mercoledì 6 luglio 2016

Cahiers de Paris: Il sogno dei Celti



Possiamo essere come la Grecia e la Danimarca”. Gareth Bale, attaccante fuoriclasse del Galles e del Real Madrid, ha visto l’opportunità storica per sé e per il suo paese e come tutti i fuoriclasse veri vuole coglierla. I precedenti ci sono.
Gareth Bale
Nel 1992 il campionato d’Europa fu oggetto di una scorreria vichinga in piena regola. La Danimarca non doveva nemmeno partecipare, fu ripescata per il venir meno della Jugoslavia. Arrivò in finale con un ritmo travolgente e vinse strapazzando la Germania campione del mondo in carica. Corsi e ricorsi?
Dodici anni dopo, nel 2004 il miglior Portogallo di sempre giocava in casa la propria chance storica. Ma sulla sua strada trovò un pugno di Argonauti greci, che lo batterono sia nel match di apertura che in quello di chiusura del torneo.
Stasera il Galles vorrebbe ripetere l’impresa dei Vichinghi e degli Argonauti. Sulla sua strada ha proprio quel Portogallo che con la storia si sente in credito da dodici anni a questa parte, o forse addirittura dai tempi di Eusebio. Poi, se le cose andassero bene, in finale troverebbe la Francia padrona di casa o la Germania campione del mondo.
Corsi, ricorsi, coincidenze e cabale sono dati che hanno senso soltanto dopo. Prima, servono per ingannare il tempo e divertirsi al gioco dei pronostici, forse addirittura più affascinante delle partite stesse, che in questo come in altri tornei spesso riservano – tecnicamente parlando – delle cocenti delusioni.
E però…. È singolare che stasera la prima semifinale di Euro 2016 si giochi tra due squadre che aspirano a far saltare di nuovo il banco delle scommesse, a distanza di dodici anni, e dotate tra l’altro di prim’attori che parimenti aspirano a lasciare un segno di sé nell’albo d’oro del calcio. I palloni d’oro vanno e vengono, le coppe restano.
Cristiano Ronaldo
Di Gareth Bale abbiamo detto. Dall’altra parte della tenzone c’è Cristiano Ronaldo, uno dei migliori giocatori del mondo da quando si affacciò alla ribalta. Qualcuno dice - soprattutto alla luce della congiuntura difficile del suo rivale Leo Messi -, il migliore in assoluto.
Dopo il sogno dei Vichinghi e quello degli Argonauti, vedremo avverarsi dunque quello dei Celti? Perché una cosa è sicura. Stasera i Celti vanno comunque in finale e toccherà a loro rinnovare l’antica sfida alle preponderanti tribù germaniche di Frankia e Alemagna.
Galles e Portogallo condividono una singolare connotazione etnica e un analogo destino storico. Le popolazioni romano – celtiche che li abitavano, rispettivamente i Britanni e i Lusitani (o Celtiberi), si videro costrette al momento del crollo dell’Impero a ritirarsi sulle impervie montagne che fino a quel momento avevano lasciato disabitate per sfuggire all’invasione rispettivamente dei Sassoni e dei Visigoti, contro cui le dissolte legioni imperiali non offrivano più protezione.
Nei secoli bui, i monti circostanti Yr Widdfa (l’odierna Snowdon) e della Sierra da Estrela costituirono un riparo provvidenziale per i celti di Britannia e Lusitania, salvando la loro identità e la loro stessa esistenza dalle maree anglosassoni e danesi in un caso, e da quelle gotiche e moresche nell’altro. I Sassoni e i Vichinghi non amavano le montagne, preferendo stabilire i loro insediamenti nei pressi di quel mare da cui avevano sempre dipeso per la sopravvivenza.
Allo stesso modo, i Mori che si riversarono in Europa sotto le insegne di Tariq el Tuerto (attraverso quel Monte di Tariq o Geb El Tariq che sarebbe diventato Gibilterra) trovarono un inatteso stop a Roncisvalle, dove i Franchi di Carlo Martello misero fine per sempre alla spinta propulsiva della cavalcata islamica successiva alla morte del Profeta, che li aveva portati in poco tempo dalla penisola araba a quella iberica. Per questo, anche gli Arabi trovarono di difficile digestione quelle montagne della Lusitania, e il Portogallo (dal nome latino Portus Cale, l’odierna Oporto) fu il primo paese a riconquistare pienamente l’indipendenza tra quanti l’avevano persa sotto la scimitarra islamica.
In questo torneo Euro 2016, lo scherzo del destino mette di fronte gli ultimi Celti a delle tribù germaniche a cui si mescolano residui di tutte le etnie, dai Mori agli Africani ai Sassoni ai Vichinghi. La Francia è un frullato di sangue misto da decenni, la Germania lo è diventata dopo il 2006, con l’apertura della Mannschaft agli immigrati.
Keira Knightley, la regina dei Celti nel film King Arthur
In questo torneo Euro 2016, lo scherzo di un comitato organizzatore in vena di pazziate ha messo in scena da un lato un derby celtico, dall’altro uno scontro tra orde barbariche di ceppo germanico che con il tempo sono state ingrossate nelle fila e irrobustite dal sangue di tante altre etnie sottomesse o assorbite.
L’unica razza ariana rimasta è probabilmente proprio quella celtica, per uno scherzo del destino che la risarcisce del tremendo pericolo corso a partire dal V° secolo, quando rischiò di essere travolta ed estinta da altre razze che, nella loro espressione più pura, non esistono più.
Estintosi il sogno del popolo di Iceland, la Terra dei Ghiacci, che al rientro della propria squadra a Reykjavik le ha comunque tributato la più suggestiva e commovente cerimonia di bentornato vista da tanto tempo a questa parte, siamo tutti appesi a questo sogno dei Celti che Gareth Bale e Cristiano Ronaldo stanno coltivando. Sono passati altri dodici anni. Chissà.


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