martedì 14 giugno 2016

Diario azzurro: Buona la prima



Dice Marc Wilmots, allenatore del Belgio, prima della sfida contro l’Italia: «Sappiamo bene cosa ci aspetta». Beato lui, vien da pensare. Noi no.
Diciamo la verità. Fino a ieri sera l’Italia di Antonio Conte era un oggetto misterioso. Un laboratorio permanente in cui il tecnico leccese cercava di distillare le essenze preziose superstiti alla crisi epocale del calcio italiano. Fino a ieri sera.
Dall’altra parte, un Belgio mai come adesso favorito per la vittoria finale. Pieno zeppo di campioni che nelle rispettive squadre di club fanno la differenza. Fermato agli ultimi mondiali solo dalla grandissima vena di Gonzalo Higuain, più che da una reale supremazia dell’Argentina, che anzi l’aveva sofferto molto.
Ma se è vero che la concomitanza di tanti campioni non fa automaticamente una squadra campione, ed è il caso del Belgio, un gruppo di ragazzi quasi tutti senza nome e dalle quotazioni largamente inferiori a quelle degli avversari, se messo nelle opportune mani di un grande motivatore prima ancora che allenatore, può diventarlo eccome. Ed è il caso dell’Italia di Antonio Conte, forse la sorpresa più piacevole – non soltanto per i tifosi azzurri – di questo europeo cominciato nel segno delle violenze urbane e del gioco mediocre sul campo.
Hanno un bel fischiare i sussiegosi spettatori francesi di Lione, a sottolineare negativamente i palleggi e la tattica degli azzurri. L’Italia gioca meglio della Francia, almeno di quella vista con la Romania, vince più largamente, con più merito e sicuramente meno aiuti.
Il gran gol dell'1-0 di Giaccherini
A ventiquattro ore di distanza, i ragazzi di Conte ripetono la prova offerta dai campioni della Germania contro l’Ucraina, giocando di contropiede a difesa del vantaggio di misura ottenuto nel primo tempo, ed arrotondandolo allo scadere del tempo dopo qualche sofferenza (non troppa) a coronamento di una delle tante ripartenze che trovano un Belgio fatalmente scoperto. Come plusvalore, ci sia consentito sottolinearlo una volta di più, i tifosi italiani si comportano molto meglio (come tradizione vuole, del resto) di quelli tedeschi e di molti altri. A Lione non si contano i danni e i feriti, ma si parla solo di calcio. Di una favorita che adesso non lo è più. Di una outsider che potrebbe diventarlo.
Conte si affida in difesa al blocco della Juventus. Inutile dire che fa bene, e se non lo sa lui…. Chiellini, Bonucci e Barzagli sono impeccabili, contro le stelle in maglia rossa. Il Belgio, come capacità offensiva, è tutto in un tiraccio da fuori di Naingollan parato da Buffon, un contropiede calciato fuori di poco da Lukaku (per il resto inesistente) e in una capocciata di Origi che vola sopra la traversa, con Buffon comunque ben piazzato.
L’Italia, che parte bene e poi per tutta la fase centrale del primo tempo sembra contrarsi, preoccupata delle folate avversarie ed incapace di ripartire senza foga, prende a poco a poco coraggio. Pellé pareggia il conto delle occasioni con Naingollan, e da quel momento gli azzurri passano in attivo nel tabellino della gara.
L'urlo di Giaccherini e Bonucci
E’ il ’32 quando Leonardo Bonucci pesca con un lancio lungo Emanuele Giaccherini al limite dell’area. Il difensore bianconero stasera è superbo, esce a testa alta dalle situazioni più ingarbugliate nelle proprie retrovie manco fosse Franz Beckenbauer. E non avendo più Pirlo davanti su cui scaricare, si mette lui a fare il Pirlo dispensando palloni senza buttarne via uno.
Ma è soprattutto il centrocampista del Bologna, che riceve il suo splendido lancio, a illuminare una serata in cui alla fine risulterà aver fatto la miglior partita della sua carriera. Onnipresente e ispirato, Giaccherini nella circostanza realizza un gesto tecnico a metà strada tra Cassano e Roberto Baggio. Aggancio perfetto e tiro a girare sul portiere Courtois che accenna l’uscita.
Gran gol, e da quel momento grande prova non solo di Giaccherini ma di tutti gli azzurri. Peccato che sulle fasce Darmian e Candreva non siano al massimo della condizione. Il ragazzo ex Torino viene sostituito da Conte con De Sciglio all’ennesimo errore sull’ala sinistra. Candreva invece sembra quello dell’ultimo campionato con la Lazio, inefficace, incerto, incomprensibile. Ma indovina l’ultimo passaggio sull’ultima azione, al ’92, e tanto basta, a lui e all’Italia.
Il gran gol di Pellé
Su quella palla si avventa Graziano Pellé e con un tiro al volo che fa impallidire quello di Schweinsteiger chiude i discorsi, nonché la sofferenza dei minuti finali per una squadra – quella azzurra – che comincia ad essere in debito di ossigeno e oberata di cartellini gialli. Ha qualcosa da farsi perdonare il buon Pellé, che potrebbe chiudere la partita assai prima. Due minuti dopo il vantaggio manca il raddoppio angolando troppo un colpo di testa a porta semivuota. Nella ripresa, stessa azione e stavolta parata di Courtois. L’attaccante del Southampton comunque si batte bene per 90 minuti e crea spazi, e quando al suo fianco si ritrova un sontuoso Ciro Immobile (altra sorpresa gradita della serata, entrato a rilevare un inconcludente Eder) per la difesa del Belgio non c’è più misericordia.
Il Belgio prova a mescolare le sue carte, e lo fa malamente. Wilmots incomprensibilmente toglie Naigollan per Maertens, più tecnica forse ma assai minor peso specifico in campo. Poi Lukaku per Origi, forse più adatto ad un remake dell’Ultimo dei Mohicani che al calcio a questi livelli. Poi c’è Fellaini. Che è Fellaini, e si commenta da solo. Il giocatore più sopravvalutato della storia del Belgio, dicono, e stasera si capisce perché. I soli Hazard e, in parte, Maertens cercano di tenere vive le speranze fiamminghe e vallone. Contro la difesa italiana è francamente troppo poco.
L’Italia si ritrova al fischio finale prima nel girone, dopo il pareggio del pomeriggio tra Irlanda e Svezia. Un esordio da sogno, dopo due anni trascorsi a paventare l’ennesima Caporetto. A questo punto, come sempre, la cosa più difficile per il commissario tecnico della Nazionale sarà gestire i facili entusiasmi che prenderanno prontamente il posto dei proclami di sventura e apocalisse.
La gioia di Pellé. Italia-Belgio 2-0
La realtà è che questo allenatore è uno dei migliori motivatori che si siano mai seduti sulla panchina azzurra. Talmente motivato lui stesso prima di tutti da farsi male nell’esultanza del primo gol dei suoi ragazzi, e da proseguire il match con un tampone al naso che non gli impedisce tuttavia il presidio dell’area tecnica italiana con la consueta presenza carismatica.
Conte non sbaglia nulla, e dimostra di aver fatto le scelte giuste anche in sede di selezione dei 22. I panchinari mostrano spirito di gruppo, e consapevolezza che anche il loro turno verrà, con questo mister che non guarda in faccia a nessuno ma che non volta la faccia a nessuno. Chi va in campo sa però di dover sputare sangue, perché una cosa è certa: il suo allenatore è più temibile di qualunque avversario.
Antonio Conte dopo l'infortunio
Altro punto di forza di questa Italia europea è la difesa. Non crediamo di esagerare dicendo che ce la invidiano in tanti, compresi squadroni veri o presunti di gran nome. Dall’intramontabile Buffon al gladiatore Chiellini al superbo Bonucci a quel Barzagli che ti accorgi che ha giocato bene quando non lo vedi e non lo senti nominare (ma lui c’è, e dalla sua parte non si passa), i veterani di trincea possono far la fortuna di Conte e dei colori azzurri. Se più avanti si recupera la condizione di un Candreva e di un Darmian e San Daniele De Rossi resta con noi, se i cartellini rimediati ieri sera per falli tattici (l’arbitro inglese Mark Clattenburg non ha praticamente fischiato altro) non risulteranno penalizzanti, possiamo affermare che questa Italia, in un campionato dai livelli tecnici peraltro non esaltanti, potrà fare la sua strada.

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