo è stato reso possibile da un lavoro delicatissimo svolto sul filo di un rasoio affilatissimo. Non è il caso di urtare suscettibilità a malapena sopite. Ma per un breve istante il marò Salvatore alza le braccia al cielo. “Ce l’ho fatta”, sembra dire. Sì, ce l’ha fatta. Ce l’abbiamo fatta. I nostri soldati sono a casa.
Massimiliano Latorre è da tempo convalescente dall’ictus che lo colpì mentre era agli arresti nell’ambasciata italiana a Nuova Delhi. Quando sembrava che il suo permesso speciale fosse al termine, è giunta a maturazione la complessa opera diplomatica svolta con brillante successo dalla Farnesina, che si è sostanziata nella sentenza del tribunale internazionale di arbitrato. Una sentenza, c’è da credere scritta più a Roma che all’Aja, ma che sostenuta opportunamente e finalmente con adeguata forza dalla comunità internazionale con le proprie istituzioni, ha obbligato la Corte Suprema Indiana a concedere ai due marò italiani di attendere a casa loro le risultanze di un processo che comunque è ben lontano dal potersi celebrare.
Tecnicamente, la vicenda non può dirsi conclusa. Moralmente, politicamente, sostanzialmente, si tratta della svolta che non solo in Italia si auspicava ma che toglie dalle mani dell’India il principale strumento di pressione in ordine a questa questione internazionale che era andata ben oltre i fatti specifici. Crediamo di non dire niente di scandaloso ritenendo che l’attuale o il prossimo governo italiano si comporteranno in maniera assai diversa da quel governo Monti che acconsentì all’ordine di rientro in India per i due marò in occasione della prima licenza per il Natale 2012.
La soluzione è stata trovata brillantemente nelle stanze del corpo diplomatico italiano ed europeo. E probabilmente non verrà mai scritta in tutta la sua interezza sui libri di storia. Ci basta l’abbraccio tra la ministro Pinotti ed il fuciliere di Marina Girone, sulla pista di Ciampino. E’ stato – finalmente – un bel vedere.

L’incubo è finito. Bentornati a casa, ragazzi.

Nessun commento:

Posta un commento